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«Rabbrividii al pensiero che potessero essere coinvolti anche agenti di polizia, politici, cariche ecclesiastiche e uomini di potere, che facevano in modo che quella zona restasse così isolata, per permettere che quei rituali si svolgessero nell’ombra. Si trattava di una setta molto più diffusa di quello che pensassi e solo Dio sa, e forse anche Satana, di quanta altra gente ne fosse coinvolta»: nel nuovo thriller a tinte horror “La Cattedrale del Male” di Giannicola Nicoletti si narra una storia agghiacciante e ad alto tasso di suspense, ambientata in un piccolo villaggio e in particolare nella sua cattedrale e negli immediati dintorni. La chiesa di St. Paul può apparire a prima vista un normale edificio religioso, anche molto affascinante essendo situata sulla vetta di una montagna, e circondata da una rigogliosa vegetazione; anche padre Luis può sembrare il classico prete di paese, impegnato ad aiutare i fedeli, soprattutto i più anziani, e a svolgere le sue mansioni quotidiane. Niente di più errato, purtroppo: nel corso della vicenda si scopriranno retroscena raccapriccianti e si riveleranno azioni malvagie compiute da personaggi insospettabili; l’autore presenta infatti un romanzo dalle sfumature macabre, in cui vi sono scene forti che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno. Che quindi si avvicinino a questa avvincente e misteriosa opera solo i lettori che amano le storie a sfondo splatter, ricche di azione ma anche di sangue e violenza; nel romanzo vi sono infatti riti satanici, smembramenti, e anche accenni al cannibalismo. Tutto ruota intorno a un libro maledetto e ad una setta che ha praticamente soggiogato un intero villaggio per compiere indisturbata le sue malefatte; solo due uomini, Johnny e Arthur, sembrano immuni a questo maleficio. Dopo i romanzi “Incubo reale” e “Gioco di sangue”, Giannicola Nicoletti torna in libreria con una storia dai contorni netti e taglienti, in cui dominano il rosso del sangue delle vittime e il nero dell’anima di alcuni loschi personaggi, che faranno piombare Johnny e Arthur in un vero e proprio inferno in terra. I due uomini dovranno presto comprendere che a volte il Male, quello con la “m” maiuscola, può nascondersi anche nel bene, e in piena luce; un Male che corrompe, che dilaga inesorabile e che può essere combattuto solo da altro male, e da una cieca furia vendicativa – «Ero pronto a terminare quello che avevo già iniziato. Niente mi poteva più fermare ormai, se non la morte stessa. Non avrei avuto più paura. Non avrei più tremato. Il mio cuore non avrebbe più accelerato furiosamente».

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.