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Pac, Recovery Fund e dintorni:  l’agricoltura pugliese nella tempesta. Ne parliamo con il conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, storico produttore oleario e vinicolo di Andria. Per lui la qualità è sempre stata la priorità.

I prossimi mesi potrebbero costituire un autentico crocevia per il futuro della nostra agricoltura. Sono in gioco importantissime decisione che riguardano i pagamenti diretti della pac, l’eventuale transizione e l’utilizzo delle risorse per il recovery fund.

Andiamo per gradi.

I pagamenti diretti della pac

A livello comunitario ci si sta orientando ad una regolamentazione che raggiunga, a loro dire, l’obiettivo di conseguire un sostegno più mirato agli obiettivi della Pac.

Questo obiettivo si raggiungerebbe attraverso:

il superamento dei pagamenti storici per giungere ad un pagamento uniforme su tutta la superficie ammissibile o, in alternativa, una robusta convergenza verso il pagamento uniforme;

un pagamento ridistributivo obbligatorio per fornire un sostegno mirato alle aziende agricole di piccole e medie dimensioni;

il livellamento obbligatorio (capping) dell’ammontare complessivo dei pagamenti diretti per beneficiario;

il sostegno ai veri agricoltori, cioè a coloro che esercitano un’attività agricola per “guadagnarsi da vivere” (che ripropone il principio dell’agricoltore “attivo”).

Appare ampiamente visibile che si andrà verso un appiattimento dell’aiuto a danno delle aziende di medio-grande dimensione che fanno agricoltura intensiva e specializzata ed a danno di settori vitali per l’economia pugliese come l’olivicoltura.

L’olivicoltura, infatti, è uno dei pochi settori ad ottenere un livello di titoli pac più elevato rispetto alla media. Tutto questo ha un senso assoluto ed ineludibile se si pensa al fatto che l’olivicoltura, insieme al settore ortofrutticolo, rappresenta buona parte delle circa 16 milioni di giornate annue assunte nel settore agricolo in Puglia. Considerando che gli aiuti PAC pesano per circa il 35% sul bilancio delle aziende olivicole, è di tutta evidenza che un ulteriore livellamento verso il basso degli aiuti farebbe crollare il sistema olivicolo e con esso l’occupazione.

Tutto questo a favore delle piccole aziende, di cui moltissime rappresentano solo l’autoconsumo.

Ed ancora, tanto per non farci bastare nulla, ci aggiungiamo in capping per abbassare ulteriormente gli aiuti.

“Che senso ha tutto questo? Che senso ha penalizzare mortalmente le aziende medio-grandi dedite all’agricoltura intensiva e che fanno occupazione? Che senso ha colpire inesorabilmente settori strategici per la tenuta sociale dei territori come l’olivicoltura? Che senso ha continuare a parlare di azioni a supporto della sostenibilità ambientale, l’agricoltura ed in particolare l’olivicoltura non rappresentano, di per se stesse, già ora la massima espressione della sostenibilità ambientale?”

Tutte chiacchiere, appesantimenti burocratici, carte, procedimenti informatici, e per dirla con un eloquente francesismo: ED IO PAGOOOO!!!

Potrebbe avere un senso profondamente politico dettato dalla voglia di indebolire l’agricoltura mediterranea e da reddito o un senso meno strategico che è dettato dalla scarsa conoscenza del settore e delle sue diversità all’interno dei paesi membri: gioco al massacro di burocrati europei da scrivania e che, evidentemente, non hanno mai solcato un campo agricolo.

“Cosa fare?”

La Puglia agricola deve reagire con forza, costituendo a livello regionale una task force che lavori a nostre ipotesi di revisioni della pac, coinvolgendo tutte le forze politiche in campo per evitare il disastro e l’irreparabile


La transizione

Il quadro normativo prospettato, con ogni probabilità avrà uno slittamento attuativo per effetto della così detta transizione. L’attuale quadro giuridico potrebbe rimanere inalterato fino alla fine del 2022, quando entrerà in vigore la nuova politica agricola comune. La proroga delle attuali norme per altri due anni e fino a quando la nuova PAC non sia concordata e applicata offre la tanto necessaria prevedibilità e certezza agli agricoltori di tutta Europa durante la crisi COVID-19. L’UE continuerà a finanziare i programmi di sviluppo rurale e a concedere sostegno agli agricoltori europei mediante pagamenti diretti, assicurando nel contempo una transizione agevole verso il prossimo periodo PAC.

Questo significa che, per lo sviluppo rurale alla Puglia dovrebbero essere assegnate delle importanti risorse per i prossimi due anni.

“Come utilizzare al meglio queste risorse?”

Sembra ovvio che queste risorse potrebbero servire ad alimentare quelle necessità che vengono dalle graduatorie delle misure strutturali per gli investimenti degli agricoltori e delle aziende agroalimentari. Sarebbe un delitto non orientarle verso queste tematiche considerando l’attuale situazione stagnante che si protrae da più di quattro anni.

Altra priorità è rappresentata dalla necessaria riproposizione dei bandi sulle misure a superficie (biologico, integrato). Le misure a superficie hanno costituito l’unica ancora di salvezza per le imprese agricole pugliesi in questi anni, sono state le uniche risorse economiche vere arrivate nelle casse degli agricoltori considerando il blocco delle misure strutturali.

Sarebbe un errore strategico non riproporne i bandi già dal 2021.

Recovery fund

Rispetto al totale dei 209 miliardi concessi all’Italia per il Recovery Fund, quasi 19 miliardi (più o meno il 9%) potrebbero essere destinati al settore agricolo. Si tratta di risorse importantissime che potrebbero cambiare il volto dell’agricoltura e che, pertanto, necessitano di approfondimento e confronto.

Si fa un gran parlare di possibili ipotesi di utilizzo: riconversione degli impianti di digestione anaerobica per produrre biometano, ammodernamento dei frantoi per la spremitura delle olive e rafforzamento dei contratti di filiera agroalimentare, migliore utilizzo delle risorse idriche, erogazione di prestiti agevolati, digitalizzazione del Sian, organizzazione e potenziamento del servizio fitosanitario, sostegno al florovivaismo e azioni contro il dissesto idrogeologico.

Una cosa riteniamo debba essere invalicabile: queste risorse devono andare principalmente e direttamente agli agricoltori, senza che siano disperse in opere faraoniche che sarebbero anche di difficile gestione.

Per questo la Regione Puglia, che gioca un ruolo di primo piano nel panorama agricolo nazionale, deve immediatamente attivarsi, con tavoli di confronto e studio con le parti sociali, con mirati approfondimenti, con azioni concertate.

Nulla deve essere lasciato al caso e la puglia agricola deve giocarsi tutto il suo peso nelle decisioni di orientamento sull’utilizzo delle risorse per il recovery fund.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.