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Chi visita Venezia, rientra a casa col desiderio di tornarci. Se il desiderio e’ finalmente diventato realtà, ecco l’itinerario che fa al caso: la Venezia dei veneziani.

Volutamente non ci soffermiamo sui luoghi cult, come piazza San Marco o il ponte di Rialto. Piuttosto vi suggeriamo di tornarci di sera, quando i turisti sono altrove, magari a cena o nel letto. Perdetevi nelle calli dei sestieri decentrati ancora più affascinanti con l’immancabile nebbia della laguna più grande d’Europa, attraversate i "campi" (l’unica "piazza" e’ San Marco) e concedetevi un’escursione in vaporetto tra le case colorate di Burano.

Con la sua forma a pesce (non poteva essere altrimenti trattandosi di una città galleggiante), Venezia può essere girata a piedi (le auto restano su un’isola artificiale vicino alla stazione ferroviaria) anche se, avendo tanti ponti quanti gondolieri (430), mette a dura prova la resistenza delle ginocchia. Per questo, l’uso del vaporetto (con ACTV Pass da 12 ore a 7 giorni da 16 a 50 euro) e’ spesso un toccasana. Le linee 1 e 2, inoltre, consentono di avere una splendida panoramica sui palazzi che si affacciano sui canali. Se l’idea di fare un giro in gondola vi piace (ma il costo un po’ meno) fatevi portare da una sponda all’altra del Canal Grande da una delle tante pubbliche (più spartane, ma anche meno lugubri di quelle tradizionali) per meno di un euro. Ne trovate indicazioni ovunque, specie lontano dai ponti.

Il nostro itinerario comincia nel sestiere Dorsoduro, dall’atmosfera romantica e raccolta, dove risiedono moltissimi artisti ed intellettuali. Sarà per questo che sono ammirabili proprio qui la collezione di pittura contemporanea di Peggy Guggenheim (che scommise su Jackson Pollock quando era un alcolizzato), quella di Francois Pinault e quella dell’Accademia. E’ anche la sede delle università. Per questo, café di giorno e bacari o osterie di sera pullulano di studenti, specie in campo Santa Margherita. Da non perdere la chiesa Santa Maria della Salute: deve il suo nome al termine dei lavori in coincidenza con una terribile epidemia di peste e custodisce nella sagrestia (un tempo a beneficio solo del clero) lo splendido dipinto del Canova "Le nozze di Cana".

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E’ a Dorsoduro anche "Fujiyama", l’unica sala da tè di Venezia, dove poter scegliere tra cinquanta tisane ed infusi di tutto il mondo da accompagnare con deliziose torte di giornata. Nelle belle giornate ci si può ritrovare nel giardino fiorito (wifi gratuito). La padrona di casa Elena, veneziana doc ed aiuto regista cinematografica, gestisce da due anni la sala da tè e quattro camere in formula b&b. Scambiate quattro chiacchiere e fatevi consigliare i luoghi e gli eventi più cool del momento. www.bedandbreakfast-fujiyama.it

Da Dorsoduro spostatevi verso Nord nel sestiere San Polo, dove gli anziani commentano i risultati di calcio ed i prezzi di botteghe ed alimentari sono a prova di residente. Impossibile non visitare lo squero: tra cappellini e assi di legno, i maestri realizzano le gondole sotto gli occhi di turisti e passanti. Di straordinaria bellezza anche la Scuola Grande di San Rocco, tempio del Tintoretto, e la Chiesa di Santa Maria dei Frari che racchiude le tombe (ed alcune opere meravigliose) di Tiziano e Canova.

Anche nel caotico sestiere San Marco, oltre Canal Grande, si possono trovare angoli intimi ed autentici. Prova ne è campo Santo Stefano sul quale si affacciano splendidi palazzi d’epoca, l’omonima chiesa gotica e quella di San Vidal. In una piccola calle alle spalle della piazza sorge "Bloom", sontuoso b&b di charme al quarto piano di un palazzo del ‘600. Gli ospiti delle quattro splendide camere, dotate di ogni confort e fastosamente arredate con temi cromatici, possono sorseggiare un flûte di prosecco (omaggio della casa) nella libreria lounge o a lume di candela sui divanetti del terrazzo con affaccio sulla chiesa Santo Stefano. Ovunque tessuti pregiati, opere d’arte e mobilio in legno scuro e lucido. La mattina colazione con brioche appena sfornate e frutta fresca. www.bloom-venice.com

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Per chi ha voglia di vivere Venezia in totale libertà, la guesthouse "Gio’&Gio‘" e’ l’ideale. In una palazzina indipendente alla spalle di campo Santo Stefano, un appartamento arredato con gusto composto da tre stanze con bagno. Alla fine della serata ci si ritrova con gli altri ospiti nel salone a scambiare impressioni ed esperienze, a leggere un libro, guardare la tv o ascoltare un po’ di musica. La mattina, poi, colazione in cucina a base di marmellate, caffè, latte, yogurt. Una chicca: dalle finestre si sentono chiacchierare i gondolieri ormeggiati nel canale sottostante. www.giogiovenice.com

Se capitate in zona di sera, fate un salto da "Bacaro al Fiore" (Calle delle Botteghe 3461): perfetto per un drink e due chiacchiere tra clienti affezionati rigorosamente del posto.

Proseguite in direzione ponte di Rialto. Prima di arrivarvi, attraverserete campo San Bartolomeo. Nella vetrina della farmacia Morelli un monitor tiene il conto dei residenti a Venezia di oggi e di ieri (sempre meno!). Prevedete una sosta nella rosticceria San Bartolomeo, in Calle della Bissa, proprio alle spalle. Fate come i veneziani: non cedete alla tentazione di sedervi ad uno dei tavoli al primo piano (anche perché la pagherete cara). Accomodatevi al banco ed assaggiate la famosa mozzarella in carrozza con prosciutto o acciughe: una libidine dall’odore persistente, specie tra i capelli. Aperto dalle 9 alle 21.30. Per un drink, sempre in zona, "Osteria all’Alba". Piccolo, ben frequentato e straordinariamente cool.

Proseguite verso il sestiere Castello, dove si possono ammirare splendidi esempi originali di "barbacani", escamotage architettonico che consentiva di ricavare qualche decina di cm in più ai piani alti dei palazzi, senza togliere spazio alle calli già strette. Sempre qui uno dei più antichi palazzi della città (risale al 1200) e la storica bottega di maschere in cartapesta "Cartaruga". In marmo sono quelle che si trovano, invece, sulla facciata della chiesa di Santa Maria Formosa, e che servivano a scacciare il male. Il campo di fronte e’ il classico esempio di quotidianità (bimbi che giocano e signore che chiacchierano di ritorno dalla spesa) a pochi minuti di cammino dalla caotica piazza San Marco. Preparatevi a rimanere a bocca aperta davanti alla magnificenza di campo Santi Giovanni e Paolo. Si affacciano qui la chiesa domenicana dove furono sepolti cinque dogi e lo straordinario ospedale civile rinascimentale (che lusso curarsi in un pezzo di storia!). Gli orologi in alto agli angoli delle strade sono eredità di un direttore dell’ospedale: servivano a fare diventare i suoi medici più puntuali.

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Il nostro itinerario prosegue nel sestiere Cannaregio, l’unico dove è ancora possibile attraversare un ponte privato (perché collega la pubblica via al portone di una casa privata) senza barriere e corrimano. E pensare che prima erano tutti così. Meritevoli di una visita la chiesa dei Miracoli, completamente rivestita di marmi dai colori tenui, e quella dell’Orto, parrocchia del Tintoretto (alcune opere sono qui magnificamente conservate). Proprio accanto a quest’ultima il palazzo "del cammello", chiamato così per l’alto rilievo raffigurato sulla facciata da una famiglia di commercianti levantini. In zona anche il Campo dei Mori, dove vissero numerose famiglie straniere, la cui presenza e’ testimoniata dalla statua di Rioba, uno di loro. A pochi metri anche la casa del Tintoretto, accanto alla quale sorge adesso una scuola di acquerelli aperta anche ai turisti.

Spostatevi lungo il fiume sulle Fondamenta Madonna dell’Orto: al numero 3500 sorge il Grand Hotel dei Dogi. Chiedete al personale della reception di mostrarvi il parco alle spalle: in questo rigoglioso e raro angolo di verde troverete fiori e piante pregiatissime provenienti da tutto il mondo. Attraversatelo fino in fondo e sbucate sul molo. Una splendida vista si aprirà dinanzi a voi: da una parte l’isola di San Michele dove sorge il magnifico cimitero monumentale, dall’altra l’isola di Murano (sede dei 90 forni vetrai, da visitare eventualmente in settimana: le dimostrazioni di domenica sono turistiche e senza charme).

Proseguite infine verso il ghetto ebraico: fondato nel 1500, e’ tra i più antichi del mondo. Per il continuo aumento di residenti e l’impossibilità di espansione in larghezza, il ghetto racchiude i più alti palazzi d’epoca. Il simbolo della Torah sulle porte delle abitazioni, la kippah in testa ai bambini che giocano nel campo, i profumi di piatti kosher dai ristoranti ed affollate cerimonie nella sinagoga lo rendono un luogo autentico e vitale. Nella vicina Calle del Forno, “Il Fornarelo”, panificio dove sfamarsi (senza far dimagrire il portafoglio) con deliziose focacce farcite e panini appena sfornati.

Il nostro itinerario si conclude sull’isola di Burano, raggiungibile da Cannaregio in mezz’ora grazie ad un comodo vaporetto (imbarco alla fermata Fondamente Nuove). Tempo permettendo, scendente alla fermata Mazzorbo (una prima di Burano): attraverso un percorso nel verde di cinque minuti arriverete al molo in contemporanea al vaporetto. Questo pittoresco paesino e’ noto per le sue casette variopinte (i proprietari sono tenuti a pitturarle ogni anni dello stesso colore) affacciate sui canali. Non solo un vezzo artistico: i tanti pescatori in arrivo dalla laguna possono così riconoscere la loro anche in giorni di nebbia fitta. A rendere famosa quest’isola sono anche i merletti ed i ricami all’uncinetto famosi in tutta Europa: il re Filippo II di Spagna ordino’ alle donne di Burano il corredo di Maria Tudor.

Perdetevi nei vicoletti alla scoperta di cortili con nasse e reti da pesca ad asciugare, balconi fioriti e scorci degni di illustrazioni da favola. Sulla via principale, vi consigliamo un boccone all’osteria "Raspo de Uva": lo chef pugliese offre piatti gustosi ed abbondanti a prezzi davvero concorrenziali. Una rarità da queste parti.

Se qualcuno dei luoghi del nostro itinerario vi è sfuggito nel vostro primo viaggio, sappiate che è tempo di tornare a Venezia: come tutte le signore affascinanti, non lascia scoprire tutti i suoi tesori alla prima visita.

Foto di Victor Liotine

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.