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Capelli sciolti e look minimal total black, Paola Cortellesi arriva al Petruzzelli e conquista la platea mostrando tutta la sua anima pasionaria e femminista e la voglia di dire no a certe cose: «Le donne sono invisibili anche alle stesse donne. A volte giornaliste mi chiedono se c’è davvero il mio contributo a una sceneggiatura di un film, come se fosse una cosa strana che ci sia anche una donna». L’occasione è la master-class tenuta alla decima edizione del Bif&st dove l’attrice e autrice ha ricevuto stamani il Premio Federico Fellini dalle mani di Felice Laudadio dopo la proiezione di ‘Come un gatto in tangenzialè.
La regina del box office italiano affronta lo spinoso tema del diverso trattamento economico tra uomini e donne e racconta basita: «molte mie colleghe mi dicevano, guardando insieme a me la loro busta paga, ‘per essere una donna va bene così….’ Ma vi rendete conto??? Sono davvero arrabbiata per queste cose». E che lei, vera manna per il botteghino italiano come autrice oltre che come attrice, possa parlare di soldi e di diversità di trattamento tra uomo e donna, è un dato di fatto: «E’ vero che se oggi sono molto considerata in quanto donna per produttività e progetti lo devo solo a me stessa e soprattutto alla mia tigna (in romanesco sta per ostinazione)».
Per lei, racconta, la commedia perfetta è quella di Checco Zalone: «La sua comicità fa un’analisi sociale che va molto in profondità e poi, in superficie, c’è la sua parte comica che conquista tutti e fa morir dal ridere. Le sue sono commedie perfette che trattano argomenti brutti con ironia, una cosa molto difficile da fare».
Non è vero comunque per questa eclettica artista, classe ‘73, che la comicità si declina male al femminile: «Basti pensare a Franca Valeri e Bice Valori», sottolinea. E non è neppure vero che far ridere vada sempre in conflitto con la bellezza di una donna: «Quando arrivava sul palco Monica Vitti in guepière era una bomba, una vera e propria bambola dalle gambe lunghe, ma poi faceva ridere».
Per l’attrice oggi in tv c’è «un clima di odio e intolleranza difficile da sopportare. È dannoso legittimare l’odio sociale – continua -. C’è una violenza crescente che fa sì che anche per un’infrazione stradale rischi che qualcuno ti sfondi il parabrezza con una mazza», dice citando proprio una scena de Il gatto in tangenziale. E ancora sulle differenze di genere: «Non credo di avere una soluzione in tasca, ma penso sia utile parlare di queste cose anche se può essere noioso. Quello che potrebbe fare la differenza è l’educazione dei piccolissimi. Ovvero, sperare nelle nuove generazioni».
Essere chiamata una donna con le palle non le piace proprio: “Degli attributi maschili se ne può fare a meno – spiega -, le donne sono sempre state forti, penso ad esempio a mia nonna».
Tra le cose che danno fastidio a questa attrice che non nasconde con orgoglio le sue origini di periferia a cui ha tanto attinto nella sua professione, le foto rubate: «Quando ad esempio sei al ristorante con la tua famiglia e vedi che c’è qualcuno che, senza farsi alcun problema, ti scatta tutta una serie di foto come se fossi una scimmietta, beh devo dire che non lo sopporto. Certo è la celebrità, ma dà davvero fastidio».

Foto di Raffaella Fasano (riproduzione riservata)

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.