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La Corrida, riproposta su Rai Uno al venerdì, per la seconda stagione di seguito, continua a sfruttare il celebre programma di Corrado con poche novità, tanto che Carlo Conti assume spesso gli stessi atteggiamenti e vezzi di Mantoni, mentre il maestro Pinuccio Pirazzoli sostituisce idealmente il celebre Roberto Pregadio.
La novità non c’è, ma l’idea di base, quella di offrire un
palcoscenico sia pure occasionale ad aspiranti concorrenti che hanno dalla loro la stravaganza come marcia in più, è ancora valida.
Va detto che alcune puntate sono meglio riuscite di altre, magari quando assieme alle solite proposte "trash" (scelte apposta) c’è più di un virtuoso, non importa se egli sia cantante, ballerino o musicista, o anche fantasista o "fancazzista".
Il limite però è quello del cattivo gusto, che entra dalla porta principale. E’ vero, i concorrenti inabili a svolgere qualsiasi mansione artistica fanno tenerezza, ma non sempre.
Nella puntata del 5 aprile se ne sono visti parecchi di questi innocui invasati. Ma sempre invasati, però.
Non è tollerabile chi declama stupidaggini urlando verso il pubblico, risultando molesto e maleducato come è successo l’ultima volta. In alcuni di coloro che partecipano esiste oltre a una forma di esibizionismo ( che è ammissibile) qualcosa di pericoloso, ovvero l’arroganza di non capire di essere antipatici.
Non bastano 3 minuti di celebrità per riscattarsi delle proprie vite noiose di provincia.
Perché i contenuti negativi che La Corrida propone corrispondono a quelli di una sottocultura anni Cinquanta.
I vecchi che ci vanno sono degli anziani "vecchissimi": coltivano idoli e musica passata di moda, da prima guerra mondiale; sembra che essi siano stati rinchiusi in frigorifero per 60 anni.
Una selezione da parte della produzione esiste, anzi è imposta, come accennato, ma molti degli "asini" scelti dagli autori non fanno neppure sorridere.
Il signore, ad esempio, che ha proposto Occidentali’s Karma di Gabbani non era soltanto fuori tempo, ma non risultava minimamente accattivante nella sua apparente imbecillità : né stonato né ridicolo, era soltanto inammissibile in un programma di prima serata, sebbene satirico e per giunta l’esibizione, protrattasi per troppo tempo,annoiava.
Di contro un ottimo illusionista ha reso un mini show degno di uno spettacolo teatrale sullo stile di un vero musical, dunque bellissimo.
Ma proprio perché troppo professionale, non è stato applaudito da nessuno nello spareggio finale, che ha assegnato il primo posto a un giovane triestino, virtuoso della chitarra.
I momenti più piacevoli sono sì quelli dei fischi ma laddove essi festeggiano, per così dire, scanzonate ed esilaranti rappresentazioni non sense, oppure personaggi stonatissimi che presentano le canzoni più difficili come Grande Amore del Volo o Un Amore Così Grande di Claudio Villa, non rendendosi conto che le loro performance sono improponibili, epperò offerte con grande ironia e finanche genuina fiducia nelle proprie inesistenti possibilità.
La versione "2019" di Carlo Conti con la regia dell’inseparabile Maurizio Pagnussat ha il merito di essersi scrollata di dosso una parte del vecchiume che rendeva superato il format di Corrado, ma sussistono di base alcune storture, come quella di scadere a volte nella serie b oppure di catturare un pubblico troppo anziano. Ad ogni modo Carlo Conti non prende in giro i concorrenti come faceva il grande Corrado, trattandoli come fa un fratello maggiore, dunque con affetto e scanzonata ironia toscana.
L’edizione di Corrado comprendeva la valletta (Antonella Elia ad esempio ) e l’esibizione di un big della musica, adesso tutto questo è stato abolito concentrando l’attenzione sulla gara.