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"JanA pianist who makes every note count: Lisiecki’s blend of youthful brilliance, refinement and grace are perfect for this music; all the performances are outstanding.” (The New York Times)

Amo la musica per la sua capacità di toccare il cuore della gente e andare in profondità. Entrare in una sala da concerto dovrebbe essere come entrare in un santuario. Sei lì per avere un momento di riflessione, sperando di lasciare una sensazione diversa, rinnovata e ispirata.La musica può raggiungere l’anima, suscitare emozioni, aiutare a scoprirne di nuove. Ha un effetto terapeutico, può parlare alla gente in un modo molto intimo. Quando suono il mio cuore s’illumina. Provo gioia, felicità, amore; ma anche dolore e tristezza. A quel punto il più grande desiderio è di condividere le mie emozioni.” (Jan Lisiecki)

Il talento è una dote sulla quale è praticamente impossibile mistificare: o c’è o non c’è, ed un pubblico attento e preparato lo capisce immediatamente, lo riconosce, in pratica, dall’odore, fiutandolo come una belva affamata fa con la sua preda, pronta a sbranarla se, anche solo per un attimo, la vittima predestinata si mostri non corrispondente alle aspettative. A meno che non si sia costretti, in futuro, a modificare il nostro giudizio, ammettendo di aver partecipato ad un mastodontico collettivo errore di valutazione, al termine del concerto inserito nella annuale Stagione sinfonica del nostro Teatro Petruzzelli avremmo voluto incontrare quanti in passato (e appare davvero spiazzante parlare di passato nella vita di un quasi ventiquattrenne) hanno, senza dubbio troppo frettolosamente, liquidato il fenomeno del pianismo mondiale Jan Lisiecki come una tipica e ben congegnata operazione di marketing, citando a sua colpa l’incredibile velocità con cui si è imposto alle platee che contano, pur non essendo dotato di un curriculum che possa annoverare vittoriose partecipazioni ai blasonati concorsi o un maestro di spessore nelle vesti di pigmalione, e finanche quella sua area da angelo biondo che parrebbe aiutarlo a raccogliere consensi, per contestare a questi superficiali detrattori di non aver tenuto in debito conto l’unica variante che andava saggiamente valutata, quella, per l’appunto, del talento. Jan ne ha da vendere, unitamente ad una personalità interpretativa già ben connotata, un suono distintivo ed una straordinaria maturità artistica ma anche umana, dato che è impegnato in molteplici attività di beneficenza ed è stato nominato Ambasciatore dell’Unicef, che smentiscono la sua giovanissima età, oltre ad una tecnica raffinata ed una sensibilità poetica che crediamo innate.

Alle prese con il Concerto n.3 per pianoforte e orchestra in do minore op. 37 di Ludwig van Beethoven, probabilmente il più noto ed eseguito dai pianisti virtuosi nell’ottocento, il pianista canadese di origine polacca dimostra di saper estrarre dal pentagramma tutta la bellezza e lo splendore della partitura originale, tutto quel pathos romantico che l’autore diede alla sua composizione, come testimoniato dalla scelta della tonalità minore che avvolge il lavoro, anche nel tentativo di ulteriormente rimuovere il legame che i concerti per solista e orchestra del settecento avevano con la scena d’opera, donando alla pagina musicale una struttura pienamente sinfonica in cui il solista potesse inserirsi deciso e poderoso, senza divagare o preludiare, esattamente come faceva Lisiecki quando, dopo aver osservato, sornione come un gatto appostato in attesa di spiccare un salto, la magnifica architettura musicale che gli si andava costruendo innanzi, grazie ad una nuova sublime prova dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli, magistralmente guidata dal “suo” Direttore, il Maestro Giampaolo Bisanti, ancora una volta capaci di una performance maiuscola, si inseriva, da par suo, nel capolavoro beethoveniano, forte di un suono cristallino ed incisivo, talvolta finanche graffiante, di una tecnica saldissima e, soprattutto, di un tocco davvero magico, senza sbavature, estremamente elegante, come del resto la sua postura, denotata da scarsi movimenti del corpo e da una mimica ridotta all’osso, grazie anche alle lunghe braccia che gli consentono una copertura del pianoforte impressionante.

La perfetta miscellanea dei valori messi in campo, con il pianismo squisitamente virtuosistico del solista che si amalgamava compiutamente alle atmosfere sonore create dall’orchestrazione, ci restituiva un’interpretazione carismatica, raffinata, cesellata, penetrante, incontaminata, che comunicava un coinvolgimento sincero e totale con la musica al pubblico, che, infine, si scioglieva in una lunghissima e più che meritata ovazione, inducendo Lisiecki a proporre un breve bis, che, in realtà, nulla aggiungeva né toglieva alla precedente apoteosi, con una pagina di Schumann, di fatto introducendo il prosieguo del concerto che avrebbe visto l’Orchestra ed il Maestro Bisanti assoluti protagonisti quali interpreti della splendida Sinfonia n.2 in Do maggiore op.61, una delle creazioni più preziose di Robert Schumann, pregna di una ricchezza eclatante, in cui si alternano temi infuocati, tipici del Genio tedesco, ed intense melodie. La cura estrema del dettaglio che muove tutto il lavoro di Bisanti veniva qui particolarmente in luce, dimostrando tutta la sua maestria nella gestione delle sfumature, dei volumi, nelle dolcezze dei colori, nel dare risalto agli intarsi timbrici ed all’articolazione del fraseggio concepite dal compositore, con un’intensità rigorosa, densa, carica di una positiva tensione espressiva, sino a realizzare una esemplare festa di colore, slancio e grazia, che donava una concertazione perfetta alla sinfonia ed una tangibile compattezza ad un’Orchestra dimostratasi capace di affrontare con una naturalezza ed una precisione davvero sorprendenti la difficile esecuzione, giustamente salutata da un pieno successo, testimoniato dal lungo, catartico e liberatorio applauso tributato da un Petruzzelli gremito a direttore ed orchestra.

In foto Jan Lisiecki con Giampaolo Bisanti

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.