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In scena al Teatro Palazzo di Bari (19-1-2019) la pièce" di Edoardo Erba "Rosalyn" con Marina Massironi e Alessandra Faiella, definita anche "thriller." o commedia noir.
Sul palcoscenico su sfondo nero ecco uno sgabello, poggiato su un pavimento di mattoni bianchi, quadrati, che forma quasi una scacchiera.
In bianco e nero anche la vestizione di Esther O’Sullivan, una scrittrice di romanzi di successo convocata in una stazione di polizia per la restituzione di una penna stilografica.
La donna inizia un lungo racconto evocativo dell’incontro con Rosalyn, una donna delle pulizie conosciuta a Toronto per un equivoco: recatasi a un appuntamento, la letterata sbagliò indirizzo incrociando la sconosciuta.
Il personaggio principale è l’epitome di una certa boria che accompagna molti intellettuali, o scrittori sopravvalutati.
Esther è ricca di sovrastrutture indotte, che gradatamente lascia evaporare per dare luogo a una sorta si "svestizione" psicologica dai suoi condizionamenti. Questo è generato dal rapporto che si stabilisce immediatamente con Rosalyn, un personaggio grezzo che però diventa da subito un’attenta ascoltatrice, desiderosa di imparare.
Emerge una storia di solitudine, quella della scrittrice: "noi che pubblichiamo passiamo la vita da soli".
L’unica soddisfazione della donna è quella di viaggiare in tour organizzati dal suo editore: durante le presentazioni dei romanzi ha così l’occasione di socializzare col suo pubblico.
A ciò si unisce, a fronte dell’ammirazione dell’altra, una cupa destituzione del suo ruolo, fino ad arrivare a screditarlo: lo scrittore vende sciocchezze a un pubblico disposto a pagare 20 dollari per leggerle, etc..
Rosalyn è del Michigan e da distratta, icastica, curiosa dal ruolo subalterno, diviene gradatamente una sorta di vestale e ispiratrice dei bisogni e contenuti dell’altra.
Fino a condurla, ad esempio, a visitare le cascate del Niagara.
Durante la rappresentazione è ricorrente il motivo "Twist in My Sobriety" della cantautrice britannica Tanita Tikaram.
I ruoli, invertiti, vedono una Rosalyn (che confessa di essere vittima di abusi da parte del compagno) nel ruolo di colei che conduce l’azione e dalla quale l’altra è soggiogata.
Il confronto amichevole, serrato, sciolto, è l’epifania di qualcos’altro, ad esempio del bisogno della scrittrice di realizzare un rapporto omosessuale, il che era intuibile dall’inizio.
Si sfrutta il filone relativo al’altro"e al diverso, o intruso, laddove personaggi differenti combaciano nel creare una storia di denuncia, esplorazione, inversione dei ruoli ma anche di involuzione e discesa negli inferi.
La diversità funge dunque, come accennato, anche da stimolo erotico, oltre che creativo.
Esther O’Sullivan è delusa dagli uomini, che respinge, mentre la lettura di un suo best seller funge da ispirazione per una ribellione di Rosalyn nei confronti della violenza domestica di Benjamin, il marito-padrone.
Verso il finale la commedia perde in parte la sua forza propulsiva a causa di qualche ripetitività del testo. Ma l’interesse si ravviva col mistero sull’identità di Rosalyn.
Esiste una svestizione di Esther, aiutata dall’altra, che le fa indossare una tuta arancione rappresentativa di quello che gli spettatori devono scoprire recandosi a teatro.
Disinvolta l’attrice Massironi in una sorta di guepière .
La recitazione delle due interpreti, molto applaudita, ha soddisfatto il pubblico che nel dopo spettacolo ( attraverso i commenti) ha giudicato molto bella, o interessante, la commedia.
Qualche critica invece sul testo: alcuni hanno commentato che la bravura delle due attrici supera la scrittura.
Va detto che Edoardo Erba, drammaturgo e regista, va lodato perché ha creato qualcosa di nuovo, abbinato certamente alla prosa classica, ma che innova intelligentemente (senza sperimentazioni inutili) temi sempre attuali e che vanno certamente trasmessi in nuove forme sceniche.