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"PETARIN"Henri-Philippe-Omer Pétain nato a Cauchy-à-la Tour nel 1856, generale molto amato durante la prima guerra mondiale, fu una figura molto controversa e lo è ancora oggi in quanto fu a capo del Governo collaborazionista di Vichy nel periodo dell’occupazione nazista della Francia dal 1940 al 1944 ma anche in quanto eroe nazionale del primo conflitto. Si arruolò a vent’anni e fu addestrato presso l’accademia militare in cui studiò senza particolarmente eccellere. Ebbe diversi comandi, nessuno dei quali su teatro operativo, sebbene all’epoca coloniale vi fosse necessità di giovani ufficiali sui diversi fronti militari.

Fu assegnato nel 1900 alla scuola di tiro di Chalons ed entrò in contrasto con il direttore, promuovendo una dottrina focalizzata sulla precisione anziché sul volume di fuoco. L’anno successivo fu docente aggiunto presso la scuola di guerra ed entrò in contrasto con Ferdinand Foch il quale, considerato in quel periodo il teorico di maggior valore dell’esercito francese, era seguace delle teorie offensiviste di von Clauserwitz ; nonostante questo fu poco dopo nominato docente ordinario di tattica di fanteria, insegnando dal 1904 al 1911.

In questo ruolo fu uno degli artefici di una piccola rivoluzione, ribaltando insieme con Foch l’impostazione squisitamente difensivista delle truppe appiedate, in forza di una teoria tattica che sino dal 1867 legava i comandi a un uso poco utile e molto sanguinoso dei fanti. In un’epoca nella quale la fanteria era ancora l’Arma di più decisivo rilievo Pétain propugnò un impiego più aggressivo delle forze, teorizzando che solo l’offensiva poteva produrre vittoria.

Nel 1912, ad Arras, fu il primo comandante di un Sottotenente di fresca nomina, cui la carriera e la fama avrebbero arriso in modo non meno significativo: Charles de Gaulle.

Nel luglio del 1914, cinquantottenne colonnello, gli fu rifiutata la nomina a generale e meditò di congedarsi, quando scoppiò la prima guerra mondiale. Comandante di brigata, ottenne buoni risultati in Belgio, salendo via via di grado sino a Generale di Corpo d’Armata. Guadagnò un forte ascendente sulle truppe, mostrandosi, in maniera innovativa, particolarmente attento a risparmiare quanto più possibile le vite dei soldati.

Nel febbraio del 1916  fu a Verdun responsabile del fronte francese nella battaglia cruciale, dove arrestò l’avanzata tedesca. Oltre all’eroica resistenza del Forte di Vaux e del suo pluridecorato comandante Raynal, il carisma di Pétain e il suo acume strategico furono fra i fattori decisivi.

Il 1º maggio Pétain fu sostituito dal generale Nivelle al comando della 2ª Armata. Mentre a Pétain veniva offerta la carica, creata appositamente per lui, di capo di stato maggiore generale.

All’alba del 16 aprile 1917, agli ordini di Nivelle, ebbe inizio la battaglia dello Chemins des Dames, che ben presto si rivelò una disastrosa disfatta, capace di costare centomila perdite nella sola prima settimana e trecentocinquantamila complessive, per un guadagno di terreno del tutto irrisorio e insignificante. La vera e propria disfatta fu interna, essendo questa la causa principale degli ammutinamenti del 1917, che giunsero a turbare i due terzi delle unità francesi. Forte della fiducia che le truppe gli riconoscevano, soprattutto per essersi distinto nella salvaguardia delle vite dei suoi soldati, Pétain fu urgentemente chiamato a sostituire Nivelle, nel frattempo inviato nelle colonie africane.

Con fatica Pétain ristabilì un certo morale, placò buona parte del malcontento e ripristinò la lealtà gerarchica, facendo eseguire, malgrado pesanti pressioni politiche, solo una parte delle fucilazioni per le condanne a morte inflitte dalla Corte Marziale pari a 554 contro le circa 60-70 effettivamente eseguite. Ma più di tutto a tranquillizzare e confortare i soldati poté la riconquista dello Chemin des Dames, rapidamente ottenuta con minime perdite e rischi contenutissimi.

Pétain vantava però illustri detrattori in Foch, Joffre e Clemanceau, che lo accusarono di disfattismo e di scarsa propensione all’attacco. Divenuto di fatto coordinatore delle truppe alleate, fu però da questi ignorato proprio quando proponeva un mortale affondo alla Germania, che sarebbe stato alla portata degli Alleati. Invece di attaccare, si prese la decisione di accettare la richiesta di Armistizio.

Nominato il 19 novembre 1918 Maresciallo di Francia. In seguito combatté ancora in Marocco, nel 1925-26, a capo di una coalizione franco-spagnola composta da circa 350.000 uomini, contro i berberi di Abd el-Karim che lottavano contro il colonialismo. La vittoria fu ottenuta grazie anche all’impiego di armi chimiche.

Il 20 giugno 1929 Pétain fu eletto all’unanimità all’Accademia di Francia. Fu Ministro della Guerra dal 9 febbraio all’8 dicembre 1934, sotto la presidenza di Gaston Doumergue ed estromesso in occasione di un "rimpasto" la sua popolarità crebbe notevolmente. Nominato presidente del Conseil Superieur de la Guerre, in tale veste avallò stavolta scelte strategiche di indirizzo difensivista, contro de Gaulle che proponeva invece un rafforzamento delle potenzialità offensive, ad esempio mediante l’adozione massiccia del carro armato; sostenne perciò Joffre e la "sua" Linea “Maginot”.

Il 2 marzo 1939 fu ambasciatore in Spagna presso il “caudillo” Francisco Franco, e ivi restò nei primi mesi della Seconda Guerra Mondiale, fino alla rottura del fronte operata dai tedeschi nel maggio 1940. Pétain fu allora richiamato in patria e nominato vicepresidente del Consiglio sotto Paul Reynaud. Poco dopo, il 14 giugno, la Francia fu occupata e le istituzioni dovettero rifugiarsi a Bordeaux. Due giorni dopo Reynaud si dimise, indicando in Pétain, convinto sostenitore dell’opportunità di richiedere un Armistizio, il suo ideale successore. Il Presidente della Repubblica Albert Lebrun  gli affidò l’incarico, salutato da Charles Maurras. Il 22 giugno la Francia sottoscrisse l’armistizio.

Il 29 giugno la cittadina di Vichy, in territorio non occupato, fu scelta come sede del nuovo Governo. Il 10 luglio le Camere riunite presso il casinò di Vichy conferirono a Pétain pieni poteri per la redazione di una nuova Costituzione. Dello Stato "collaborazionista" egli fu Primo Ministro fino al 18 aprile 1942, giorno in cui cedette l’incarico a Pierre Laval che già negli anni ’30 aveva mostrato le sue simpatie fasciste e collaborato con il Governo Italiano di Mussolini nell’attentato mortale contro i fratelli Rosselli, e fu Capo dello Stato fino al 1944.

Con la liberazione della Francia Pétain fu deportato in Germania e solo alla fine della guerra, il 24 aprile 1945, si costituì alla frontiera svizzera per essere processato. Fu accusato di tradimento e di collaborazione col nemico. Gli fu quindi intentato un processo che sotto certi aspetti fu caratterizzato da vistose lacune della Giustizia, come ebbe a considerare lo storico francese di origini ebraiche Robert Aron. Ma non si poté dimenticare il numero altissimo di ebrei deportati e morti nei lager e nel gravissimo episodio del rastrellamento del Velodromo di Parigi.

Durante il processo Pétain sostenne di essersi "sacrificato per la Francia", asserendo che senza la sua azione l’intero territorio transalpino sarebbe finito nelle mani dei tedeschi, con conseguenze ancor peggiori per i cittadini.

La linea della difesa non fu convincente e venne condannato a morte, ma la pena fu commutata nel carcere a vita da Charles de Gaulles. Fu internato a 89 anni a L’île-d’Yeu, dove morì sei anni dopo, il 23 luglio 1951, ricevendo – in punto di morte – il rifiuto da parte del governo francese alla sua richiesta d’accoglimento delle proprie spoglie presso l’ossario di Verdun. Nel secondo dopoguerra Pétain divenne un simbolo per l’estrema destra francese, essendo il punto di riferimento non solo dei nostalgici del suo governo, ma anche dei giovani nazionalisti.

 

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.