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"boltro"Flavio Boltro: tromba; Gianna Montecalvo: voce; Roberto Ottaviano: sax;Maurizio Quintavalle: contrabbasso; Andrea Sabatino: tromba;Vito Andrea Morra: trombone;Mauro Campobasso: chitarra elettrica;Enzo Zurilli: batteria;Massimo Colombo, Alessandro Diliberto e Livio Minafra: pianoforte. Ecco la formazione messa in campo per il terzo appuntamento della annuale rassegna dell’Associazione Nel gioco del jazz, una squadra di undici campioni assoluti che se solo ci fosse una Champions League del jazz non tarderebbe a conquistare l’ambito trofeo, dato che, per decretarne la certa vittoria, sarebbe bastato assistere alle scene di vero tripudio cui si abbandonava il – mai così folto – pubblico del Teatro Forma di Bari nel corso della serata sapientemente denominata “A jazz meeting”, trattandosi di un vero incontro tra il grandissimo trombettista torinese, sempre in stato di grazia, ed il Jazz Ensemble, in attività ormai da circa trent’anni, formato dai docenti del Dipartimento di Musica Jazz del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, i quali, nonostante gli impegni didattici e pur avendo tutti all’attivo progetti solistici o, addirittura, formazioni a proprio nome, trovano modo e tempo per dare vita a questo piacevole intermezzo comunitario sotto la direzione del Maestro Roberto Ottaviano, vero trionfatore della serata avendo perfettamente indossato anche le vesti di incontrastato padrone di casa, unitamente a Donato Romito e Pietro Laera, di eccelso musicista e compositore, di fine e preparatissimo presentatore ed infine – seppur in minimalissima parte – anche di cantante.

Chi si aspettava la solita scaletta di vetusti standard è stato piacevolmente deluso da una performance costruita su brani originali dei musicisti impegnati; ne è nato così una sorta di fantastico happening tra undici magnifiche teste pensanti, ognuna delle quali ha riversato nel gustosissimo calderone della serata il proprio piatto migliore, il proprio personalissimo marchio di fabbrica, il proprio cavallo di battaglia che, tra le mani sapienti della band, poteva dare il meglio di sé, galoppando a briglie sciolte. Le esecuzioni di “Main-xtreme” di Minafra, “El desajuno de los gauchos” di Campobasso, “Aspects” di Quintavalle, “Costa a costa” di Ottaviano, “L’ora blu” di Morra, “Displacement” di Diliberto, “Colibrì” di Colombo e “Zio Masi” di Zirilli ci consegnavano una sublime orchestra jazz, ancora pregna di una mai sopita voglia di tentare, del coraggioso desiderio di cercare nuove vie, di lasciarsi andare allo sturm und drang che solo la musica riesce a trasmettere quando altro non è che l’incommensurabile dono di sé agli altri, siano questi fortunati allievi ovvero osannanti ascoltatori. Tanto i momenti corali quanto le incursioni soliste mettevano in risalto le doti di un gruppo fortemente coeso, teso a costruire una musica in divenire che si materializzava di attimo in attimo davanti ai nostri occhi e nei nostri increduli padiglioni auricolari, forte di un davvero raro interplay, testimoniato anche dal visibile divertissement che aleggiava sul palco, che ci faceva tornare alla mente le parole di un altro sommo trombettista, Winton Marsalis: Nel jazz tutti vogliono suonare in modo differente. Devi imparare ad ascoltare modi diversi di fare le cose. E siccome suoni con gli altri, devi accordarti. Ed è quando sei a tempo che sai quando startene quieto e quando essere assertivo. Sai stabilire quando il tuo suono è la risposta a quello dell’altro e quando far partire l’invenzione.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.