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"Leone"Come disse il regista, questo film non l’avrebbe mai concepito se in quel momento non imperversasse il genere mitologico. Così Leone, accettò la proposta del produttore e realizzò quest’opera importante nella sua filmografia perché segna il suo esordio cinematografico ufficiale dopo “Gli ultimi giorni di Pompei” del 1959 ma per questo film sostituì il regista Mario Bonnard che si ammalò.

Per “Il colosso di Rodi”, Sergio Leone si ispirò  a “Intrigo internazionale” di Alfred Hitchcock infatti il protagonista Dario l’ateniese viene a trovarsi in alcuni eventi misteriosi durante il suo soggiorno a Rodi che prevedeva come una vacanza.

Il film non segue completamente i riferimenti storici che risultano alquanto confusi, il colosso è una statua che fu eretta in omnore del tiranno Serse, nel 300 a.c. per proteggere il porto di Rodì. Ovviamente tutto il film ruota attorno al colosso alto 32 metri e ripreso anche dall’interno generando comunque fascino e meraviglia per le varie funzioni e aggeggi a dir poco futuristi che la statua possiede. Un robot gigantesco ante litteram.

Il film fu molto apprezzato dai “Chaiers du Cinèmà” ma a parte la pregevole regia, risulta carente nei dialoghi e quindi nella sceneggiatura perciò alcune scene sono noiose. Notiamo in questo film molte scene girate con il piano americano una tecnica che Leone avrebbe subito abbandonato nei film successivi per imporre il suo stile tutto incentrato sull’alternanza dei dettagli e dei totali.

È triste morire senza aver visto “Il colosso di Rodi”!

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.