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"bruniChe ci fa Giuliano Montaldo, nei panni dell’anziano poeta Giorgio colpito da Alzheimer, a giocare con quattro giovani coatti romani alla playstation in una casa tabacchiera piena di libri? È quello che ci racconta Francesco Bruni in Tutto quello che vuoi, unico film italiano in corsa quest’anno al Bif&st e in sala dall’11 maggio con 01. Liberamente ispirato a Poco e niente di Cosimo Calamini (Garzanti), il film ha come co-protagonista Alessandro (Andrea Carpenzano), un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento.
Sarà a lui che, per pochi euro, si occuperà di far passeggiare l’anziano poeta nel pomeriggio e che, alla fine, coinvolgerà anche i suoi simpatici amici (Emanuele Propizio, Arturo Bruni e Riccardo Vitiello) nella sua casa a tenergli compagnia. E Giorgio, ottantacinquenne poeta dimenticato ormai da tutti, alla fine creerà, tra lucidità e Alzhaimer, un vero rapporto con lui e i suoi compagni. Da loro l’anziano ruberà la giovinezza senza congiuntivi, mentre gli aspiranti coatti, una saggezza piena di follia che farà emergere tutta la loro bontà. Col passare dei giorni, dalla confusa mente dell’anziano poeta, e dai suoi stessi versi graffiti sulle mura del suo studio, affiorerà un ricordo del suo passato che porterà lui e i suoi nuovi giovani amici a un’ultima avventura.
Nel cast anche: Antonio Gerardi (il padre di Alessandro), Donatella Finocchiaro, Andrea Lehotska, Carolina Pavone e Raffaella Lebboroni.
«Ci metto un pò di tempo ad accumulare le storie che giro – spiega a Bari Francesco Bruni, già regista di Scialla -, ma poi sono successe nella mia vita tante cose, la malattia dolorosa che ha colpito mio padre, mancato all’inizio di quest’anno. Negli ultimi tempi scambiava ormai persone e i luoghi, poi ho scoperto Trastevere, dove ho girato parte del film dopo esserci andato a vivere».
Mettere a confronto due generazioni così lontane, per Bruni, non è stato un problema: «Ho scoperto, è anche il caso di mio figlio, che c’è oggi grande empatia nei confronti dei nonni, mentre verso i genitori resta l’elemento conflittuale».
Spiega Montaldo, ragazzo classe 1930, regista sceneggiatore e attualmente presidente dell’Accademia del Cinema Italiano Premi David di Donatello: «Mi ha convinto Bruni: mentre mi raccontava la sceneggiatura si commuoveva, ma la cosa che mi ha fatto sobbalzare è stato quando mi ha detto che voleva me come protagonista. Non è stato facilissimo entrare in quel personaggio. Era più dura per me fare la parte del poeta che quella di rimbambito che mi veniva sicuramente più semplice. Che bello poi quando entrano questi ragazzi nella mia casa: mi fanno giocare alla Playstation, mi fanno fumare, è la vita che esplode».

In foto Giuliano Montaldo ed il regista Francesco Bruni durante la premiazione a Bari per il Bifest 2017 (foto Michele Traversa)

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.