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"IMG_0128"Per l’ultima giornata dell’edizione 2017 del Bif&st, il protagonista della masterclass è stato l’attore, regista e produttore Jacques Perrin, accanto a lui, il direttore della fotografia e suo amico Luciano Tovoli e il critico Marco Spagnoli.

Perrin ha motivato la sua attività di produttore di documentari naturalistici che tanto successo hanno riscosso in tutto il mondo, oltre che rievocare l’esperienza di produttore e interprete di “Il deserto dei Tartari” di Valerio Zurlini, proiettato prima dell’incontro.

“Amavo moltissimo il romanzo di Dino Buzzati, così come lo amavano gli attori che avrebbero interpretato il film, da Vittorio Gassmann a Max von Sydow e Jean-Louis Trintignant. Tuttavia e nonostante l’interesse di registi come Antonioni e Miklós Jancsó, c’erano molte difficoltà che ne impedivano la realizzazione, sia di ordine economico che logistico. Mi impegnai così io stesso su entrambi i fronti, trovando co-produttori e il luogo giusto dove girare. Ho viaggiato per tutta Europa prima di trovare la fortezza ideale nella località di Arg-e Bam, in Iran, che ora non esiste più, quasi completamente distrutta da un terremoto nel 2003. A quel punto il film era salvo, a volte i sogni possono diventare realtà”.

“Perrin è stato un produttore molto attento e disponibile– ricorda Tovoli – grazie a lui, abbiamo potuto girare una scena durante all’alba, ciò che generalmente al cinema si fa al tramonto, per praticità. Lui fu determinante nel convincere la troupe a partire in piena notte per il luogo dove avremmo dovuto girare. Aveva capito che un’alba va girata necessariamente all’alba”.

Tovoli fu anche testimone di quando Costa-Gavras contattò Jacques Perrin per “Z – L’orgia del potere”. Oltre che a interpretarlo, Perrin ne fu anche co-produttore: “Fu la mia prima esperienza -racconta Perrin- fu difficile trovare finanziatori perché eravamo in pieno ’68, i produttori non volevano fare film politici, ma riuscimmo a realizzarlo comunque. Dopo il successo e l’Oscar, mi venne voglia di proseguire con altri film politici, anche con lo stesso Costa-Gavras”.

Si passa, poi, a parlare della produzione dei film naturalistici di Perrin: “Iniziai ad occuparmi di film naturalistici. Mi ero reso conto di come l’uomo stesse trascurando il suo pianeta, dei danni ambientali in atto in continenti come il Sudamerica e l’Africa. Foreste distrutte, animali in estinzione…. Il primo ‘Le peuple singe’ lo feci nel 1989 ma il grande successo arrivò con ‘Microcosmos’ che mi fece scoprire l’esistenza di un universo affascinante sotto i nostri stessi piedi, senza bisogno di recarsi in paesi lontani”.

Tovoli -aggiunge- “Microcosmos’, così come altri film di Jacques, li ho visti praticamente nascere. Una volta eravamo in macchina e lui improvvisamente mi disse: ‘voglio fare un film su una goccia d’acqua che cade su una formica’. Questa immagine è poi diventata una delle scene più forti e famose del film.”

Ci spiega, poi, cosa lo spinge a scegliere di produrre un film: “La storia deve attirare la mia attenzione, dev’essere qualcosa che non conosco e che voglio scoprire. Io non ho studiato, ho lasciato la scuola a 14 anni ma nella mia vita ho sempre voluto imparare. I film sono un insegnamento continuo. I film sono un cantiere di vita”.

Jacques Perrin, sarà nuovamente ospite questa sera, al Teatro Petruzzelli, per ricevere il Federico Fellini Platinum Award.

 

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.