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"IMG_0116"E’ la storia di Giulia, Testimone di Geova, la sua famiglia e la comunità a cui appartiene le impongo rigide regole che non permettono relazioni con chi appartiene al ‘mondo’ esterno alla comunità. Un giorno la giovane protagonista incontra Libero che appartiene al mondo di tutti gli altri, di chi sbaglia, di chi si arrangia cercando un’altra possibilità e di chi, soprattutto, ama senza condizioni.
Il loro incontro segna l’inizio, non solo di una storia d’amore, ma di una consapevolezza di cambiamento. Giulia, infatti, si rende conto di poter avere un altro destino, un’altra alternativa di vita. Sarà lei a divenire ‘La ragazza del mondo’, quel mondo sconosciuto e lontano da quello della comunità in cui vive.

Il film, opera prima del regista Marco Danieli, che ha scritto anche la sceneggiatura con Antonio Manca, prodotto da CSC Production – Centro Sperimentale di Cinematografia, Barbary Films; in collaborazione con Rai Cinema, Margutta Digital e distribuito da Bolero Film, è tutto questo e molto di più. I protagonisti, interpretati da Sara Serraiocco e Michele Riondino, si ritrovano ad affrontare delle scelte estreme che, inevitabilmente, cambieranno la loro esistenza.
‘La ragazza del mondo’ sin dagli esordi ha riscosso grande successo, dopo la proiezione durante il Festival di Venezia 2016, si è aggiudicato diversi premi, primo tra tutti il David di Donatello a Marco Danieli per miglior regista esordiente. Vincitore anche del Premio Verdone ricevuto nel corso del Festival del Cinema Europeo a Lecce, il film, continua a riscuotere grande approvazione.

Il regista Marco Danieli ha raccontato come è nato il progetto e ha risposto alle domande di LSDmagazine.

• Come nasce il film, come hai sentito l’esigenza di narrare un mondo sconosciuto ai più?

Il film è ispirato alla storia reale di una mia amica che io e il mio co-sceneggiatore Antonio Manca abbiamo romanzato liberamente ispirandoci anche ad altre testimonianze raccolte in un successivo percorso di documentazione. All’inizio ho avuto una fascinazione di natura antropologica nei confronti di un ambiente umano e culturale di cui sapevo pochissimo. Ma quello che mi ha conquistato è stata proprio la vicenda vissuta da questa ragazza che ha messo in discussione la sua appartenenza ai Testimoni di Geova innamorandosi di un piccolo spacciatore. Un incontro improbabile che ha portato entrambi a una vera rivoluzione esistenziale. Una ragazza che ha avuto coraggio due volte: la prima quando ha cancellato, per l’amore di un uomo, tutto il suo orizzonte relazionale. La seconda quando ha capito che l’amore non era il punto di arrivo del suo percorso di emancipazione e che era necessario riprendere il cammino da sola.

• Qual è la tua visione del ‘mondo’, quel mondo così estraneo alla comunità dei testimoni di Geova?

Viviamo in un mondo culturalmente frammentato. In fondo c’è molta più libertà che in passato di esprimersi e di essere. Questa libertà però è una grossa responsabilità. Una volta c’era la parrocchia, c’era la politica, c’era anche una cultura “alta” oggi completamente fuori moda. Erano tutti collanti sociali, contenitori, punti di ancoraggio soprattutto per i giovani che potevano poi rifiutarli e superarli per cercare la propria identità. Penso che oggiperdersi sia più facile ma questo non mi fa comunque provare nostalgia del passato.

• Il tuo lavoro sta riscontrando molte approvazioni e ha ricevuto molti riconoscimenti (ad es. il Premio Verdone ritirato a Lecce), come vivi il successo ottenuto?

Sono ovviamente contento che il film dal suo debutto veneziano in poi abbia ricevuto molti riconoscimenti in Italia e all’estero culminati con il David di Donatello e il Premio Mario Verdone. Spero che tutto questo consenso mi aiuti a fare un altro film in tempi più brevi.

• Progetti futuri?

Io e Antonio Manca, co-sceneggiatore de La ragazza del mondo, stiamo scrivendo un altro film sempre con protagonista un’eroina femminile. Speriamo ci porti fortuna come la prima.

Anche Antonio Manca, presente insieme all’attore Michele Riondino per presentare il film al Bif&st (proiettato ieri e in replica oggi) risponde a LSDmagazine.

• Come ha già rivelato il regista, state lavorando ad un’altra sceneggiatura che ha per protagonista una figura femminile, come mai questa scelta?

Non c’ è un motivo concreto, in realtà questo interesse è iniziato con il nostro cortometraggio di diploma al Centro Sperimentale che vedeva come protagonista Daniela Virgilio, ‘I capelli della sposa’, che aveva come protagonista una ragazza sorda che aveva rinnegato la propria identità. C’è sempre questo tema dell’identità. Per il fatto che si scelgano personaggi femminili, forse perché le donne dimostrano, oggi giorno, dimostrano più coraggio rispetto agli uomini nell’affrontare le difficoltà e nell’affermarsi; ciò si vede nel personaggio di Giulia e spero che si veda anche nel prossimo personaggio al quale stiamo lavorando.

Anche l’attore protagonista, Michele Riondino, ci racconta il suo punto di vista sul film, i suoi dubbi e le sue incertezze su un mondo sconosciuto e celato ai più.

• Se dovessi trovarti a vivere la situazione del film nella vita reale, come reagiresti?

Quando mi hanno proposto la sceneggiatura, ho pensato subito che fosse interessante perché trovavo paradossale pensare che un personaggio come Libero potesse innamorarsi di una come Giulia. Sinceramente non so come risponderti perché è difficile pensare ad una situazione del genere. Non penso che potrei mai innamorarmi di un ipotetica Giulia. Però è interessante proprio il paradosso di due mondi così diversi che si incontrano, per questo mi è piaciuto il progetto.

• Come consideri il modus agendi del mondo dei testimoni di Geova?

Come ogni ortodossia la trovo troppo costrittiva. Per me l’uomo dev’essere libero di agire, di vivere, di sbagliare. I Testimoni di Geova come il fondamentalismo Cristiano, come quello Musulmano, come le religioni in genere li trovo estremi; non sono amante delle religioni, farei volentieri a meno delle religioni. Il Dalai Lama dice una cosa, tutti i grandi rappresentanti delle religioni dovrebbero fare un passo indietro, il fondamentalismo, in tutte le religioni, sta rovinando l’uomo. Io credo in questo nonostante non sia un Buddista.

• Libero sembra quasi una salvezza per la vita di Giulia, quindi salva lei ma non salva se stesso (soprattutto dopo il gesto finale)

Libero, per me non è la salvezza di Giulia. La sua salvezza è la consapevolezza, il sapere cosa lei possa essere nel mondo. Libero è solo un mezzo grazie al quale lei poi riesce a sbocciare nel mondo.

Ritroveremo l’attore Michele Riondino e lo sceneggiatore Antonio Manca al Barion, nel corso della giornata, per parlare del film.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.