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"atto"She brings ideas from unexpected angles to the familiar art of standards-singing, and she applies a mischievous intelligence to well-worn lyrics in ways that transform them".

(John Fordham)

Si dice che il settimo sia l’anno della crisi. Sarà. Di certo così non è stato per l’associazione Nel gioco del jazz che, proprio nel suo settimo anno di attività, ci ha regalato un cartellone che non tarderemo a definire da favola e che crediamo di poter dire abbia toccato le vette più alte soprattutto in quella (non sappiamo quanto inconsapevole) “rassegna nella rassegna” che ha avuto la Voce quale protagonista assoluta. Saper inanellare in una sola stagione la presenza di mostri sacri del calibro di Dianne Reeves, Sarah Jane Morris e Kurt Elling non è da tutti, ed il merito di tanto va sicuramente ed equamente distribuito alla triade formata da Roberto Ottaviano, Donato Romito e Pietro Laera, che ha saputo perseguire l’obiettivo di portare a Bari cotanta qualità, senza arrestarsi se non a meta raggiunta; a loro – ed a noi – auguriamo medesima – se non più – fortuna per il prossimo anno, che già si preannuncia strabiliante con la presenza di nomi del calibro di Maria Pia De Vito, Trilok Gurtu, Andreas Schaerer e Brian Auger. Ma per l’ultimo appuntamento della attuale stagione ufficiale, che avrà una appendice di ben altri quattro interessanti concerti, si sono davvero superati, facendoci addirittura supporre di essere in possesso di poteri da preveggenti indovini; sì perché l’annunciato concerto, inserito da tempo in programma, faceva giungere per la prima volta in terra di Bari Cécile McLorin Salvant che altri non è se non la freschissima vincitrice del Grammy Award 2016 per il miglior album jazz vocale, un premio pienamente meritato, a dispetto degli appena tre dischi pubblicati e, soprattutto,"atto3" delle sue sole ventisette primavere. Fin da quando Cécile è apparsa sul palco del Teatro Forma, introdotta dallo splendido trio formato dall’ottima Renée Rosnes al piano, Rodney Whitaker al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria, ha immediatamente conquistato la sala con la sua grazia, probabilmente non scevra da una sana inconsapevolezza delle immense doti in suo possesso, per poi inondarla con le perfette note che sortivano da quell’orchestra che è racchiusa nella sua ugola.

Per Cécile i confronti con le Grandi del passato si sprecano, e confesseremo che anche noi, da sempre contrari a qualsivoglia ricerca di similitudine, non abbiamo potuto far a meno di credere di trovarci al cospetto talvolta della divina Ella Fitzgerald, talvolta della sublime Sarah Vaughan, altre volte ancora finanche dell’irraggiungibile Billie Holiday, tornate a cantare su questa povera terra per la sola delizia delle nostre orecchie e dei nostri cuori. Certo, a trarci in dolce inganno ci pensava anche la scelta dei brani inseriti in scaletta, tutta votata al repertorio classico, con evergreen quali “All or nothing at all”, “The gentleman is a dope”, cantata da Céline anche nell’ottimo album “Watt’sfirmato da Fred Nardin col Jon Boutellier 4tet, “All through the night”, “Easy to love” ed una fantastica versione della sublime “Every time we say goodbye"atto2"definitivamente perse e che, in connessione con una straordinaria capacità di improvvisare, ci facevano gridare al miracolo, sino a farci credere di trovarci di fronte al più grande talento mondiale di questi tempi bui che ci è stato dato in sorte di vivere. E se un piccolo dubbio offuscava immotivatamente di tanto in tanto la nostra certezza, ogni nebbia si è diradata quando Céline ha riguadagnato da sola il palco del Forma per il bis ed ha intonato, senza ausilio di strumenti e di amplificazione, quel “St. Louis bluesche fu cavallo di battaglia di Louis Armstrong ma anche di Bessie Smith, un altro idolo della giovane vocalist americana, e della stessa Billie Holiday; in quel preciso momento, ipnotizzati, incapaci di muovere un solo muscolo, abbiamo giurato eterno amore e fedeltà a Cèline, alla sua immensa Arte ed alla sua ugola d’oro.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.