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"fr"Ride bene… chi ride “sino” all’ultimo. Lo sanno bene gli spettatori che sabato 5 marzo hanno riempito le fila del Teatro Palazzo di Bari per salutare il one woman show dell’incontenibile Francesca Reggiani che ha fatto tappa nel capoluogo di regione pugliese con lo spettacolo “Tutto quello che le donne (non) dicono”.

Un quarto d’ora accademico di ritardo, giusto il tempo di dar modo agli ultimi arrivati tra il numeroso pubblico di prendere posto, e lo show della comica ed imitatrice romana ha preso l’avvio riuscendo a mantenere vivace l’attenzione divertita degli spettatori senza calo di toni lungo le due ore in cui si è esibita in compagnia dei suoi alter ego. Sul palcoscenico solo un leggio, una sedia e il telo/schermo bianco su cui hanno fatto la loro comparsa alcuni volti noti della storica galleria di imitazioni della Reggiani: dal ministro Boschi alla Meloni, da Federica Sciarelli a Carla Bruni. Non sono serviti altri oggetti di scena, è bastata la satira politica e di costume della Reggiani per riempire il palcoscenico. A finire nel mirino della comicità della mattatrice romana il vasto repertorio di abitudini e modi di pensare e vivere della nostra Italia in crisi, dalla vuota retorica politica del governo renziano, tra fallaci promesse di ripresa e fantomatiche conquiste, al rapporto conflittuale dell’italiano medio con gli standard di civiltà europei: le gravi difficoltà nel comprendere la corretta pratica della differenziazione dei rifiuti, le apparenti pari opportunità, la tendenza a concepire le leggi come se fossero “consigli” e non doveri. Lo show della Reggiani è satira allo stato puro, quel tipo di comicità intelligente che provoca grasse risate proprio attingendo situazioni e"fr3" quadri di vita dalla realtà, perché non è necessario ricorrere ad altra fonte che questa per trarne sketch che coinvolgano l’ilarità di tutti. Un meccanismo comico che potrebbe apparire semplice nella sua esecuzione ma che dimostra, invece, tutta la maestria di una mattatrice di professione come la Reggiani nel riuscire nell’ardua impresa di capovolgere situazioni abituali e scomode, generalmente oggetto di discussione, per renderle materia di una divertita riflessione. C’è l’italiano vittima dei centri commerciali e degli outlet che negli ultimi anni si è riscoperto filo-svedese grazie alla catena Ikea, nuovo parco divertimenti per il cittadino medio che, non avendo denaro per permettersi una vacanza, emigra nei famosi store d’arredamento munito di passaporto per avere l’impressione di essere emigrato per qualche ora all’estero. C’è l’italiano che lavora sodo senza essere retribuito e che non è più in grado di “permettersi” un lavoro perché divenuto ormai un bene di lusso per cui si investe senza guadagnare. C’è l’italiano plasmato dall’era dei media e della filosofia De Filippiana che, dopo illuminismo, romanticismo e marxismo ci ha introdotti nell’era del ‘tronismo’, con schermi televisivi sempre più piatti perché sempre più vuoti di contenuti. C’è l’italiano che ritrova la sua ragione d’essere nell’ossessione per la cronaca nera e i delitti, l’italiano dipendente da social network e tecnologia perché solo invischiandosi negli affari altrui crede di poter comprendere meglio se stesso. E poi ci sono gli italiani che dovrebbero rappresentarci attraverso le istituzioni: un ministro Boschi svampita e nient’affatto modesta o una Giorgia "fr2"Meloni emblema della donna forte perché coatta e irascibile. Ci sono tutti questi stereotipi ancora saldamente e realmente legati all’immaginario dell’italiano medio nello show della Reggiani, tutte facce di una stessa medaglia.

Due ore trascorse piacevolmente ridendo con consapevolezza di quel circo degli orrori e degli errori in cui è possibile riconoscere un’Italia che a dire delle istituzioni è in corsa verso epocali cambiamenti ma che, in fin dei conti, non sembra poi così diversa da vent’anni fa, con la mafia che la fa ancora da padrona nel Mezzogiorno e le contraddizioni che da sempre sono il terreno più fertile su cui piantare nuove leggi e provvedimenti che cresceranno come erba marcia. Lo show della Reggiani si conclude non con un ‘bis’ ma con un inaspettato ‘tris’ che ha regalato un’ultima fragorosa risata agli spettatori quando, mentre si apprestavano a lasciare il teatro, si sono visti risbucare la testa della comica romana dal sipario per reclamare alla regia luce dietro le quinte. “Sembra di stare su Scherzi a Parte” ironizza la comica. Piccoli problemi tecnici ci sono stati lungo tutto il corso dello spettacolo, tanto da chiedersi se rientrassero nel meccanismo comico innescato"fr4" dalla Reggiani o fossero reali. Probabilmente è proprio in questo che si manifesta tutta la maestria di una show woman che non si tiene nulla e le “dice proprio tutte” senza filtri ma al tempo stesso senza mai peccare di volgarità: nel riuscire a ribaltare la realtà in un divertente gioco di specchi e riflessi che almeno per un paio d’ore ci facciano prendere meno sul serio quel magma grottesco che si chiama ‘vita di ogni giorno’, facendocene ridere bene… sino all’ultimo.

Il prossimo appuntamento con la programmazione teatrale del Teatro Palazzo è fissato al 23 aprile con lo spettacolo "La Regina Dada" del pianista Stefano Bollani e dell’attrice Valentina Cenni. Biglietti in vendita sul circuito Bookingshow – www.bookingshow.com – e al botteghino del teatro (info: info@teatropalazzo.com).

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.