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"a"Dai quiz ai reality, dagli show canori ai cosiddetti programmi "contenitore", dalle gag agli sketch, non c’è cosa che passi in tv che non sia frutto della creatività e del pensiero degli autori, a prescindere dai generi. E, proprio in virtù del fatto che ogni programma deve rispettare determinate regole per poter essere messo in onda, è giusto che l’apporto creativo di chi fornisce contenuti venga riconosciuto e tutelato. Sono alcune delle tematiche emerse nell’ambito del Convegno Autori e Format, organizzato a Roma da Anart (Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi) con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulle prospettive e le criticità del lavoro degli autori nei settori radio, tv e web in Italia, ma soprattutto di stimolare il dibattito sulla possibilità di includere tra le opere tutelabili dalla Siae anche i format.

Fulcro del dibattito (che ha coinvolto molti autori ed esperti del settore, ma anche numerosi studenti interessati a lavorare nel settore audiovisivo come creatori di contenuti) due questioni: da un lato la professionalità imprescindibile di chi scrive format, dall’altro la mancanza di regole certe e condivise sull’attribuzione di diritti d’autore e sul piano contrattuale e previdenziale."a2"

"Esiste un pregiudizio culturale, ma dietro l’ideazione di un gioco, un reality, un coaching, uno show canoro c’è un enorme lavoro di scrittura e di preparazione compiuto dagli autori. Come si giustificherebbe altrimenti il business che questi format attivano quando vengono comprati, ceduti, noleggiati a caro prezzo, e le cause per plagio, quando vengono copiati in toto o in parte? – ha sostenuto Linda Brunetta, presidente Anart e presidente Commissione Dor-Siae – Nasce il sospetto che il lavoro degli autori venga sottostimato al fine di concedere loro la giusta quota di diritti e per poter disporre delle loro opere".

Al di là della mancata considerazione di un prodotto dell’ingegno, quello che potrebbe apparire superficialmente solo come un problema tecnico è in realtà soprattutto un tema economico: sia perchè le risorse in ballo nell’industria dello spettacolo sono ingenti, sia "a3"perchè sarebbe auspicabile, per uno sviluppo maggiore del settore, che autori e produttori si proponessero all’estero come esportatori di contenuti, e non solo come importatori. Di certo a un occhio attento non sfuggirà che gran parte dei programmi italiani sono frutto di format stranieri: tuttavia va sottolineato che quegli stessi programmi non potrebbero andare in onda senza il lavoro degli autori, che li "cuciono" addosso alle abitudini del pubblico adattandoli al nostro Paese. Il problema è che ora appare "troppo rischioso creare un programma se la propria idea originale è scarsamente tutelata – ha proseguito Brunetta -. Bisogna invertire la tendenza che vede predominare i format stranieri, perchè anche noi italiani sappiamo essere creativi".

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.