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"tz"We must challenge our awareness and perception through vibrations that we understand as Music! Life is in constant evolution around us. Can we acknowledge the deep genetic voices in our sub-conscious; there to help us develop ourselves, tuning us in with life and helping us navigate a new multi-dimensional terrain? Yes! A new sonic language is imminent. Look around our planet at the popular uprisings occurring, in full swing with the "information age". It is obvious that there is an opening underway.”

Queste magnifiche quanto profetiche parole, che appaiono sul sito di Joe Bowie per illustrare il progetto “BBRT New Language”, ci sembrano le più appropriate per descrivere l’instancabile lavoro di Gianluigi Trevisi e delle belle menti che ogni anno creano il Time Zones, la rassegna barese che il mondo ci invidia, perché è soprattutto grazie alle scelte che ci sono state proposte nel corso di questi primi trent’anni di vita del festival "sulla via delle musiche possibili" che siamo riusciti a sfidare la nostra – spesso stantia – nozione di musica, sollecitando la nostra stessa percezione ad essere in costante evoluzione; tentando di spiegarci con una metafora, diremo che noi in Time Zones abbiamo sempre riconosciuto un po’ un nostro fratello maggiore, quello che tornava da chissà quale viaggio in uno sperduto luogo della terra e portava con sé dei vecchi vinili"tz2" da cui scaturivano suoni mai ascoltati, anzi mai nemmeno immaginati dai nostri ristretti padiglioni auricolari, che divenivano immediatamente la colonna sonora delle nostre giornate. Praticamente tutte le strade della musica sono state percorse: strade spesso impervie ma sempre assolutamente interessanti e stimolanti, tanto più quando ci conducono ad un bivio o, meglio, sino ad una linea di frontiera su cui fare confluire ed incontrare mondi apparentemente lontani ma che riescono, quasi magicamente, a convivere alla perfezione. È quel che è accaduto nella prima serata di questa edizione 2015, quando sul palco del sempre accogliente quanto perfetto acusticamente Auditorium Showville si sono riunite le due formazioni che avevano dato vita a due applauditissimi set. Ma procediamo per gradi.

Ad aprire le danze erano stati i riconosciuti mostri sacri che si nascondono sotto l’acronimo BBRT, che altri non sono se non Joe Bowie al trombone, Jean Paul Bourelly alla chitarra, Jamaladeen Tacuma al basso, unitamente alla – talvolta ingombrante – presenza del dj Gea Russell. A parlare per loro ci pensavano i luminosissimi curricula vitae: Bowie, fratello di Lester, ha fondato i gloriosi Defunkt, mentre Bourelly e Tacuma hanno collaborato rispettivamente con gente del calibro di Miles Davis ed Ornette Coleman, tutte grandi esperienze che senza dubbio confluiscono, ma senza mai prendere il sopravvento, in questo New Language, in questa ricerca "tz3"sonora incentrata su di un iniziale groove molto funky in cui i quattro si integravano per poi lanciarsi, come fossero equilibristi senza rete, in un suono avanguardistico e caleidoscopico che, comunque, non era dimentico delle buone vecchie lezioni del free jazz; il risultato, elettrizzante seppur un po’ ripetitivo, stimolava il folto pubblico che si lanciava in vere ovazioni, invero non sempre comprensibili.

Tutt’altra musica all’arrivo sul palco di Nicola Conte e dei suoi Combo, la straordinaria formazione del musicista e producer barese che annovera, oltre allo stesso Conte alla chitarra, la splendida Zara McFarlane alla voce, Daniele Tittarelli al sax alto, Francesco Lento alla tromba, Pietro Lussu al piano, Luca Alemanno al basso, Marco Valeri alla batteria ed Abdissa Assefah alle percussioni, e che, pur non tentando in alcun modo di nascondere i riferimenti stilistici, è riuscita a creare un proprio personalissimo stile, perfezionando la commistione tra sound vintage, soprattutto il magnifico jazz anni ’60, e sonorità contemporanee, accattivanti ed avvolgenti, che soprattutto ci conquista ad ogni nuovo ascolto live, come è accaduto anche al Time"tz4" Zones con Conte che, da par suo, sembrava godersela anche solo a dare un’occhiata alla sua band. Ecco, senza voler sminuire il valore del Conte-esecutore, possiamo affermare che, ai nostri occhi, Nicola è soprattutto uno straordinario direttore d’orchestra, di certo unico nel suo genere, un maitre à penser che ha tracciato un solco, ha disegnato, progettato ed infine realizzato una nuova strada per la composizione jazz, tracciando un immaginifico crocevia ove la musica del passato, del presente e del futuro potessero finalmente confluire, incontrarsi e riconoscersi. E vien da sé che un luogo di tale indiscussa bellezza potesse perfettamente accogliere i profetici passi di Bowie, Bourelly e Tacuma per eseguire alcuni brani, tra cui abbiamo apprezzato una convincente versione della sublime “Sometimes I feel like a motherless child”, in un finale che aveva tutte le doti delle migliori jam session, talmente trascinante da far saltare in piedi tutti i presenti.

Time Zones 2015 è iniziato.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.