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"Manfredi-Perego1"Dal 4 settembre al 15 settembre 2015 l’associazione Danza Urbana di Bologna diretta da Massimo Carosi ha riproposto il Festival Internazionale di Danza nei Paesaggi Urbani giunto alla diciannovesima edizione, con un’offerta di ben dodici giorni di spettacolo dal vivo e un fitto calendario di eventi e progetti di artisti italiani e internazionali.

La danza popola gli spazi più diversi della città, da piazze a musei, da strade a quartieri, da teatri a centri culturali, da chiese a cortili, generando un tableau vivant di corpi che si intrecciano seducendo un pubblico sempre più ampio. Si spazia dalla danza performativa del CollettivO CineticO alla street dance con sfumature contemporanee di Manfredi Perego, dai progetti speciali itineranti di Leonardo Delogu alla danza come gioco dentro spazi multiculturali dell’artista turco-canadese Nejla Yatkin,  dagli sguardi alla scena coreutica internazionale di Masdanza Platform alla danza “linea-re” di Cyndy Van Acker, solo per citare alcuni nomi.

Lo scardinamento di ogni limite visivo nello sgretolamento della quarta parete teatrale, traccia traiettorie alternative dentro una nuova logica di fruizione dello spettacolo dal vivo. Spazi-involucro contenitori di arte-vita ripropongono una trama fitta di relazioni attraverso l’uso del linguaggio del corpo. Siamo all’apice della riscoperta del corpo, dell’habitat umano e degli individui come molecole di un reticolo di flussi di energia interscambiabile."d"

Quest’anno il festival ha posto l’accento sul concetto della “città infinita” ridisegnata e rivissuta attraverso la danza, rovesciando le prospettive da cui siamo abituati a guardare la realtà e a vivere la città. Nel corso della conferenza d’apertura dal titolo “Visione Periferica” e curata dal critico toscano Andrea Nanni, il discorso ha aperto più squarci di riflessione, partendo da un approccio multidisciplinare che chiamava in causa l’architettura, la sociologia e l’arte. Il filo conduttore è il rapporto e la distinzione tra centro e periferia di una città. E’ ancora possibile parlare di centro e di periferia? Destrutturando e decostruendo le vecchie convinzioni, questa distinzione non esiste più o perlopiù non dovrebbe esistere: si dovrebbe procedere verso una nuova idea di città senza limiti. “Se non ho un centro, non ho un limite” afferma l’architetto Massimiliano Casavecchia nel suo intervento rivalutando la vecchia periferia come luogo di plasticità, di contemporaneità e di laboratorio incessante, spostando l’attenzione verso nuovi e plurimi centri. Illuminante l’intervento del sociologo Stefano Laffi che identifica la città come spazio definito dal vissuto e dalla biografia delle persone, andando a sradicare l’idea del “destino funzionale” di una città e avanzando l’ottica visionaria e all’avanguardia di un futuro da creare e non da prevedere: “occorre de-saturare gli spazi per liberare creatività”. Poetico lo sguardo dell’artista Leonardo Delogu – che si presenta quest’anno al festival con il progetto itinerante “Moto Celeste”- con la sua idea di città come corpo e come rapporto corpo-paesaggio in un percorso verso il “non so dove”. Tra centro e periferia c’è uno spazio fisico e non uno spazio vuoto.

"CollettivO-CineticO1"Il festival si è aperto il 4 settembre con “Age” del CollettivO CineticO, spettacolo vincitore di ben due premi (Ripensando Cage e Premio Jurislav Korenìc – Sarajevo). Una sfida tra gli artisti e il pubblico che sperimenta i tempi di reazione fruitiva dello spettatore. La reiterazione di uno stesso meccanismo riproduce sul palco un vero e proprio performance texte dall’impatto forte e concreto. Un testo proiettato sulla parete di fondo della Chiesa di San Mattia e suddiviso in tre capitoli – Esemplari, Addestramento e Formazione – contiene le istruzioni  da far eseguire a un gruppo di nove danzatori-performer adolescenti (davvero sorprendenti!). Il risultato è quello di una drammaturgia densa, imperante e sempre più materica, che fa leva sulla messa in scena del concetto di performer di derivazione tipicamente Novecentesca. Gli Esemplari sono dei personaggi-tipo che possiamo incontrare nella vita di ogni giorno, catalogati secondo schemi di comportamento e aspetto dentro un tempo-limite scandito con precisione da un ring. L’elemento interessante è la capacità dello spettacolo di riuscire ad anticipare/prevedere l’immaginazione dello spettatore rispetto a determinati canoni/concetti universali. “Age” è uno spettacolo originale, che strappa sorrisi, ma che a volte ahimè si appiattisce, generando percorsi di pensiero circolari e con pochi spunti evasivi.

Il 9 settembre è stata la volta dello spettacolo “Helder al Parco del Cavaticcio, con le "Cindy-Van-Acker1"coreografie di Cindy Van Acker e l’interpretazione di Stèphanie Bayle. Si tratta di una danza interiore che partendo dalla lentezza di micro-movimenti alla Myriam Gourfink  originati dal centro del corpo, si destruttura in un movimento di linee alla ricerca di nuovi centri. L’automatismo naturale del movimento sprigiona una linfa vitale dai connotati magici in cui la danzatrice sembra non muovere alcun muscolo per raggiungere il risultato finale. Cambiamenti di peso, intensità e vettorializzazione delle forze viaggiano verso nuove condizioni di stabilità. La sospensione a mezz’aria di un corpo che gradualmente viene sottoposto a un body painting modellatore che influisce sull’empirismo della visione, genera la metamorfosi degli effetti ottici. Di sicuro uno degli spettacoli più interessanti per una delle personalità più intriganti della scena della danza europea. L’incontro con Van Acker è stato affiancato anche da un percorso parallelo con il progetto “Films 6/6 realizzato da Orsola Valenti e presentato al Mambo di Bologna. Il ciclo filmico ricostruisce il lavoro di sei assoli – tra cui quello di Van Acker – nel rapporto tra danza e cinema, realtà e finzione in una prospettiva semiologica.

"Masdanza-Plataform1"Nel contesto di Masdanza Plataform, il progetto che presenta artisti emergenti che hanno preso parte al Festival Internacional de Danza Contemporanea De Canarias, è spiccato lo spettacolo “Between Us” con le coreografie di Gil Kerer. Qui la lente d’ingrandimento è posizionata sulla verità autentica di un rapporto a due. Un dialogo tra due corpi (Gil Kerer e Ayala Frenkel) che si incontrano e scontrano in una coreo-relazione senza metafore, ma diretta e palese. La vibrazione delle sensazioni varca i codici imposti, si sprigiona senza filtri dentro uno spazio che diventa intimo e condiviso col pubblico grazie alla dinamica del contatto, assumendo ritmiche sempre più travolgenti.

Questa ultima edizione del festival ha cercato di coinvolgere più pubblici possibili, attraverso un’estensione della mappatura degli spettacoli in zone anche più distanti dal “centro” in senso lato. Tuttavia si riconferma come una rassegna più d’ “élite” e per un pubblico di appassionati. La danza in questo dialogo infinito e poetico con gli spazi, riesce sempre ad avere un risvolto universale che smuove gli animi e invita a uscire da schemi precostituiti di pensiero.

 

 

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.