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"deg1"Sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare, accompagnarti per certi angoli del presente che, fortunatamente, diventeranno curve nella memoria quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

Le curve della memoria – è notorio – sono spesso tracciate su terreni impervi, talvolta impraticabili; a volerle solcare, a volerci ostinatamente tornare a viaggiare, finanche provando ad accelerare, c’è il rischio di farsi male, e molto, a meno che non si possa contare su di una guida esperta, un uomo di illimitate ed incontestate doti che, nel nostro immaginario, si è sempre collocato al pari di un amico di vecchissima data cui non abbiamo mai avuto alcuna remora nell’affidare tutte le nostre più intime sensazioni, speranze e disillusioni, viaggi e miraggi, sogni e bisogni, in poche parole la nostra stessa vita. Noi, in tali frangenti, non sapremmo immaginare conducente migliore di Francesco De Gregori, motivo per cui siamo accorsi alla corte dell’incontrastato Principe della canzone italiana, giustamente materializzatasi nel Fossato del Castello di Barletta, nella speranza di poter rinnovare un ritorno al futuro che potesse donare nuova linfa alle nostre atrofizzate coronarie.

Ebbene così è stato, perché quello che si agitava come un ossesso sul palco era il De "deg2"Gregori che vorremmo sempre vedere e, soprattutto, sentire, tirato a lucido, gran maestro di cerimonie di una serata memorabile, a capo di una grandissima band di ben dieci elementi, oliata come il meccanismo perfetto del miglior orologio, impegnata per due ore di grande, a tratti sublime, musica. Le esecuzioni dei brani hanno ritrovato quasi sempre la loro veste più classica, a dispetto dell’ormai fantomatico bisogno di nuovi arrangiamenti in passato sventolata dal nostro, e la circostanza non poteva non trovarci più che consenzienti, dato che noi siamo sempre stati convinti assertori della possibilità che questa storia della “voglia di cantare da solo” sia cominciata quasi per gioco, con il recondito desiderio di prenderci tutti per i fondelli, poi la cosa è stata travisata e si è creata la leggenda del De Gregori scorbutico (noi, che abbiamo avuto in passato l’onore di scambiarci qualche battuta, vi assicuriamo che è cortesissimo e simpaticissimo); oggi Francesco manifesta, semmai, una gran voglia di riappropriarsi in modo pieno e maturo del suo incommensurabile bagaglio artistico, come evidenziato dal suo più recente magnifico doppio album “Vivavoce”, che lui stesso ha definito “il disco che avevo in mente da una vita, un disco di cover di me stesso”.

"deg3"Nella scaletta della tappa barlettana, nata sotto l’egida della Delta Concerti, affiorano molti titoli presenti nella tracklist dell’ultimo prodotto discografico, quali “Il canto delle sirene”, la splendida “Atlantide”, “La leva calcistica della classe ‘68”, “Generale”, “Niente da capire”, “Caterina”, “Vai in Africa, Celestino”, “Rimmel”, “Viva l’Italia”, una doppia versione di “Buonanotte fiorellino”, l’impareggiabile “La donna cannone”, in sublime versione per voce, piano e violino, assieme ad un bel po’ di altre gemme, tra cui la bellissima “Falso movimento”, che chiudeva “Sulla strada”, l’ultimo cd di inediti del 2012, una divertente e divertita rivisitazione di “A chi”, imperturbabile hit del buon Fausto Leali, ed anche una coinvolgente versione de “Il bandito e il campione”, in questo tour eseguita in duo con l’autore, quel tale Luigi Grechi che – non tutti sanno – all’anagrafe è Luigi De Gregori ma che, a seguito dello straordinario successo ottenuto dal fratellino Francesco, che lui stesso aveva trascinato al Folkstudio di Roma quasi obbligandolo ad esibirvisi, si è visto costretto ad appropriarsi del cognome della madre a fini artistici.

Certo, alla fine qualcuno tra il foltissimo pubblico è amareggiato per l’assenza di “Pablo”, "deg4"“La storia”, “Alice”, “Compagni di viaggio” o l’irraggiungibile “Pezzi di vetro”, invero una delle meno eseguite dal vivo, che di certo troverà posto nella serata celebrativa della pubblicazione di quell’incontestato caposaldo che è l’album “Rimmel” che si terrà il prossimo 22 settembre all’Arena di Verona e che vedrà la presenza di fior fiore di ospiti, tra cui il buon Ligabue, ormai quasi un sodale del nostro. Ma tant’è, va bene così; del resto, fermatevi un attimo a riflettere sull’impressionante repertorio di capolavori che Francesco detiene nel suo carnet e provatevi a farne venire fuori la scaletta di un concerto, facendo delle obbligate scelte, scartando questa e aggiungendo quell’altra: noi ci abbiamo provato e stiamo ancora impazzendo sul nostro foglietto, ormai completamente scarabocchiato. Ma non vi è problema: troveremo il nostro pezzo del cuore quando torneremo ad ascoltare dal vivo Francesco, perché noi non mancheremo l’appuntamento. Alla prossima Principe. Ad maiora.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.