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"biondi"Con Mario Biondi è sempre così: pur cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia mai. Ed il risultato è un inconfutabile, incontestabile, innegabile trionfo. L’ultima volta che il soul singer italiano per eccellenza era stato a Bari fu – se non ricordiamo male – al Teatro Petruzzelli per far registrare, alla guida di una band stratosferica, pregna dei migliori solisti soprattutto in area jazz, due sold out da primato, i primi nel nuovo Politeama. Da allora un po’ d’acqua è passata sotto i ponti e Mario ha continuato a sfornare album di successo, l’ultimo dei quali, “Beyond”, è uscito una ventina di giorni fa, indicando una nuova vena musicale, più diretta rispetto al passato; sia chiaro, il marchio di fabbrica, la poderosa miscellanea di soul, jazz e funky, è sempre lo stesso, ma già ad un primo ascolto si comprende la voglia di arrivare immediatamente alla mente ed al cuore del pubblico, senza filtri, senza artifizi, con maggiore libertà rispetto al passato e con un suono che porta con sé una rigeneratrice ventata di freschezza, prova ne sia che, per attuare sino in fondo il suo progetto, Biondi giunge sino alla rinuncia della citata band, scegliendo di attorniarsi ed avvalersi di nuove forze che rispondono al nome di Federico Malaman al basso, Massimo Greco alle tastiere, David Florio alle chitarre, percussioni e fiati, Fabio Buonarota alla tromba, Marco Scipione ai fiati, Alessandro Lugli alla batteria. Idea coraggiosa ma che avrebbe quanto meno fatto supporre un iniziale raffreddamento da parte degli ascoltatori, soprattutto nei live: niente di più sbagliato se dobbiamo dar credito alle scene di vero tripudio cui abbiamo assistito in uno straripante TeatroTeam di Bari – biglietti esauriti già da tempo – per l’unica data pugliese – ma ne è già annunciata un’altra in agosto a Lecce – di questo nuovo tour. E Biondi risponde a tanto affetto regalando una prova maiuscola, dando fondo ad ogni sua risorsa in ognuno dei ventiquattro brani in scaletta, in cui, come è giusto che sia, c’è molto materiale dell’ultimo lavoro discografico, concentrato nella seconda parte del concerto, ma anche del precedente “Sun”, senza naturalmente dimenticare i successi, tra cui spunta una convincente versione di “My girl” dei Temptations, come “Rio de Janeiro blues”, A handful of soul”, “Ecstasy”, “Be lonely” e, ovviamente, quella “This is what you are” che – crediamo – farebbe saltare su a ballare anche i cadaveri, sempre egregiamente supportato non solo dai suoi nuovi musicisti ma anche dalla piacevole presenza delle sorelle Romina e Miriam Lunari, ai cori ma anche e soprattutto alle conturbanti coreografie. Eppure – inutile nasconderselo – è il cantante catanese la vera ed imprescindibile star; la sua cifra stilistica appare assolutamente unica almeno quanto la sua caldissima voce, anche se lui sembra non curarsene, quasi ne fosse inconsapevole, gigioneggiando e giocandosela alla grande come sempre, dimostrando innata spontaneità, che lo fa giungere finanche a salutare il grande Agostimo Marangolo e la nostra Serena Brancale presenti in sala, infarcendo i suoi interventi con genuina verve e candida simpatia che, unite al suo caratteristico movimento dinoccolato da ragazzone per bene, ci fanno venire in mente il più amato – da noi almeno – degli eroi dei fumetti: non Super Mario, no, bensì il mitico Pippo o, sarebbe meglio dire, Super Pippo, dato che anche Biondi ha una capacità salvifica, un talento naturale con cui aiuta il mondo a superare i problemi, a vivere meglio, a sentirsi bene. Ed è un potere presente esclusivamente nella sua musica.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.