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"1"Un Teatro Forma in sold out ha accolto, ieri sera, il debutto di “Quale sconfinata tristezza… Salomè”, lo spettacolo incentrato sulla vicenda della principessa giudaica sapientemente diretto da Adele Dentice. Originale ed intensa la chiave di lettura scelta dalla regista pugliese per raccontare dell’ “eterna adolescente” preda di un amore che la spinge alla follia per Giovanni Battista. La Salomè della Dentice è una donna in balia delle sue passioni, come nell’eterna danza che è “la sua maledizione”. Una ragazza strappata alla sua adolescenza per essere fagocitata da un mondo adulto meschino e famelico dove i piaceri della carne e la sete di potere la fanno da padrona. Una Salomè che di quella giovinezza conserva la forza attrattiva di una bellezza ammaliante che diventa tormento per le due figure maschili che la accompagnano sul palco: Giovanni e lo zio di lei, il re marito della madre. Salomè è circondata da amanti e ricchezze eppure le sfugge l’unico oggetto dei suoi desideri: Giovanni che ha deciso, invece, di votarsi a Dio. Proprio dalla frustrazione per questo rifiuto si genera e alimenta quella “sconfinata tristezza” che a Salomè non darà più pace, perlomeno sino a quando le ombre che si affollano nella sua mente non le faranno perdere il senno.

A condividere la scena quattro personaggi, ognuno protagonista del suo dramma "2"personale fatto di un eterno dissidio tra il bene e il male, “nessuno innocente ma nessuno totalmente colpevole”. Due figure femminili e due maschili travagliate da sogni che si rivelano incubi e per loro un’eterna dannazione: la Salomè vittima del suo furor d’amore e dei piaceri della carne, il Giovanni Battista conteso tra una passione terrena e il suo voto a Dio che provoca in lui una coscienza infelice, la regina vittima e carnefice della sua brama di potere e un re altrettanto prigioniero dei suoi vizi. Due adulti e due giovani che si rincorrono senza mai riuscire ad incontrarsi, neanche attraverso la parola, perché gli unici dialoghi possibili sembrano essere le sorde accuse che si rivolgono l’uno contro l’altro e l’alterco con la voce fuori campo, “saccente e mistificatrice”, che, come se fosse una sublime forma di coscienza super partes, costringe ciascun personaggio a fare i conti con le proprie colpe e debolezze. Pur trovandosi l’uno davanti all’altro non c’è dialogo tra le quattro figure presenti in scena. Le loro stesse parole si trasformano in sfoghi soffocati in dialoghi che nessuno ascolterà, se non il loro stesso subconscio, l’unico vero detentore della realtà dei fatti. In un complesso gioco di ombre e riflessi, i quattro protagonisti si alternano sul palco sfiorandosi appena senza mai afferrarsi.

"7"A scandire lo spettacolo degli incisivi intermezzi di danza sulle splendide musiche preparate per l’occasione da Luigi Morleo perché, quando la parola sembra essere insufficiente a dar voce ai moti del proprio intimo, interviene allora il linguaggio del corpo. A danzare sono le passioni e i tormenti degli stessi personaggi, nelle accurate coreografie allestite da Giusy Colamartino. Minimali le scelte inerenti la scenografia che, nel suo complesso, risulta abbastanza scarna. Quando, infatti, si apre il sipario ad apparire sono solo due sedie e due pannelli dietro i quali possono trovar rifugio le ombre dei protagonisti. I costumi sono, invece, moderni andando a sottolineare come si tratti di una rivisitazione in chiave moderna di un dramma quanto mai attuale, non a caso la Salomè della Dentice indossa un chiodo e degli stivaletti in pelle. Lo spettacolo si sviluppa in un continuo ed incessante crescendo sino al cruento finale, tenendo il pubblico col fiato sospeso sino a quegli ultimi respiri affannati poi spentisi nel silenzio dei corpi giacenti di quell’eterna adolescente e di Giovanni che, solo allora, riescono finalmente a trovarsi in una conclusiva stretta mortale.

Quando il sipario cala, al termine della rappresentazione, scroscianti applausi da parte "3"della platea danno il loro beneplacito a questo debutto che non ha deluso le aspettative dei presenti, regalando una serata che è stata il segno tangibile di come, nella realtà barese, ci siano ancora forze culturali in grado di raggiungere ottimi risultati. Sarebbe proprio il caso di dire: “buona la prima!”.

Per info sulle successive repliche di “Quale sconfinata tristezza… Salomè” è possibile consultare la pagina web: www.facebook.com/pages/Compagnia-dei-Contrari/664406490331354.

 

Scheda tecnica

Quale sterminata tristezza… Salomè”, regia di Adele Dentice. Cast: Angela Borromeo (Salomè), Luca Amoruso (Giovanni), Tiziana Basili (La regina), Lorenzo Vicenti (Il re). Musiche originali di: Luigi Morleo. Coreografie di: Giusy Colamartino. Cantante e voce: Marica Lospalluti. Scenografie: Rosangela Finetti. Direttore artistico: Annamaria Cremone. Direttore di scena: Gianni Pantaleo. Danzatori: Roberta Catacchio, Carlos Martinez, Karen Albonetti, Claudia D’Acquisto, Claudio Vitale, Antonella Zaza.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.