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"mannoia"“Io ti verrò a cercare, io ti verrò a parlare e griderò al mio cuore perché tu possa sentire”.

Ed a sentire Fiorella Mannoia al Teatroteam di Bari eravamo davvero in tanti per questo amarcord di emozioni, il racconto di quasi quarantasette anni di carriera in quello che sembra il suo never ending tour, in realtà nato nel 2014 per promuovere l’album “Fiorella”, un’antologia in due cd nata per festeggiare le sessanta primavere (non sveliamo alcun mistero: è lei a ricordarlo anche durante il concerto) della cantante romana.

Accompagnata da una band di tutto rispetto, che annovera Carlo Di Francesco alle percussioni, Davide Aru alle chitarre, Luca Visigalli al basso, Fabio Valdemarin al pianoforte, Diego Corradin alla batteria, Clemente Ferrari alle tastiere e alla fisarmonica, Fiorella si offre al suo pubblico finalmente senza ritrosie e tentennamenti, completamente, desiderosa di raccontarsi per rivivere e festeggiare a contatto col suo pubblico le tappe più importanti della sua carriera; eppure sul palco non c’è solo la Fiorella Mannoia cantante, ma semmai la donna, l’amica della porta accanto che sa anche improvvisarsi show woman, come quando si abbandona a continui cambi d’abito ispirati ai diversi stili adottati nel tempo. E non sono solo canzoni quelle con cui si descrive, ma tante, tante parole, quante non gliene avevamo mai sentite pronunciare.

Una voce perfetta con quel timbro particolare, un’eleganza ipnotizzante, una chiarezza impeccabile, sul palco c’è passione, sentimento, partecipazione.

Il concerto si apre con Un bimbo sul leone che Fiorella cantò al suo esordio ufficiale al Festival di Castrocaro del 1968, quando, a soli 14 anni, propose la sua versione del brano di Adriano Celentano. E si continua a viaggiare con l’esordio a Sanremo del 1981 con Caffè nero bollente, con Come si cambia (Sanremo 1984), primo brano dal testo impegnato, dove la voce di Fiorella si confonde con quella del pubblico che da quel momento l’accompagnerà. Fiorella non ha mai avuto il “complesso delle cover” e lo dimostra nella sua versione di Amore bello di Claudio Baglioni. Quello che le donne non dicono, scritta per lei da Enrico Ruggeri, ha segnato uno dei momenti più emozionanti della serata, il primo di una lunga serie donati al pubblico barese.

"mannoia1"Particolare importanza è il rapporto con i grandi autori che vedono in Fiorella l’interprete ideale dei propri brani, come appunto Enrico Ruggeri, autore anche de “La giostra della memoria”, canzone dedicata al rapporto con i genitori, ed Ivano Fossati, autore di “Le notti di Maggio” e “C’è tempo”.

Ma in questo tour la Mannoia ha deciso di omaggiare non solo i cantautori con cui aveva direttamente collaborato, ma anche quelli che l’hanno segnata con la loro musica; ascoltare “La stagione dell’amore” di Franco Battiato, “La storia” di Francesco De Gregori e “Boogie” di Paolo Conte dalla sua voce ha suscitato vibranti sensazioni, chiudendo la prima parte del concerto.

L’omaggio di Fiorella a due grandi artisti scomparsi come Enzo Jannacci con “Messico e nuvole” e Pino Daniele con “Senze ‘e te” apre la seconda parte dello spettacolo ed il forte impatto emotivo tocca le corde del cuore dei presenti che salutano in piedi e con un lungo applauso i grandi artisti scomparsi. Il viaggio continua con “Mimosa” di Nicolò Fabi, “La paura non esiste” di Tiziano Ferro, che Fiorella dedica a tutte le donne vittime di violenza invitando le presenti a “non essere più crocerossine”, per poi proseguire con “In viaggio”, canzone scritta di suo pugno e dedicata ai figli che emigrano, “Cercami” di Renato Zero e “Sally” canzone che Vasco Rossi ha “inconsapevolmente” scritto per lei. Con “Io non ho paura “ del 2011 e “Le parole perdute”, unico inedito dell’ultimo album “Fiorella”, si chiude il concerto. Il ritorno sul palco per il bis si apre con “La casa in riva al mare”, omaggio al grande Lucio Dalla, seguito da “Via con me” di Paolo Conte, con Fiorella che scende in platea per ballare tra la gente. L’ultimo brano con cui Fiorella e la sua band salutano il pubblico è “Il cielo d’Irlanda” di Massimo Bubola. Un trionfo.

Foto di Oronzo Lavermicocca

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.