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Probabilmente quando gli angeli nel loro consesso glorificano Dio suonano Bach. Ma sono certo che nella loro intimità suonano Mozart.” [Karl Barth]

In quanti modi si può assistere ad un capolavoro della portata de Il flauto magico (Die Zauberflöte – K 620)”, singspiel (termine che significa letteralmente “canto e recitazione”) in due atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Emanuel Schikaneder e Karl Ludwig Giesecke? A voler dare giusto credito alle parole di Richard Wagner in uno solo: Se volessimo giudicare con correttezza e goderci in pieno Il Flauto Magico, dovremmo metterci nelle mani di uno di quegli spiritisti che vanno così di moda e farci trasportare al Theater auf der Wieden, nell’anno in cui l’opera venne rappresentata per la prima volta. Quella versione superò in tal misura le aspettative che non si parlava più di un "individuo", ma della musica di un "genio" completo e sorprendentemente nuovo.”; ebbene, ci dispiace dissentire dal giudizio dell’illustre Maestro ma, data anche la temporanea impossibilità di essere teletrasportati tra il pubblico di quella lontana serata, noi crediamo che un’altra possibilità ci sia, potendo da oggi affermare, senza tema di smentita, che la mitica rappresentazione del 30 settembre 1791 ha trovato degna erede in quella andata in scena nell’ambito della Stagione del Teatro Petruzzelli, una messa in scena che non tarderemo a definire sublime, ricca di effetti speciali, come accade per la prima apparizione della Regina della notte ovvero quando compare una vera colonna di fuoco in scena, e colpi di scena, con trovate degne dei Mummenschanz, ma anche di momenti di grandissimo pathos che si sciolgono in attimi di vivida bellezza, con le scene che diventano finanche degli enormi affreschi, così riuscendo esattamente a ricreare quella sublime magia forgiata da Mozart che, sentenziò Albert Einstein, “incanta un fanciullo, commuove l’uomo più indurito ed entusiasma il saggio”.

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La regia di Daniele Abbado, compiutamente calata nella modernità pur non disdegnando taluni riguardosi richiami alla macchina teatrale con cui lo stesso Mozart avrà dovuto fare i conti, è perfetta, frutto di una ideale commistione tra linguaggio cinematografico e teatrale, forte innegabilmente di un gusto e di una personalità assolutamente fuori dal comune, ma anche dell’esperienza che deriva dai passati allestimenti dell’Opera a Reggio Emilia e poi a Baden-Baden ed a Edimburgo, tutti firmati dallo stesso Abbado sotto l’amorevole direzione del mai abbastanza compianto padre Claudio, cui l’edizione del Petruzzelli è idealmente dedicata; l’ambientazione, grazie anche alle splendide scene di Graziano Gregori ed alle magnifiche luci di Alessandro Carletti, appare oltremodo suggestiva, spostata in un tempo senza tempo ed in una ideale Terra di mezzo che ha certamente una connotazione orientale, con molti richiami all’India soprattutto nei sontuosi costumi di Carla Teti, con largo uso della simbologia anche zen, scelta che ci riappropria della affermazione dello stesso Wagner per cui “l’opera si erge solitaria e non è possibile accreditarla a una qualsiasi epoca in particolare. L’eterno e il terreno si fondono, per ogni epoca e ogni popolo”. L’inappuntabile direzione del maestro Roland Böer ha poi esaltato le doti dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli ma anche di tutto l’eccellente cast, a partire da una strepitosa Regina della notte interpretata da Christina Poulitsi, eccelsa nella famosissima aria Der hölle rache kocht in meinem herzen (La vendetta dell’inferno ribolle nel mio cuore), e da una altrettanto efficace Pamina di Jacquelyn Wagner, cui non possono non aggiungersi il Sarastro di Dimitry Ivashchenko, il Tamino di Antonio Poli, presente nonostante un’improvvisa indisposizione, e soprattutto il Papageno di Alex Esposito, fantastico tanto nelle parti cantate quanto in quelle recitate, come anche assolutamente convincenti sono state le prove delle tre dame e dei tre genietti. E su tutti, e su tutto, la musica di Wolfgang Amadeus Mozart, impareggiabile, incomparabile, irraggiungibile, eterna, “paradisiaca”, come ebbe a dire Marc Chagall, pregna di voli pindarici, soprattutto dal punto di vista vocale, che raggiungono vette estreme ed, ora come allora, inesplorate.

 

In conclusione, se volete farvi un regalo di Natale in anticipo, non abbiate dubbi: accorrete al Petruzzelli e godetevi questo capolavoro. Auguri.

Si replica il 18, 19 e 22 dicembre.

Foto di Carlo Cofano

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.