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Tra il dire e il fare c’è di mezzo il Rio delle Amazzoni. Ed è un fiume grande, potente e sfiancante, quanto può esserlo il mare. E quanto il lavoro gigantesco di Giorgio Diritti, della sua troupe e della sua produzione per realizzare questo meraviglioso film. Il cinema italiano, supportato da tante società che credono in un progetto valido, può regalare emozioni uniche, come tanti anni fa (quasi ci siamo dimenticati quanti anni siano passati da “quel” cinema italiano). Mesi di preparazione e lavoro in Brasile immersi nell’Amazzonia, soprattutto a Manaus, dove la tua vita cambia, anche se stai girando un film. Diritti ci racconta di Augusta (Jasmine Trinca), una trentenne italiana nel pieno della sofferenza dopo avvenimenti che le hanno sconvolto la vita, che decide di andare in Amazzonia insieme a Suor Franca (Pia Engleberth), un’amica di famiglia. Augusta è persa, non sa cosa cercare e non sa in cosa credere. Sa bene che il dolore è dentro di sè e non serve andare a diecimila chilometri di distanza da casa per allontanarlo.
Qui si apre la grande riflessione sulla fede che fa Giorgio Diritti in questo film: il cattolicesimo delle famiglie borghesi italiane si contrappone in modo vigoroso con il cristianesimo delle favelas. Le sequenze in Trentino mostrano tristezza e anime vuote, nonostante gli ambienti borghesi benestanti, mentre il villaggio fatto di lamiere e mattoni è rigoglioso di allegria e umanità, nonostante la povertà totale in cui versano quelle persone. Augusta, appartenente ad una cultura dove spesso l’atteggiamento di chi segue la Chiesa è ormai distaccato dai reali valori cristiani, ha perso la fede. Nonostante la sua volontà di seguire Suor Franca, capisce che ciò che sta cercando non è nel messaggio della Chiesa, o qualcosa di venduto come tale. Le suore portano agli Indios il catechismo, le immaginette sacre, le canzoni da parrocchia…e Augusta non ci sta. Dice a Suor Franca che tutto ciò non serve a niente a queste persone. Gli Indios vedono ogni giorno il dittatore bianco che li espropria delle loro case, rade al suolo l’Amazzonia, compra i loro bambini e sfrutta le loro donne. Hanno bisogno di aiuto, sostegno, cibo, lavoro e, soprattutto, speranza. Allora Augusta vuole mettere le mani nel fango, vuole conoscere, vuole fare, vuole aiutare. Diventa così un’ incantevole sorella maggiore per tutto il villaggio, amata da tutti e comunque sostenuta dalla missione religiosa del posto. E non perde l’amicizia di Suor Franca, prende solo una strada diversa da lei. Dopo la rinascita dell’anima di una persona però, bisogna fare i conti con le difficoltà che arrivano inesorabili e crudeli nel piccolo villaggio brasiliano. Augusta è una donna semplicemente meravigliosa che si carica sulle spalle se stessa, un villaggio intero e poi tutti i problemi del mondo. La terza parte del film ci porta alla nuova solitudine di Augusta, tra introspezione e immagini quasi oniriche, in lotta con se stessa. Vincerà? Perderà? Al pubblico la sentenza.
Due cose impressionano più di tutte le altre in questo film: la dura contrapposizione tra l’Italia e la favela brasiliana e la bravura smisurata di Jasmine Trinca.
A Manaus si è scatenato l’istinto dell’attrice, che per mesi ha lavorato tra quelle persone ed è diventata una di loro, senza troppi tecnicismi e metodi attoriali.
Oggettiva è comunque la maestosità di questo film, già in selezione al Sundance Film Festival. La capacità di Giorgio Diritti con gli attori non professionisti è sempre più coinvolgente e sbalorditiva (ricordiamo “Il Vento fa il suo giro” e “L’Uomo che verrà”) e l’impegno lavorativo, umano ed economico della produzione e dei finanziatori del film è davvero d’altri tempi.
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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.