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L’universo dei videogiochi è più complesso di quanto lo si possa immaginare. Unanimemente si pensa che i videogames siano solo uno strumento di entertainment, ovvero un prodotto atto al mero divertimento dei consumatori. Questa industria ci ha insegnato come un’idea possa essere riciclata migliaia e migliaia di volte, sfruttando brand storici incatenandoli in un continuo susseguirsi di sequel-prequel e apportando raramente qualcosa di nuovo. E come idea di insieme ci azzeccherebbe in pieno, se non fosse che in alcuni particolari casi il gioco non diventi altro. Accadono raramente casi in cui la trama di gioco diventa più importante dell’aspetto grafico. Casi in cui una storia d’amore ben raccontata può essere più emozionante di una scarica di proiettili o di un goal. Casi in cui ci troviamo di fronte ad un gioco come To The Moon. Quello di cui ora andrò a parlarvi è un gioco molto particolare, che quasi non andrebbe nemmeno chiamato gioco. To The Moon è una “esperienza” che si discosta da qualsiasi altro titolo provato fino ad ora. Cosa rende questa “esperienza” diversa dagli altri giochi? Semplicemente tutto. To The Moon, titolo “indie” prodotto dallo studio Freebird Games, ci racconta di un futuro prossimo in cui grazie ad una tecnologia sviluppata dalla Sigmund Corp. è possibile far esaudire ai propri clienti un unico desiderio a pochi istanti dalla morte, impiantando nelle loro memorie più remote dei ricordi artificiali permanenti che darà loro la reale sensazione di aver realizzato il desiderio. La storia ci racconta del dottor Neil Watts e della dottoressa Eva Roselene alla prese con il loro cliente Jhonny Wyles sul letto di morte. Jhonny ha un desiderio molto semplice: vuole andare sulla Luna, ma non sa spiegarsi il perché. I due dottori per esaudire il suo desiderio dovranno, grazie ad un macchinario, letteralmente entrare nei suoi ricordi e riviverli, andando a ritroso nel tempo.

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I due rivivranno la storia di Jhonny al contrario, come un rewind , alla ricerca del motivo del suo desiderio e man mano che andranno avanti apprenderanno sempre di più sul loro paziente. Ma qualcosa andrà storto. Si troveranno a fare i conti con le esperienze di vita di Jhonny, ad osservare i traumi da lui vissuti e al centro del mistero sulla sua vita. Oramai sempre più prossimo alla morte, i due dottori dovranno fare di tutto per mandarlo sulla Luna, scontrandosi anche con le sue memorie piene di dolore, rimpianti e separazioni. Ebbene, sicuramente lo avrete notato. La prima differenza sostanziale tra To the Moon e tutti gli altri giochi consiste soprattutto per quanto riguarda la trama. Una trama più matura, una trama che mette il giocatore nella condizione di riflettere su alcuni temi abbastanza insoliti per un videogame: la malattia, il sacrificio, ma anche la tenerezza. Una trama che non mancherà di stupirvi, di divertirvi, ma soprattutto di commuovervi. A tutto ciò ovviamente contribuisce l’aspetto estetico del gioco. Vengono utilizzati i cari vecchi 16 bit, che per i più giovani potrà richiamare un’ idea di vecchio e superato, ma per chi ha passato intere giornate a giocare ai vecchi Final Fantasy darà un senso di nostalgia. Tutti gli ambienti riprodotti danno un forte senso di vissuto, a tratti malinconico, dalla casa di Jhonny sino al faro in disuso che vi darà grandi emozioni. L’idea stessa di lasciare i dialoghi non doppiati, ma fruibili solo alla lettura, contribuirà a farci immedesimare ancora meglio nel mondo di gioco, così povero di pixel, ma così ricco di idee ed emozioni. Ma il vero protagonista di questa fantastica esperienza è la colonna sonora. Kan Gao e Laura Shigihara sono riusciti a comporre delle tracce di una singolare bellezza, dalla divertente “Best Detectives in the world” alla misteriosa “Beta-Blockers”. Ma solo con “For River” riusciranno a superare loro stessi, creando una melodia che vi accompagnerà per tutto il gioco e di cui non sarete mai sazi, capace di farvi commuovere con poche note. Per quanto riguarda il gameplay, possiamo dire che anche in questo caso si tratta di un gioco particolare. Sarebbe più corretto definirlo un racconto interattivo, in quanto il nostro compito sarà  “semplicemente” quello di comandare uno dei due dottori alla ricerca delle memorie di Jhonny e interagire con i numerosi memento di connessione tra un ricordo e l’altro. Ci sarà la presenza di puzzle e minigiochi, che comunque non avranno grande importanza ai fini dell’economia del titolo. To the Moon dura all’incirca quattro ore, durante le quali riuscirà a catturare l’attenzione dello spettatore/giocatore. La trama, mai banale e scontata, vi terrà incollati allo schermo, intervallando i momenti di serietà a situazioni comiche tra i due dottori sempre pronti a punzecchiarsi tra di loro. La storia, le musiche, i personaggi e gli ambienti riusciranno facilmente a conquistarvi generando in voi emozioni che non avreste mai pensato di provare di fronte ad un gioco. A conti fatti To The Moon è un titolo abbastanza accessibile sia a livello di prestazioni (pesa all’incirca 70mb) sia economicamente. Potremo acquistarlo(solo per PC) direttamente sul sito della Freebird Games a circa a 10 euro, oppure su Steam a poco meno(è presente anche una versione retail ma difficilmente reperibile in Italia). Sicuramente lo avrete capito tutti che consiglio l’acquisto di questa fantastica esperienza fuori dagli schemi, sia per apprezzare il titolo in questione, sia per “premiare” la fatica di questo studio, che con molto coraggio è riuscito a distinguersi dalla massa. “Change one thing, fulfill one wish”.
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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.