Tempo di lettura: 2 minuti

"Daniel
Il Teatro San Ferdinando di Napoli, che fu casa di Eduardo, accoglie Daniel Pennac come un vecchio amico. Lo scrittore francese ha presentato la pièce tratta dal suo ultimo libro “Journal d’un corps”, che lo vedrà nella duplice veste di autore e attore in una data unica e in anteprima nazionale mercoledì 19 dicembre al San Ferdinando, appunto, con la regia di Clara Bauer; giovedì 20 sarà poi alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri per un altro incontro e a seguire al Cinema Modernissimo per la proiezione del film d’animazione “Ernest & Celestine” da lui stesso sceneggiato; alla conferenza stampa nel delizioso foyer ha fatto seguito un incontro con discenti e docenti delle scuole partenopee, una folla di giovani ammiratori entusiasti, al cui fuoco di fila di domande il buon Monsieur Pennacchioni (questo il cognome suo completo, retaggio d’origini còrse) si è prestato rispondendo diffusamente.
Maglioncino blu elettrico e pantaloni di velluto marrone, l’autore della saga del Signor Malaussène, si è raccontato dispensando distillati di saggezza vissuta e trasmessa senza l’albagia del cattedratico, ma col tono cordiale e affabilmente persuasivo di chi ha solo voglia di mettere il proprio bagaglio esperienziale al servizio del prossimo, soprattutto dei ragazzi. Quei ragazzi che Pennac ha incontrato ed educato al piacere della lettura nell’arco di quasi un trentennio d’insegnamento, svolto talvolta persino in barba ai programmi statutari, dedicando un’ora a settimana alle letture ad alta voce di racconti e romanzi, magari non portati nemmeno a termine (che poi è uno dei ‘diritti imprescrittibili del lettore’ ammanniti a mo’ di decalogo nel suo “Come un romanzo”). La lettura, strumento di crescita, è pedagogicamente valida quando non è imposta, pedagogia ed inibizione sono concetti antitetici. Sulla crisi dell’istituzione scolastica, Pennac torna spesso, sforzandosi di non circoscrivere la problematica al solo ambiente scolastico, quanto piuttosto estendendola ad un discorso culturale sovranazionale, per cui oggi le scuole formano consumatori, le scuole d’eccellenza formano invece venditori; sicché i ragazzi, inseriti in un contesto culturale che sobilla subliminalmente i loro desideri, si allontanano dai loro bisogni, al cui soddisfacimento dovrebbero essere preposti gli insegnanti.
Tante le mani di studenti (ma anche di insegnanti) che si alzano per chiedere qualcosa allo scrittore che ha insegnato che immaginazione e menzogna non sono sinonimi, e per ciascuno Pennac non lesina risposte circostanziate; egli dimostra sul palco del San Ferdinando di saper tenere la scena (gustosissimo quando scimmiotta Lacan), con ironia e disincanto.
Oltre all’excursus sociologico, tante sono le domande sul suo duplice ruolo di insegnante (anche se ormai in pensione) e scrittore, risolta in una convivenza tra un’anima “autistica” – quella dello scrittore – ed il bisogno del confronto con la realtà (ovvero il mondo della scuola). Pennac, che si confessa studente somaro ai tempo dell’infanzia, raccomanda pochi dettami per chi aspira a cimentarsi con la scrittura, li riassume in tre punti: scrivere, non considerarsi scrittori ed avere una passione sconfinata per la propria lingua.
Domande, domande ed ancora domande giocano di facile sponda sulla comunicativa di Daniel Pennac, non lo si vorrebbe lasciar andare e lui stesso, se fuori non fosse calato il buio da un po’, probabilmente sarebbe ancora lì ad interloquire coi ragazzi. Come un vecchio amico, solo un po’ più grande.
Pas mal, Monsieur Pennac! Merci beaucoup!

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.