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"leE’ il 12 dicembre 1969, una data scolpita nella memoria, una tragica pagina di sangue è scritta nella storia d’Italia: in Piazza Fontana, nel centro di Milano, scoppia una bomba che provoca morti e feriti e soprattutto una profonda ferita nella dignità della nazione.
Sono giorni di rivoluzione, di cambiamenti, di ideali ma anche di dolore e violenza.
Un gruppo di studenti di un liceo milanese occupa la propria scuola a testimonianza di una nuova presa di coscienza di sé e dei propri desideri, di una nascente consapevolezza collettiva e  di un rinnovato senso della politica.
L’eccitazione crescente per l’atto di ribellione di cui sono protagonisti, unitamente al sentimento d’ansia e paura, creando un forte legame tra i componenti del gruppo, che supera così anche le differenze caratteriali e sociali, dona agli stessi la certezza di essere protagonisti di un momento storico e l’illusione che tutto ciò possa sfidare il tempo. L’insicurezza giovanile e la paura sono vinte solo dallo spirito di coesione che rende il gruppo unito contro “i servi del padrone”, preside e reparti della celere, contro i quali i ragazzi intonano le loro canzoni di lotta, che inneggiano a rivoluzionari come il Che, ed alzano  bastoni dietro  fazzoletti che ne nascondono il viso. La notizia, in diretta tv, della bomba fatta esplodere in piazza Fontana chiude un capitolo della loro vita e la prima parte dello spettacolo.
L’inizio della seconda parte vede i figli degli stessi ragazzi che occupano la medesima scuola, 37 anni dopo, in una società profondamente cambiata. Dai  racconti dei ragazzi apprendiamo che i sogni e le speranze in un futuro migliore nutriti dai genitori  si sono infranti  in una realtà fatta di fallimenti personali, alcoolismo e droga. Gli ex ribelli sono oggi impiegati, bancari omologati al sistema, che hanno visto sfumare i loro ideali in un’epoca i cui modelli sono cellulare, tv e star sistem ed in cui l’occupazione della scuola ha perso il suo spirito rivoluzionario per trasformarsi in un’occasione per divertirsi e fare baldoria. L’elemento che accomuna le due generazioni a confronto resta quindi quello intimista, con le passioni e le sensazioni che si provano in quella particolare e meravigliosa fase della vita in cui il ricordo dei momenti vissuti insieme, delle “belle notti”,  resta scolpito nel cuore e nella mente per sempre.
Il testo, di Gianni Clementi, parte con buono spunto e mostra la sua dinamicità nella prima parte, ma si perde nella seconda nella retorica e spesso  nella didascalia, necrotizzandosi in una staticità che fa da sabbie mobili per gli interpreti e per la loro guida. Per fortuna che la mano felice ed esperta del regista Antonio Rosti riesce a tirarli fuori dalla trappola creando un gruppo di 14 ragazzi molto omogeneo e compatto che, con buona grinta e  determinazione  riesce a vincere la sfida e a condurre lo spettatore ad un caloroso plauso finale.

LE BELLE NOTTI
di: Gianni Clementi – regia: Antonio Rosti – con: Arianna Aragno, Micol Balaban, Luca Bertolini, Alvise Costantini, Laura De Marchis, Antonino Faranna, Rachele Gatti, Laura Ghirlandetti – con: Rosa Rapisarda, Filippo Santopietro, Luigi Scala, Gabriele Scarpino, Sonia Sordi, Fabio Tameni – luci: Fulvio Melli – foto: Valentina BianchiLitta_produzioni

Teatro Litta
Zona Magenta
Orari: da martedì al sabato alle 20.30, domenica alle 16.30
Prezzi: da 9 a 19 euro
Data: dal 11/10 al 21/10

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.