Tempo di lettura: 3 minuti

"cena

Ci risiamo: la commedia francese sta mietendo sempre più vittime. Il paragone con quella italiana ormai non è neanche più da accennare. Un film come “Cena tra amici” si permette addirittura di sfidare (e, a mio avviso, battere per ko) nientemeno che Roman Polanski.

Questo film è la risposta francese a “Carnage” del grande maestro, film quasi interamente svolto all’interno di un appartamento con soli quattro attori che si scannano a suon di falsità, insulti, cattiverie e dialoghi surreali. I problemi di “Carnage” erano l’eccessiva drammaticità degli attori e la difficoltà a reggere le tematiche, decisamente ben poco interessanti, il tutto unito all’ incapacità dei dialoghi di far ridere il pubblico, concedendo solo qualche sorrisino ironico agli spettatori. Anche se le interpretazioni dei quattro attori erano superlative.

Cena tra amici” aggiunge un personaggio e mette insieme in un enorme calderone tutte le tematiche che legano le tipiche amicizie trentennali. Perchè per essere amici fraterni (e anche marito e moglie) bisogna per forza odiare qualcosa l’uno dell’ altro e, soprattutto, avere dei segreti mai svelati. Se si è davvero amici, queste cose vengono a galla con discussioni anche violente, insulti, momenti di tensione in cui una singola parola potrebbe bastare per sconvolgere un rapporto saldo da decenni.  La vicenda centrale, durante la cena, si svolge tutta nell’ appartamento di Elisabeth e Pierre, due insegnanti (lei alla scuola media, lui alla Sorbona) radical chic di sinistra che, come da tradizione, hanno migliori amici socio-politicamente opposti. Il titolo originale francese “Le Prénom” (“Il nome”) ci guida non solo al primo dibattito del film sulla scelta del nome del bambino che la coppia di amici Vincent e Anna avrà tra 4 mesi, ma anche a tragiche rivelazioni che si susseguono durante la cena, volte a sconvolgere i rapporti saldissimi tra questi cinque amici, soprattutto riguardanti il timido e riservato amico Claude.

Come in “Piccole bugie tra amici” (secondo me il migliore film francese degli ultimi anni), la forza della sceneggiatura sta nel livello altissimo di comicità (si ride davvero tanto) che improvvisamente vola in picchiata nella drammaticità più totale, colpendo allo stomaco lo spettatore. E’ un film con continui ribaltamenti d’umore e situazioni, senza sosta, uno dietro l’altro, ma rimanendo sempre tra cinque personaggi incredibili. Botta e risposta, monologhi in cui tutto cresce, poi si stabilizza, poi cresce ancora..fino all’assurdo climax finale nell’appartamento. Il finale vero e proprio (al di fuori dall’appartamento) serve solo per tranquillizzare il pubblico sullo stato dei rapporti tra i cinque amici dopo il massacro verbale e fisico visto fino a quel momento.

Questo film è la trasposizione cinematografica di un’ opera teatrale omonima di grandissimo successo in Francia messa in scena da Bernard Murat e che vede gli stessi due nomi alla regia (Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière) e gli stessi attori dal palcoscenico alla pellicola (tranne Charles Berling nel ruolo di “Pierre”, new entry per la versione cinematografica).

La regia è dinamica, coinvolgente, con un incipit decontestualizzato ma necessario ad introdurre i personaggi. Il più grande pregio di questi due registi è riuscire a tenere alta l’attenzione dello spettatore per un’ ora e mezza all’interno di un salotto con continui colpi di scena verbali e situazioni in continuo mutamento. Gli attori sono divini. Patrick Bruel (fisicamente similissimo al nostro Antonio Catania con qualche anno in meno) è spassosissimo, un vero e proprio istrione al centro dell’attenzione. Valérie Benguigui e Judith El Zein interpretano due donne davvero agli antipodi, ma eccezionali; Guillaume De Tonquédec ha il ruolo più difficile e lo interpreta a meraviglia: il suo personaggio, Claude, comincia da vero comprimario, per poi diventare protagonista verso il gran finale. Ottimo e decisamente incisivo Charles Berling, unico attore non proveniente dall’ opera teatrale. Il suo viso ricorda un mix tra Viggo Mortensen e Andrew Lincoln con la barba: molto espressivo e davvero perfetto nel suo ruolo.

Mi raccomando, quando lo vedrete immedesimatevi nei personaggi in compagnia dei vostri amici; non dico che possa davvero sempre andare così, però davanti a questo film ognuno sicuramente può rivivere qualcosa che nella vita, prima o poi, è successo. O sarebbe dovuto succedere…o magari succederà.

 Titolo Originale: Le Prénom

Nei cinema italiani da: 6 Luglio 2012

Regia:  Matthieu Delaporte, Alexandre de la Patellière

Produzione: Pathé, TF1 Films Production, Chapter 2

Distribuzione: Eagle Pictures

 

 

 

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.