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Intanto, verso la fine del decennio del secolo scorso, l’industria cinematografica americana comincia ad attirare l’attenzione della grande finanza di Wall Street. Guadagna cifre favolose, ma lavorare nella caotica New York diventa sempre più difficile. Perciò, dal 1910 al 1914 alcune case produttrici foraggiate da investitori illuminati, cominciano a costruire i loro studios alla periferia di Los Angeles in California. Clima mite, grandi spazi, un vicino, suggestivo deserto, il mare e tanta vita. Insomma, tutti gli ingredienti adatti per confezionare storie per il cinematografo. In quattro anni nasce Hollywood, la mecca del cinema mondiale.
Senza l’audio, però, gli attori, prelevati dai teatri di Broadway a New York, devono fare miracoli per esprimere tutte le variazioni del sentimento umano con la mimica dei loro volti, l’intensità degli sguardi e la gestualità del corpo – amore, odio, passione, gioia, paura, indignazione, allegria – catturare l’attenzione del pubblico, il gusto, l’interesse fino a farli partecipare alle emozioni dei personaggi, immedesimare nelle vicende che interpretano sullo schermo, farli affezionare ai loro volti.
Nel frattempo si aprono nuovi cinematografi. Alcuni hanno vita breve, come il Cinema-varietà Il Parigino in via Piccinni angolo corso Cavour, che pratica prezzi non proprio popolari – 30 centesimi erano troppi anche per un salariato – ed è costretto a chiudere poco tempo dopo.
E non di meno, il pubblico aumenta e diventa sempre più esigente. Ancorché muto, il cinematografo esercita una fantastica attrazione. Racconta storie sempre nuove, fantasiose, inimmaginabili, strappando sorrisi e qualche lacrima. Raramente induce alla riflessione. E tuttavia lo spettatore, in maggioranza uomini, comincia ad affinare i gusti nel manifestare preferenze per questa o quell’attrice e quando i produttori si accorgono che alcuni attori sono più seguiti di altri, le case cinematografiche cominciano ad assecondare il pubblico e investono forti somme per renderli ancora più popolari. Spesso è l’interprete che determina il successo di una pellicola.
Nasce il ‘divismo’ e sono gli stessi produttori a promuovere lo star system.

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Finita intanto l’epoca dei ‘quadri’ documentaristici, per tutti gli anni a seguire, almeno fino al 1920, la produzione cinematografica è rivolta essenzialmente verso la grande massa del proletariato con film d’evasione, di svago. Salvo qualche eccezione nessuna casa cinematografica ha l’ambizione di voler acculturare le masse per la stragrande maggioranza poco alfabetizzata.
Così, per molti anni, il cinema s’identifica con attori comici, mimi eccezionali come Stan Laurel e Oliver Hardy, noti come Stanlio e OllioCharlie Chaplin, conosciuto come Charlot, Buster Keaton, Harold Lloyd, e Larry Semon, Ridolini in Italia, insieme ad altri attori definiti ‘brillanti’o ‘coraggiosi’ per le loro interpretazioni di film avventurosi, quali Douglas Fairbanks, Mary Pickford, John Gilbert, Ramon Novarro e le ‘fatalone’ Francesca Bertini, la francese Sarah Bernhardt, Eleonora Duse, Lyda Borelli, nota come ‘la plastica del silenzio’, Marlene Dietrich, già diva del cinema muto tedesco, ed infine la mitica Greta Garbo tanto per citare attori e attrici divenuti ‘divi’ e ancora oggi noti. Ma il ‘divo’ di tutti i tempi, con la fama di latin lover, è indelebilmente legato al nome di Rodolfo Valentino i cui film cominceranno ad arrivare in Italia subito dopo la sua scomparsa nel 1926. Il fascismo li aveva vietati: l’attore pugliese era colpevole di aver chiesto la cittadinanza americana proprio quando Mussolini invitava gli emigranti italiani a conservare la nazionalità d’origine… per amor patrio. "cinema
Dopo il secondo conflitto mondiale, Hollywood tenta di ‘creare’ e proporre al pubblico americano un nuovo ‘divo’, un nuovo latin lover. Crede di averlo trovato in Rossano Brazzi, ma il mondo è cambiato, gli spettatori americani non sono più gli stessi e il pur bravo attore italiano, nonostante il suo indiscutibile fascino, non riesce ad emulare il ‘piccolo’ Valentino di Castellaneta in Puglia.
Intanto, dal 1910 al 1920, le sale cinematografiche proliferano. Anche i grandi teatri del melodramma, insieme a spettacoli di varietà, si attrezzano per proiettare ‘films’. Non a caso si fregiano del titolo di ‘politeama’. Quando non fanno lirica o prosa, ospitano i grandi interpreti della commedia napoletana, insieme ad acrobati, ventriloqui e prestigiatori.
Così, a Bari, nel 1910 ci sono già otto cinematografi. Lo stesso anno, il 5 settembre, è inaugurato il varietà MargheritaPoliteama Olimpia il cui gestore, dopo l’annuncio del programma, avverte gli spettatori che non ci sarà spettacolo… se piove; e sempre nel 1912 aprono i battenti la Sala Roma, la Sala Alhambra, il Cinema Lux in via Calefati che due anni dopo, il 22 ottobre 1914, si ammoderna e annuncia: «oltre a presentare le più spettacolari pellicole di produzione della Pathè e della Gaumont gli spettatori saranno allietati da una scelta orchestra diretta dal maestro Alfredo Ragone»; il Cinema Progresso e, infine, il Kursaal Italia che nasce come varietà, con spettacoli napoletani, e qualche mese dopo diventa cinematografo con il nome di Sala Italia.
Sono tutte ‘baracche’, spesso anche di grandi dimensioni, messe in piedi alla meglio in largo Cavour, a destra, a sinistra e dietro al Petruzzelli che appare gigantesco rispetto agli approssimati locali che sorgono come funghi ai suoi piedi.
Il 18 febbraio 1913 in via Sparano, su due ambienti del palazzo Mininni, gli impresari Berardi e Schettino inaugurano il Cinema Umberto… «per un pubblico fine e intellettuale». Il 27 settembre Mario Sorgente apre il Cinema Savoia, in via Cavour di fronte al Petruzzelli, con una pellicola… «lunga 2.500 metri cui seguirà una comica esilarantissima…» annuncia la pubblicità. Qualche giorno dopo ecco un nuovo film. Questa volta la pellicola è lunga 5.000 metri e non segue, dunque, la comica. Il 12 ottobre, infine, è inaugurato nel palazzo Manzari di via Cavour angolo Principe Amedeo, il Cinema Cavour.
L’ultimo cinematografo sorto a Bari prima della ‘Grande Guerra’, è in via Sparano. Si chiama Sala Apollo. Prezzi popolarissimi. Per soli 20 centesimi offre canzoni napoletane, romanze, commedie, macchiette comiche, artiste senza scollacciature e cinema. L’inciso tende a far avvicinare al varietà il pubblico femminile, ma non raggiunge lo scopo: il pubblico resta essenzialmente maschile tranne che per il teatro lirico e la prosa.
Un mese dopo, il 31 ottobre 1914 – mentre l’Italia è in ‘vigile attesa’ prima di fare il suo ingresso nel conflitto mondiale – in largo Cavour, in prossimità del Teatro Petruzzelli, scrive il Corriere delle Puglie, s’inaugura il Gran Cinema Cavour, primo cinema stabile della città… «questa gran sala di spettacoli viene ad arricchire Bari di un nuovo gioiello… è una vera, maestosa opera d’arte. Ci congratuliamo con Nicola Carbone che dopo aver dato a Bari quella elegantissima sala cinematografica nel palazzo Manzari, chiusa qualche mese addietro, oggi ci offre un nuovo sontuoso locale». Il nuovo cinema si affaccia in un ampio giardino recintato da un’elegante ringhiera; una breve scalinata immette in un ampio salone interno con a destra la biglietteria e a sinistra la buvette, che comunica con il foyer arredato da divani e tende di velluto. «Le pareti all’interno del foyer s’interrompono spesso in colonne a specchi e grandi fotografie di stelle in pose sofisticate. L’effetto è straordinario».
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L’edificio, in stile «rinascimento modernizzato» ha installato, nel foyer, «cinque radiatori a termosifone e potenti aspiratori. Le porte per accedere alla platea e alla galleria sono ricche di panneggi in velluto rosso». La platea, a piano inclinato, è capace di settecento posti; in galleria, dove si arriva attraverso due larghe scalinate, ci sono dieci file da trenta posti ciascuna con un dislivello di venti centimetri «sicché da qualsiasi posto può vedersi lo spettacolo. Il locale è splendidamente decorato da Gaetano Granirei, noto anche come poeta dialettale, e sfarzosamente illuminato a luce elettrica con grossi globi da ottomila candele all’esterno e da splendide lampade da cinquemila candele nel foyer».
La sera della prima è tutto esaurito. Quando il maestro Enrico Trizio chiama l’orchestra alle prime note della marcia reale la sala, illuminata a giorno, esplode in un entusiastico applauso; «nessun altra sala cinematografica può paragonarsi a questo nuovo locale in tutta la provincia» commenta il giornale barese.
Lo spettacolo inizia con una pellicola della Film Artistica Gloria dal titolo ‘Extra Dry’ un dramma in quattro atti accompagnato fino in fondo dall’orchestra per sottolineare i punti salienti. Al termine, la comica finale e il caratteristico galoppo del ‘Ballo Excelsior’.
Quella sera al Petruzzelli, il cui motto è Sempre Primi, si proietta il film teatrale in quattro parti ‘Lo spettro bianco’ della Miriam Film. Al ricostruito Kursaal Margherita c’è la compagnia d’operette Carmine Mariani con ‘La regina delle rose’; al Cinema Savoia «il magnifico ed emozionante dramma a tinte forti dell’Aquila Film, ‘Il lustrascarpe della quinta strada’ che mostra con raccapriccio i terribili delitti dei bassifondi» tanto nessuno sa che la Quinta Strada a New York non è proprio nei bassifondi; al Cinema Lux danno la «colossale e suggestionante pellicola ‘Fascino di vipera’ un dramma tragico in quattro atti e, infine, alla Sala Italia un documentario sulla potenza militare dell’Italia.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.