Tempo di lettura: 3 minuti

"Dna"Mosca cerca dottor Stranamore in salsa russa per nuove, futuribili super armi segrete, capaci di modificare il dna, di manipolare le menti, di arrestare i tank con le radiazioni o di colpire il nemico con onde elettromagnetiche. Come la nuova arma (non letale) che sta già collaudando l’istituto di ricerca scientifica centrale numero 12 del ministero della difesa russo. Uno scenario da nuova guerra fredda, anche se molti analisti sono critici o scettici, richiamando i divieti della legge internazionale contro le armi genetiche e biologiche e dubitando delle capacità scientifiche russe di mettere a punto armi che sfidano anche le leggi della fisica. Forse, dicono alcuni di loro, è solo un bluff militare. Intanto la fabbrica del leggendario Kalashnikov fallisce.
Quando Putin ne scrisse durante la sua campagna presidenziale, sembrava una boutade elettorale. Ma dopo la sua elezione al Cremlino, Mosca pare intenzionata a sviluppare armi «fine del mondo». Il vicepremier Dmitri Rogozin, che sovrintende al complesso industriale-militare, ha annunciato nei giorni scorsi una legge per creare un’agenzia per la promozione di tecnologie innovative nel settore. «Una versione russa del Darpa», ha osservato, riferendosi all’agenzia Usa per i progetti di ricerca avanzata sulla difesa. «L’idea è di creare una sorta di predatore della ricerca che andrà a caccia tra i centri universitari per identificare le proposte più promettenti, rivoluzionarie e innovative con potenzialità applicative nella difesa», ha spiegato. Insomma, degli ‘Stranamorè in versione russa. Un annuncio che segue l’impegno manifestato un mese fa dal ministro della difesa russo Anatoli Serdiukov a preparare entro fine anno, completandolo entro il 2020, un piano per la creazione di armi «basate su nuovi principi fisici», incluse quelle «genetiche, psico-fisiche, geofisiche, a onde e a raggi» di cui aveva parlato Putin nel suo articolo elettorale il 20 febbraio, definendole cinicamente «altrettanto letali» ma «più accettabili sul piano politico e militare» di quelle nucleari. Uscite in rapida successione che hanno indotto gli esperti militari a dibattere sul significato di armi genetiche o psicofisiche, sulla fattibilità e sulla legalità di tali progetti. La ‘rivista militare indipendente’, un inserto settimanale del quotidiano Nezavisimaia Gazeta, ha ricordato nei giorni scorsi che le armi genetiche sono bandite dalla legge internazionale. Il loro uso «equivarrebbe al genocidio», ha sostenuto l’esperto militare Aleksandr Khramcikhin. Immediata la risposta agli scettici da parte del giornale del governo Rossiskaia Gazeta: secondo il suo esperto militare, Serghiei Ptickin, un ex ingegnere dell’industria militare sovietica, l’Urss ai tempi della guerra fredda superò gli Usa nello sviluppo di armi basate su nuovi principi fisici. Prima del crollo dell’impero comunista, secondo la sua versione, due laboratori lavorarono a progetti top secret: uno sarebbe riuscito a sviluppare una sorta di radiazione che bloccava il carburante dei tank nel raggio di diversi km, costringendoli a fermarsi; un altro, denominato 10003, lavorò alla parapsicologia del campo di battaglia e avrebbe imparato a realizzare «killer bio-robotici» che potevano sopravvivere anche ai «raggi mortali» del nemico. Ora che la Russia ha i soldi, dice Ptichkin, i programmi sovietici per queste armi potrebbero essere rispolverati. Ma dal crollo dell’Urss la ricerca scientifica russa è crollata e gli scienziati migliori sono emigrati. Anche il complesso militare-industriale perde colpi, se non è in grado di soddisfare gli ordini ed è costretto a fare shopping all’estero. O se anche la famosa fabbrica dei Kalashnikov è costretta a dichiarare fallimento.
«Nella storia della corsa agli armamenti, la prassi del bluff militare è molto comune. Sia Mosca che Washington l’hanno usata durante la guerra fredda», ha osservato Vladimir Rubanov, un generale che ha guidato il direttorato analisi del Kgb sino al crollo dell’Urss. «Nell’ultimo periodo sovietico i militari condussero ricerche su come manipolare le onde cerebrali o altri armi esoteriche ma – ha ammesso – non andarono mai lontano: rimasero ai confini tra misticismo e fantasia». È il rischio forse anche delle nuove armi vagheggiate da Putin.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.