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"alimentazione"La passione per l’alimentazione mi è nata circa 6 anni fa, quando a causa di problemi di salute, mi sono interessata per un qualcosa di così ovvio com’è il cibo ma al tempo stesso così poco diffusa come può essere la conoscenza di ciò che ingeriamo.
Alla curiosità iniziale sono seguiti studi e tanta lettura. Ha inizio così questa incursione nel mondo dell’alimentazione, la cui unica pretesa, nel caso ce ne fosse una, è quella di regalare la consapevolezza dell’importanza di ciò che mangiamo, quella di far sì che il binomio alimentazione-salute abbia il peso e l’importanza che dovrebbe, in una società in cui si è persa di vista la dimensione olistica dell’uomo e della sua integrazione con la natura a favore della non cultura del cosiddetto fast food.

Mangiare è uno degli atti più importanti e vitali che realizziamo quotidianamente. Nonostante ciò la maggior parte delle volte, perde quest’importanza intrinseca per trasformarsi in un semplice atto abitudinario, precipitato e incosciente.
E allora c’è chi mangia tanto per mangiare magari guardando la televisione, c’è chi mangia di fretta o in piedi e chi lo fa pensando che una cosa vale l’altra. Il comune denominatore in tutti questi casi è che difficilmente si presta attenzione a ciò che si sta mangiando.
Il come e quando ci alimentiamo viene determinato da alcuni aspetti fondamentali, tra cui citerei senza dubbio la disponibilità degli alimenti nel mercato, il potere d’acquisto e la cultura alimentare.
Tralasciamo i primi due in quanto ovvi, mi soffermerei piuttosto sul terzo aspetto.
Quando parliamo di cultura alimentare facciamo riferimento in particolar modo al fattore psicologico e al concetto di tradizione, per questo mangiamo ciò che più ci piace e preferiamo quegli alimenti a cui siamo abituati per consuetudini familiari. Se sin da piccoli i nostri genitori ci hanno abituato a mangiare merendine già confezionate e a bere bibite zuccherate, con ogni probabilità daremo per scontato che queste abitudini siano sane, nel senso lato del termine.
Le considereremo, dunque, abitudini assodate in quanto mamma e papà ce le hanno insegnate e non metteremo in discussione la loro genuinità. E’ l’abitudine ad essere considerata sana, non la merendina in sé. E’ un escamotage, quello del tramandare ( in questo caso parliamo dei saperi culinari e delle conoscenze alimentari), che si utilizza per non dubitare di quello che ci viene detto e insegnato. Un piccolo esempio a me caro: se sin da piccolo ti fanno bere il latte di mucca perché ti dicono che contiene calcio e fa bene alle ossa, tu lo bevi e con ogni probabilità insegnerai a tuo figlio che bisogna bere il latte vaccino perché fa bene. E’ proprio questo l’ostacolo più difficile da sormontare quando si parla di alimentazione sana ed equilibrata, è il riuscire a cambiare le abitudini alimentari che ci portiamo dietro. Smontare certe verità è tanto più difficile quanto più ignoranti siamo al rispetto di qualcosa. Abituarsi a mangiare determinati cibi, a fare qualcosa, a credere in qualcosa implica apatia nel mettere in discussione ciò che si crede ovvio.
Se a queste abitudini aggiungiamo i falsi miti creati dalle manipolazioni pubblicitarie che hanno contribuito a creare nella nostra mente svariati concetti erronei, allora il gioco è fatto.
Quest’argomento sarà al centro di questa incursione nel mondo dell’alimentazione.
Ritornando alla nutrizione non possiamo dimenticare la dimensione psichica e sociale del cibo : mangiare è un vero e proprio piacere, che va ben oltre il semplice atto di ingerire alimenti. E’ un qualcosa di rituale e simbolico. Per questo ci sono cibi che erroneamente premiano, cibi da mangiare nei giorni di festa o tutti i giorni, cibi popolari oppure quelli che solo le tasche dei più abbienti possono permettersi. Spesso il semplice quanto impercettibile odore di un cibo ci può portare indietro negli anni e il solo pensiero di quello che mangeremo può farci venire l’acquolina in bocca.
Ci riuniamo per mangiare, ma possiamo anche rifocillarci, consumare uno snack, spiluccare qualcosina, gustare un dolce, assaporare, rimpinzarci, far fuori, deglutire, saziarci, sfamarci, abbuffarci. Mille modi di compiere un solo atto.
Ma al di là di tutto ciò, quello che ci rimane dopo aver mangiato è ciò che realmente ci dovrebbe interessare visto che la nostra salute psico fisica dipende anche da come ci cibiamo. O per essere più precisi dipende dai nutrienti che possiedono i cibi che ingeriamo.
Nel prossimo articolo parleremo di cosa sono i nutrienti e della loro importanza per poi dare uno sguardo alla storia della nostra alimentazione.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.