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Dopo il folgorante triplo concerto di Beethoven diretto dal M° Stefan Anton Reck, che resterà scolpito a lungo nella memoria degli spettatori baresi, la Fondazione Petruzzelli prosegue il suo titanico viaggio nella musica moderna e contemporanea.  Lunedì 7 novembre la bacchetta tornerà nelle sapienti mani del maestro Boris Brott, canadese, che frequentando spesso il nostro Teatro migliora a vista d’occhio anche il suo italiano, come sottolinea scherzosamente in conferenza stampa il sovrintendente Vaccari.

Il pianoforte sarà affidato alle prodezze di Benedetto Lupo, un interprete barese noto e apprezzato in tutto il mondo che Bari attende di ascoltare finalmente dal vivo.

Questa volta il programma della serata è assai complesso. Rachmaninov, Ligeti e Brahms, sono autori che commuovono e turbano l’ascoltatore. Lo hanno sempre fatto dai loro esordi attraverso la loro capacità di ampliare, smontare, innovare, deliziare e struggere.  Tutto nel medesimo tempo. La scelta compiuta da Vaccari, con suggerimenti importanti di Luigi Fuiano, è volta alla presentazione al pubblico barese di repertori nuovi per il pubblico barese, nel più ampio progetto di un invito all’ascolto e allo svecchiamento dei repertori sinfonici.

Come sottolinea, infatti, il sovrintendente, György Sàndor Ligeti fa in questa occasione il suo primo ingresso al teatro Petruzzelli. Si tributa così il primo omaggio al grande compositore ebreo askenazita la cui storia personale è la sintesi stessa della storia del Secolo Breve. Apolide per eccellenza Ligeti era nato a Dicsöszentmárton in Transilvania, nell’attuale Romania, allora Ungheria, e morì cittadino Austriaco nel 2006. Tutti i suoi parenti, deportati ad Auschwitz e sopravvisse solo la madre fu l’unica a sopravvivere. Ricevuta una formazione musicale legata alle estensioni del linguaggio del suo compatriota Béla Bartók, approdò tra i primi iniziò a scrivere musica elettronica accanto a Karlheinz Stockhausen. I suoi interventi più noti furono quelli accanto al regista Stanley Kubrick che lo consacrò nella scena del monolite di 2001: Odissea nello spazio.

"BorisLa composizione proposta per la sua prima volta al Petruzzelli è lo straordinario"Concert romanesc" per Orchestra del 1951. L’opera, ancora lontana dalla smontaggio della musica tonale, è costituito da temi in parte ripresi dal folklore rumeno e in parte inventati scritti sulla falsariga della musica popolare. Il Concerto Romanesco, venne bandito dalle autorità socialiste perché conteneva modulazioni non rispondente ai canoni del "realismo sovietico". La cosiddetta goccia che fece traboccare il vaso, imponendo la censura totale, fu che "in un accordo di Fa era contenuto un fa bemolle" che creava così una dissonanza non gradita al regime, che vedeva in essa un leggendario richiamo ai canti tipici della Garda de Fier di Corneliu Zelea Codreanu e dunque un messaggio di incitazione alla rivolta anticomunista.

Rachmaninov è autore fenomenale di estrema difficoltà esecutiva, che non ha bisogno di alcuna presentazione, le sue opere sono leggenda della musica contemporanea, la cui memoria fu rilanciata al grande pubblico nel 1996 dal film Shine di Scott Hicks. La Fondazione ci propone la Rapsodia sopra un tema di Paganini per pianoforte e orchestra opera celebre che il pubblico esperto ricorderà in una celebre esecuzione radiofonica di Sergio Fiorentino per la RAI. Si tratta di un vero e proprio dialogo tra orchestra e pianoforte in cui Benedetto Lupo promette di dare un eccellente prova di abilità interpretativa e virtuosismo puro.

Ultima parte del concerto barese sarà la Sinfonia n.4 in mi minore op. 98 di Brahms. Come le due precedenti parti del concerto in programma anche la 4° di Brahms ha i caratteri della riscrittura. In quest’opera ultima Sinfonia di Brahms e forse anche di tutto il Romanticismo, quattro movimenti racchiudono tutta la storia del genere sinfonico ottocentesco. Drammaticità, passionalità, luttuosità sono condotte alle estreme conseguenze. Brahms cita tutti compreso se stesso e sembra irredire, criticare al contempo devoto e disilluso del Romanticismo stesso, chiamando in causa i due padri assoluti della musica nazionale tedesca, quasi in una resa dei conti finale. Adattò come tema dominante una passacaglia della cantata Nach dir, Herr, verlanget mich, di Johann Sebastian Bach e costellò la sinfonia di citazioni di Beethoven, che risuona ossessivo nel quarto movimento.

Foto di Carlo Cofano

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.