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"giù-al-sud"E’ vero: i centri storici che rappresentavano l’anima meridionale sono spesso vuoti e le moderne periferie sono incomprensibili. Ma ora lo scempio lo si comincia riconoscere come tale e, "a mano a mano che i meridionali riconquistano il rispetto per il proprio passato, tornano a valorizzare le vecchie case abbandonate", come è già accaduto in molte altre parti d’Italia. E’ solo un esempio, un indice, come il fatto che la rivista AD di arredamento e architettura venda oggi più al Sud che al Nord, tra i tanti che Pino Aprile da nel suo nuovo libro dedicato al meridione, con cui intende spiegare, come recita il sottotitolo di "Giù al Sud, perchè i terroni salveranno l’Italia".

E’ praticamente il seguito di "Terroni", best seller di Aprile da diciotto mesi in classifica con quasi 30 ristampe in un anno e 250mila copie vendute, divenuto un pò il manifesto del nuovo orgoglio sudista. Un successo che ha riportato l’autore continuamente al Sud, dove ha tenuto circa 300 incontri con i suio lettori, scoprendo ancora una volta "di quanto si possa percepire di intenso e profondo senza riuscire a cogliere l’insieme".

Aprile cerca di farci capire cosa stia accadendo dove sembra non succeda nulla, a cominciare da quella Calabria di cui si parla solo per via della ‘ndrangheta e partendo da tutti quei meridionali che non partono più o, addirittura tornano a casa: questi si danni da fare con efficienza nel volontariato, riavviano la piccola azienda di famiglia data per spacciata, sono il nerbo dell’organizzazione di manifestazioni come il Premio Rhegium Julii, che coinvolge moltissime scuole della provincia, sono orgogliosi della nuova, moderna sede dei Bronzi di Riace: "e finalmente capisci dove affiorano le tracce dell’orgoglio: nella connessione che ti viene offerta tra questi resti e l’oggi", annota l’autore, aggiungendo che la riprova sono i mille dibattiti e convegni su memoria e identità.

Naturalmente nel libro, raccontando i suoi incontri, cita mille esempi di giovani che sono tornati da Londra, da Strasburgo, da Firenze a Pizzo Calabro o Crotone per provare a prendere in mano il proprio futuro, loro sono il futuro, così creano un festival del cinema, girano per paesini dimenticati a riscoprire forme d’artigianato d’arte, lavorano per il più grande centro di prima accoglienza d’Europa a Crotone, lasciano un prestigioso lavoro alla City di Londra, per avviare un’iniziativa economica originale sulla Murgia; inventano in Spagna un programma di sport-turismo e tornano per trapiantarlo nel loro paese, in Calabria: e "diventano, tutti insieme, un fenomeno sociale di tale rilevanza, da essere studiato dall’antropologo Vito Teti, come una nuova, sorprendente tribù: quella della Restanza".

Aprile non dimentica i tanti giornalisti, della carta come del Web, che scrivono e denunciano a proprio rischio quel che leggerà poi il loro vicino di casa capo della cosca locale, da cui ricevono avvisì e ritorsioni di cui nessuno parla. Del resto un capitolo è dedicato a Angelo Vassallo, sindaco di Pollica ucciso dalla criminalità organizzata, cui la cittadina ha reagito creando una fondazione a suo nome che coinvolge attivamente magistrati, registi, giornalisti, artisti che aiutano l’amministrazione. E Aprile conclude: "Quelli che chiamano cialtroni gli amministratori del Sud, trascurano che per essere un buon sindaco in Brianza basta raggiungere la giusta percentuale di raccolta differenziata. Al Sud, per fare altrettanto, può succederti di dover morire".

Pino Aprile, "Giù ad sud" (Piemme, pp. 474 – 19,50 euro).

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.