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Si è tenuto presso l’Istituto Agronomico Mediterraneo a Valenzano il convegno “Halal Italy – un’opportunità per conquistare i mercati emergenti”. I consumatori dei prodotti Halal (termine che significa “lecito”) vedono garantiti, in tutti i processi della filiera produttiva, il rispetto dei precetti religiosi musulmani. Se vogliamo soffermarci sulla sola fetta di mercato rappresentata dai consumatori di fede islamica, parliamo di un’utenza di circa 2 miliardi, che si rivolge alla certificazione Halal per varie tipologie di settori: alimentari, cosmesi, trasporti, turismo, chimico/farmaceutico. “Se un musulmano deve acquistare necessariamente prodotti certificati Halal, per i non-musulmani Halal può essere una scelta”, afferma Ahmad Azudin Abd Khail dell’IHI, e questa affermazione è confortata dal fatto che – aldilà della necessità religiosa – ci sono presupposti alla base della certificazione Halal che sono condivisibili da tutti i consumatori che vogliano orientarsi verso un acquisto consapevole. Ad esempio, un presupposto della politica Halal è la tracciabilità, che rappresenta anche un’importante sfida per il futuro del marchio: dal campo coltivato, al prodotto primo, ai trasporti, alle piattaforme terra-mare (il porto di Rotterdam è attrezzato con uno scalo ad hoc per i prodotti Halal), ogni anello della catena produttiva deve necessariamente rispondere a determinati requisiti, monitorabili in ogni momento.

Che ruolo può giocare la Puglia nelle strategie commerciali Halal? Prima di tutto, come ci spiegava Dario Stefano, assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia, “la nostra regione produce tanto prodotto primario ma non dispone di una filiera: dunque, le potenzialità di trasformazione sono notevoli. Halal intende certificare la trasparenza di un processo produttivo che può essere sovrapponibile alle nostre esigenze nel segno di operabilità comune”. L’Istituto agroalimentare Mediterraneo, ad esempio, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella messa in atto di processi di controllo sulla produzione agroalimentare; sarà poi compito di altri attori imprenditoriali curare tutte le altre istanze produttive, in un’ottica di cooperazione integrata.

"HalalL’assessore al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo, Silvia Godelli, sottolinea come non sia più possibile una conoscenza superficiale se non sospettosa del mondo islamico, quando in Italia l’Islam è la seconda religione, professata sia da cittadini migranti sia dai sempre più numerosi italiani che si convertono. In questo scenario, urge la necessità di promuovere la formazione a partire dalle scuole, passando poi per gli enti locali che devono giocare un ruolo da tramite assolutamente fondamentale. Un avvicinamento culturale necessario e auspicato, che parta proprio dall’alimentazione perché “la ritualizzazione dell’alimentazione è un elemento culturale che va rispettato; non è un diritto legato alla sopravvivenza ma è di tutela alla propria appartenenza”.

L’assessore sottolinea poi come la Puglia, già lanciatissima sul mercato turistico, potrebbe attrarre un maggior numero di turisti di fede islamica se fosse loro garantita la reperibilità di prodotti Halal, esigenza che spesso fa slittare questi flussi turistici verso mete più attrezzate (Londra, Parigi).

Sharif Lorenzini (Presidente Italia Halal Italy Authority), a seguito dei vari interventi, afferma che “dalle loro parole parliamo lo stesso linguaggio; Halal è una password che consente alle imprese di parlare direttamente con i consumatori, non soltanto musulmani, poiché la certificazione Halal offre una garanzia e una tutela del prodotto da ogni contaminazione”. La Puglia si candida ad essere – dopo la Malesia – la seconda grande realtà a poter adeguatamente certificare il percorso produttivo con un aumento esponenziale della produttività delle imprese locali, abbattendo barriere culturali ma anche economiche.

Emerge una criticità del sistema, la contraffazione. Per arginare questo fenomeno, Halal si attrezza di organi di controllo che vigilino sugli standard di certificazione promuovano un’armonizzazione degli stessi nei vari Paesi.

Chiude la sessione Claudio Piazza, che testimonia la realtà imprenditoriale della Drive Beer, una birra a tasso alcolico 0, ottenuta intervenendo sul processo di fermentazione inibendo la formazione di alcol. Con orgoglio, si attesta che è un’invenzione tutta italiana, prodotta vicino Potenza.

Sicuramente si prospetta dunque un’allettante opportunità di sviluppo economico nonché un contatto più proficuo tra culture. E’necessario, aldilà delle concrete sfide operative, che i due mondi entrino in contatto con maggiore serenità e curiosità, come dice la nostra Godelli, è necessario – come premessa – che si intraprenda un percorso di conoscenza reciproca, profonda e assolutamente rispettosa.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.