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"3D"
Apparirà incredibile anche ai più assidui frequentatori delle moderne e affollatissime multisala, apprendere che il primo film  tridimensionale risalga ad oltre un secolo fa e che gli studi relativi alla materia siano ancora più longevi di quanto si possa credere: siamo infatti nel 1903, nella ricca Francia dei Fratelli Lumière, allorquando veniva proiettata la “prima”  di “L’arrivèe d’un train en gare à La Ciotat” –  film stereoscopico tridimensionale – appunto.

Appare molto più affascinante, dunque, capire perché la capillarità del fenomeno 3D  voglia – solo oggi e dopo cento anni – prepotentemente invadere il mercato del cinema e quello “domestico” con schermi avveniristici e spettacolari occhialetti che promettono miracoli ai nostri occhi.

Quello che infatti oggi noi definiamo “Cinema in 3D” – attrattiva irrinunciabile ormai –  affonda le sue radici in una epoca molto lontana e in una serie di studi annosi, rappresentando solo la punta di un iceberg in continua evoluzione; una evoluzione – questa –  che si avvale attualmente  di moderni strumenti e tecniche digitali di cui  – suo malgrado – la genialità dei Lumière dovette fare a meno.

Cerchiamo di capirne di più.

Ancora grande è la confusione su ciò che si intende per immagini, filmati e/o  grafica 3D; e ciò deriva dal fatto che molti hanno definito in 3D qualcosa di bidimensionale, solo per il fatto, cioè, di averci poi applicato software per modelli tridimensionali; per dare un esempio concreto di quel che ci occupa si pensi al cartoon “Toy story”, prodotto bidimensionale di grafica tridimensionale, eppure erroneamente quotato in modalità 3D. Se considerassimo “Toy story” come cartoo-film 3D, dovremmo accettare di considerare in 3D tutti i film nei quali recitano persone vere ovvero tridimensionali.

Affinchè ciascuno di noi possa percepire qualcosa di tridimensionale è necessario vedere con i due occhi immagini diverse relative  a due punti di vista della stessa scena reale; esemplificando al massimo, è come se qualcosa “si prenda gioco” del cervello umano con due immagini plausibili relative alla medesima scena come sarebbe stata vista da due occhi (stereoscopia).

"3D"Un sistema che permette di vedere in 3D  deve essere in grado di produrre questo effetto: un occhio deve poter vedere un’ immagine mentre l’altro vede una immagine diversa: ecco che il cervello viene “imbrogliato” ed elabora le informazioni relative alle due diverse immagini offrendo  a chi osserva la sensazione di profondità:  benvenuti nel mondo della visione tridimensionale.

Su questo tema la storia del cinema vanta almeno tre “età” prima di arrivare ai giorni nostri: la prima (1900-1952) dedicata allo  studio e al perfezionamento di sistemi stereoscopici con esordi clamorosi; la seconda (1952-1955) definita “Età d’oro del 3D” con la realizzazione di due capolavori che non necessitano di presentazioni (“L’uomo nell’ombra” – COLUMBIA e “La maschera di cera” – WARNER BROS); la terza (1960-1984) “Primo revival del cinema 3D” in cui venne utilizzata una nuova tecnologia chiamata Space Vision 3D che portò i film stereoscopici ad essere stampati sulla stessa pellicola, con le immagini parallele una dopo l’altra e con l’impiego di un proiettore dotato di speciali lenti.

“Ma allora oggi in quale “Età” ci troviamo?” – domanderebbe a se stesso un attento lettore dopo aver consultato una splendida rèclame che propina  sinuose visioni tridimensionali domestiche.

Ebbene si, gentile lettore: siamo nel “Secondo revival” del cinema 3D, in un periodo in cui le economie di scala permettono di digitalizzare un film nell’audio e nel video a costi limitati, e  – di conseguenza – di trasferirlo in tridimensione sul grande e piccolo schermo con tecnologie avanzatissime.

Il decennio ultimo – ormai alla sua fine – ha offerto sul tema delle tecnologie e del digitale applicati   a Cinema e Tv da un lato dibattiti incredibili generati dalla critica più evoluta, dall’altro – e per ragioni simili – incassi record con buona pace degli istituti di credito dei produttori; ed in questo mare magnum il mondo 3D vive una stagione esplosiva e ricca.

Il formato 3D diventa il formato “digitale 3D” quando nel 2005 i Walt Disney Studios presentano “Chicken Little”; nel 2008 la 3alty Digital e Nation Geographic realizzano “U2 3D” il primo concerto dal vivo e il primo film live action girato in 3D; a maggio dello scorso anno Disney pictures e Disney digital  presentano il primo film PIXAR in 3D, “Up”; a gennaio di quest’anno arriva “Avatar” made in 20th Century Fox a rappresentare la lama più affilata del mondo tridimensionale cinematografico, pronta a fare strage di botteghini.

Siamo in un fase in cui ai nostri occhi è consentito di “fruire” del 3D anche dal comodo divano di casa perchè la tecnologia lavora ormai instancabilmente giorno e notte al soldo della produzione di sistemi di largo consumo: ecco perchè oggi il 3D è nuovamente in auge.

Siamo in piena fase speculativa molto lontana dagli ideali dei Lumière ma molto vicina ai loro sogni: per questo ci piace e ne godiamo a tutto campo.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.