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"cervello"La distorsione visiva ha un effetto potente sulla percezione delle dimensioni del proprio corpo. Lo ha dimostrato una ricerca del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca pubblicata su Experimental Brain Research. L’approccio della ricerca può essere utile per la riabilitazione di persone colpite da ictus.
La visione domina il tatto e la percezione delle dimensioni del corpo. Basta infatti una immagine distorta di un arto, ad esempio una mano ingrandita, a indurre una persona a compiere movimenti non rapportati alle dimensioni reali del corpo.
I ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, guidati dal Professor Angelo Maravita, hanno dimostrato che il cervello utilizza le informazioni visive per programmare un movimento: se le informazioni visive sono alterate ne risulta alterato anche il movimento. Questo a prescindere dalla conoscenza e dalla reale esperienza che si ha del proprio corpo.
La ricerca, riguarda la costruzione di quello che si definisce comunemente schema corporeo, cioè quella rappresentazione del corpo nel cervello, indispensabile per la vita quotidiana. La costruzione di questo schema si basa sicuramente sulla sensazione tattile e sul senso di posizione, ma anche sulle afferenze visive.
Lo studio dimostra quanto la visione sia importante per costruire una rappresentazione cerebrale del corpo. È stato infatti scoperto che se un individuo osserva l’immagine della sua mano ingrandita tende a muoversi come se effettivamente la sua mano fosse diventata più grande. Il cervello cioè è pronto ad utilizzare le informazioni visive, anche se queste sono in contrasto con quelle somatosensoriali (tatto e senso di posizione), che ovviamente rimangono inalterate.
L’esperimento è stato condotto su otto studenti, quattro donne e quattro uomini tra i 20 e i 34 anni, tutti destrimani, utilizzando una apparecchiatura presente nei laboratori del Dipartimento di Psicologia, che serve per l’analisi cinematica del movimento (SMART). L’attrezzatura permette di registrare la traiettoria del movimento attraverso particolari telecamere che registrano la posizione di marker riflettenti posizionati sulla pelle.
L’apparato è composto da due specchi sovrapposti, inclinati di 45°, un monitor a colori, videocamera digitale, mixer e analizzatore optoelettronico di movimento.
Ai soggetti che hanno partecipato all’esperimento è stato chiesto di afferrare con una presa di precisione (pollice e indice) un cilindro di plastica di 4 cm di diametro e 6 di altezza.

Risultati

La sessione sperimentale è stata articolata in sette fasi nel corso delle quali il feedback visivo della mano è stato variato. In ciascuna fase, i soggetti hanno eseguito 10 movimenti di prensione. Ciò che è emerso riguarda un aspetto cruciale del movimento di prensione pollice-indice: la massima apertura. Per il primo aspetto i ricercatori hanno registrato un decremento significativo della massima apertura pollice-indice durante la fase di adattamento alla mano ingrandita e un decremento della massima apertura pollice-indice anche nella successiva fase di post-adattamento alla mano ingrandita. Mentre non è stato notato nessun effetto sulla massima apertura pollice-indice né nella fase di adattamento alla mano ridotta né nella successiva fase di post- adattamento.

Il tempo massimo di apertura pollice-indice si ottiene più lentamente quando viene permessa la visione della mano durante il movimento di prensione (850-950 ms c.a.) rispetto a quando il feedback visivo non viene fornito (750 ms c.a.)

La conclusione alla quale è arrivato il team del professor Maravita è che quando, durante il movimento della mano, viene introdotto un conflitto fra dimensioni visive e tattili-propriocettive, la grandezza percepita della mano segue rapidamente e in modo duraturo le dimensioni visive anche se queste non sono veritiere. La visione, dunque, domina le altre modalità sensoriali non solo nella percezione della posizione delle parti del corpo, ma anche nella percezione della loro grandezza.
Al contrario, la riduzione delle dimensioni visive della mano non sembra efficace a indurre una corrispondente riduzione delle dimensioni percepite.
«La ricerca mette in luce – spiega Angelo Maravita, docente di Psicobiologia – che la coscienza del nostro corpo e la capacità di muoverci dipende in modo critico dalla capacità del cervello di integrare le varie modalità sensoriali tra di loro. In particolare la visione della propria mano ingrandita attraverso un sistema di elaborazione video, modifica in modo sensibile la capacità di programmare un movimento».

Percezione e riabilitazione

Il metodo utilizzato per condurre questa ricerca, sottolineano i ricercatori, può essere utilizzato, una volta definito un adeguato protocollo medico, nella riabilitazione motoria e sensoriale delle persone colpite da ictus cerebrale. In particolare, la visione ingrandita del corpo potrebbe essere utilizzato come un efficace esercizio di modulazione propriocettiva durante la programmazione di movimenti.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.