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Per Pasqua vorremmo scrivere un messaggio speciale. Vorremmo avere pensieri gentili, armoniosi, semplici da utilizzare per ritrovarci e sorridere con sincerità. Vorremmo riavere quella forza di riabbracciarci per condividere non solo le nostre paure e le nostre ansie ma l’intenso calore di credere nell’impossibile superando limiti e barriere che la nostra povera ragione nel tempo ha imposto all’interno delle nostre esistenze. Esistenze misere, in fin dei conti che con il tempo sono venute fuori dopo che negli ultimi anni siamo stati costretti a vedere, tanti morti, giovani e anziani e che hanno permesso alla nostra ignoranza e stupidità mentale di intendere come il tempo sia breve e che la vita donata solo per un attimo dal buon Dio sia un messaggio giusto da utilizzare solo per creare una luminosa serenità alle nostre albe e i dolci tramonti che giornalmente ci vengono concessi. La Pasqua che arriva e passa in un batter di ciglia dovrebbe permetterci, se la consapevolezza fosse di gran valore, di riflettere e intendere, scrutando al meglio l’orizzonte, come si possa utilizzare il tempo ponendo maggiore attenzione su ciò che facciamo mentre lo diciamo lasciandolo passare senza far niente. Quante chiacchiere, quanti pensieri copiati, quante parole buttate nel contenitore dell’apparenze abbiamo speso per renderci belli soltanto al nostro specchio mentre gli altri, pochi, con la sola limpida memoria si sono ricordati da dove siamo venuti e chi erano i nostri avi. Hanno capito che eravamo soltanto decorati di orgoglio e illusioni e come carta straccia hanno lasciato le nostre persone nel luogo più adatto: Il cestino. C’è gente che ha avuto mille cose restando infelice e chi con poco è riuscito a vedere crescere un fiore in tutte le stagioni. Chi ha preso all’altro senza sentir ragione ed è finito errante tra le giuste malinconie delle sue favole perdute. Fin qui non siamo stati ancora capaci di dare un senso giusto alle nostre vite lasciando che esse venissero usurate dal profumo del vitello d’oro chiamato denaro. Professiamo una fede ma a ragion veduta l’ipocrisia è il miglior vestito che usiamo tutti i giorni. Ci diciamo onesti ma in fin dei conti siamo pronti a disprezzare la gratitudine pur non conoscendone significato e valore. Pensiamo di correre dietro al carro dei vincitori ma poi ci accorgiamo che è solo vento effimero. Corriamo e corriamo senza sapere dove andare  ma cosi ci vogliono, popolo massificato che della nostra individualità si è persa la veduta corretta. Forse un po’ di garbato silenzio quando la mente è vuota sarebbe il medicamento giusto in questo tempo inutile e liquido dove il rumore si è fatto assordante per il forte pensiero che la guerra sia dietro l’angolo perché il finale dello spettacolo è proprio la chiusura del sipario. Cari amici vicini e lontani, Lucani, questo pensiero per dire di ritornare a Itaca con il cuore e la mente, tra l’essenzialità e le cose semplici ritrovando il gusto di pregare e se pure questo appare inutile e difficile tenetevi stretto le persone che vi amano perché del domani non c’è più certezza. Pessimismo? No. Sano ottimismo con gocce di realismo . Buona Pasqua e che Dio ci aiuti.

Oreste Roberto Lanza

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.