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Il rinato Petruzzelli, sfolgorante di stucchi dorati e marmi, è stato la preziosa cornice per Giselle, balletto romantico del 1841, nato dalla penna di Téophile Gautier e dalla partitura di Adolphe-Charles Adam, già celebre per le musiche di altri balletti fortunati, uno su tutti “Le Corsaire”. Un allestimento fedele quello del Petruzzelli, nelle scenografie e costumi (Inara Gauja) e coreografie (Aivars Leimanis), distaccandosi così dalla dilagante tendenza della rivisitazione “tout court” che coinvolge, da tempo, sia i teatri italiani che d’oltralpe.
Giselle è il balletto romantico per antonomasia ed è una sublime storia d’amore che trascende l’esistenza terrena che si sviluppa in due atti. Il primo atto è il momento gioioso della vendemmia in un villaggio di montagna e del tenero amore tra la protagonista, ingenua fanciulla malata di cuore ed Albrecht, nobile del luogo, già promesso a Bathilde, figlia del principe di Curlandia. Hilarion, guardacaccia del luogo, innamorato di Giselle, cerca invano di svelarle la vera identità ed intenzioni di Albrecht, ma Giselle rifiuta la verità. Nel momento dell’amara scoperta, dopo un’improvvisa follia, la delicata fanciulla morirà di dolore.
Il secondo atto si apre su di una scena spettrale, resa con semplicità, ma grande efficacia dalle scenografie del Petruzzelli; è notte nel cimitero dove si trova la tomba di Giselle e dove le Villi, fantasmi di fanciulle morte alla vigilia del matrimonio dopo la scoperta del tradimento del loro amato, attendono insieme alla loro regina Myrtha, il passaggio di uomini per consumare la loro vendetta; i malcapitati dovranno danzare tutta la notte fino a morirne. La stessa sorte dovrebbe toccare anche ad Albrecht, recatosi a depositare gigli bianchi sulla tomba di Giselle, ma il grande amore della fanciulla, che va oltre la morte, lo sorreggerà nella danza fino all’alba, risparmiandogli così la vita. Tutto il balletto, è pervaso dalle atmosfere che richiamano alla mente le fiabe dei fratelli Grimm, calando chi ne fruisce nel mondo incantato dell’infanzia.
Un’elegante ed eterea Eleonora Abbagnato, nel ruolo di Giselle, grande banco di prova per tutte le “etoiles” della danza, bravo Massimo Murru (Albrecht) , espressivo e commovente l’Hilarion di Ringolds Zigis, ottimi il corpo di ballo del Latvian National Ballet (Lettonia) . Buona esecuzione da parte dell’orchestra della Fondazione del Petruzzelli, anche se la bacchetta di Fahads Stade non è stata sempre puntuale nei tempi musicali. L’elegante pubblico di Bari ha reso il giusto omaggio con applausi lunghissimi e richieste di bis.
Le foto sono di Carlo Cofano.