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Chi è e cosa ha fatto Ernesto Nathan
Ernesto Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845 dalla pesarese Sara N. Levi e da Mayer Moses Nathan, agente di cambio tedesco naturalizzato inglese, che morì quando il ragazzo aveva quattordici anni. Era di origini ebraiche sia da parte di madre che da parte di padre.
In Italia fin dal 1859, visse l’adolescenza e la prima giovinezza tra Firenze, Lugano, Milano e la Sardegna, dove fu inviato ad amministrare un cotonificio che però fallì. L’influenza di Mazzini, amico di famiglia dai tempi londinesi, incise fortemente nella sua formazione e sul suo orientamento culturale e politico. Nel 1867 sposò Virginia Mieli.
Giunse a Roma a 25 anni, nel 1870, per lavorare come amministratore al mazziniano “La Roma del Popolo”, così presto si dedicò alla politica, con impronta convintamente laica e anticlericale. Dal 1879 aderì alla sinistra storica, nello schieramento di Francesco Crispi e nel 1888 ottenne la cittadinanza italiana onoraria dalla città natale della madre, Pesaro, dove ricoprì la carica di consigliere provinciale dal 1889 al 1895.
Nel 1887 entrò nella Massoneria, diventando Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1896, succedendo ad Adriano Lemmi e rimanendo in carica fino al 1903 . Nel 1889 fu tra i fondatori della Società Dante Alighieri.
Nell’aprile 1898 Nathan fu eletto consigliere al comune di Roma e più tardi nominato assessore all’Economato e ai Beni Culturali, un incarico amministrativo di grande rilievo mentre la capitale subiva una tumultuosa crescita edilizia e demografica. All’arrivo dei Savoia, nel1871, Roma contava appena 226 mila abitanti che, trent’anni dopo, nel 1900, saranno raddoppiati.
Le frenetiche attività edificatorie, sia per la realizzazione di grandi edifici pubblici e l’apertura di nuova viabilità, sia per la creazione di nuovi quartieri residenziali tenevano troppo spesso in scarso se non alcun conto l’affiorare, ad ogni scavo di fondazioni nei nuovi edifici e delle nuove strade, dei resti dell’immenso patrimonio artistico cittadino.
Fu in questo clima, acutamente descritto dall’ingegnere e archeologo Rodolfo Lanciani, che Nathan, che era a capo del "Blocco popolare" venne eletto sindaco nel 1907. Visse gli anni della sua amministrazione come se dovesse far rinascere gli entusiasmi della repubblica romana del 1849. La grande novità delle amministrazioni “bloccarde”, così definite per la particolarità dello schieramento politico, era di portare al Governo della città i Liberali di ispirazione Giolittiana, i repubblicani, i radicali ed i socialisti riformisti, tenendo all’opposizione i nazionalisti, i cattolici (non ancora popolari) ed i socialisti massimalisti.
Era la tipica politica del “fare” e non delle “parole” di ispirazione giolittiana. La città che dal 1871 era rimasta ferma dal punto di vista urbanistico, si trasformò ed iniziò quel processo di adeguamento alla sua nuova qualità di Capitale d’Italia che si sarebbe concluso negli anni ’30.
Era anche l’Italia e la Roma laica per eccellenza, la stessa che nel 1885 consentì la formazione di un comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, George Ibsen, Giovanni Bovio, Herbert Spencer e molti altri. Nel 1888 gli studenti universitari romani, tra i maggiori animatori del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, spesso con scontri, arresti e feriti. Il consiglio comunale di Roma, all’epoca controllato da una maggioranza filoclericale, fu costretto alle dimissioni, e le elezioni successive, tutte incentrate sulla questione del monumento a Giordano Bruno, furono perse dai filoclericali.
Finalmente nel 1889 la statua fu eretta a Campo de’ Fiori "lì dove il rogo arse". Allor quando il papa fece comunicare al primo Ministro italiano che se fosse stata inaugurata ufficialmente dal Governo, il papa si sarebbe sentito obbligato a recarsi in esilio. Francesco Crispi rispose al latore del messaggio testualmente: “dica a sua santità che se va via dall’Italia non ci rimetterà più piede”. Il monumento realizzato dallo scultore Ettore Ferrari fu inaugurato con una grandiosa manifestazione pubblica e l’oratore fu Giovanni Bovio, insigne avvocato di Trani e politico della sinistra storica.
L’amministrazione di Ernesto Nathan, durata fino al 1913, fu improntata ad un forte senso d’etica pubblica di dichiarata ispirazione mazziniana, ed ebbe come baricentro principalmente due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia che si era aperta, appunto, con il trasferimento della capitale a Roma, e un vasto piano d’istruzione per l’infanzia e il sostegno alla formazione professionale pensati e realizzati in chiave assolutamente laica.
Si approvò, quindi, nel 1909 il primo piano regolatore della città che definì le aree da urbanizzare fuori le mura, tenendo conto del fatto che il 55% delle aree edificabili era in mano a soli otto proprietari.
Si avviò anche una politica di opere pubbliche nel cinquantenario dell’Unità d’Italia, del 1911, fu l’occasione per Roma di avviare un programma urbanistico rinnovatore. Ernesto Nathan, sindaco in quegli anni, sfrutta tutti i finanziamenti possibili per realizzare edifici e opere che diventano i simboli di Roma capitale del regno: il Vittoriano, il Palazzo di Giustizia – che i romani battezzano subito il "palazzaccio" -, la passeggiata archeologica tra l’Aventino e il Celio e lo stadio Nazionale Flaminio il primo impianto moderno per manifestazioni sportive.
Durante l’amministrazione Nathan furono inoltre aperti circa 150 asili comunali per l’infanzia, che fornivano anche la refezione. Un numero più che rispettabile, se si pensa che Roma ha, oggi, non più di 288 scuole materne comunali.
Erano anche gli anni in cui si sviluppava, grazie all’attività del Governo al cui capo era il liberale moderato Giovanni Giolitti, il movimento cooperativo e quello delle aziende municipali di trasporto e igiene. Furono incentivate le Associazioni di Mutuo Soccorso e gli ospedali civili (o civici). Inoltre, si crearono le condizioni per realizzare la previdenza sociale obbligatoria, le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni e le invalidità, l’istruzione elementare obbligatoria ed il primo suffragio universale (solo maschile). La cultura fu in grandissima espansione: erano gli anni di Giosué Carducci, Gabriele D’Annunzio, Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, Luigi Pirandello ecc..
Curiosità
Un aneddoto ormai famoso narra che, neoeletto sindaco, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d’ora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso di topi non dovessero trovarne, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c’è trippa pe’ gatti.
Tornò a ricoprire la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1917 al 1919. Ernesto Nathan morì nel 1921, a 76 anni.