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Something about Hopper
Il grande scrittore statunitense John Updike, in un saggio del 1995, definisce i quadri di Hopper “calmi, silenti, stoici, luminosi, classici”.
E sono proprio queste le parole che gli attribuiremmo se ci trovassimo davanti ad un suo quadro: per lo più di immagini urbane o rurali, immerse in un silenzio eterno, in uno spazio reale ma che allo stesso tempo sembra metafisico.
Volendo razionalizzare un processo che all’interno dell’artista è del tutto naturale, potremmo definire la sua propensione verso un forte realismo come la sintesi tra una visone figurativa (disegnava spesso dal vero, che si trovasse a New York o in mezzo alla natura, in cerca di ispirazione per un quadro o del modo di sviluppare un tema che aveva destato il suo interesse) combinata con il sentimento struggente e poetico che Hopper percepisce nei suoi soggetti. Diceva: "non dipingo quello che vedo, ma quello che provo".
L’innovazione e la poesia dell’artista risiedono nel suo modo di presentare le evocazioni astratte e atmosferiche di tempo, luogo e memoria. Il ricordo è l’intangibile, implicito tema di molte delle sue opere e il processo creativo dell’artista reca le tracce di quelle reminescenze che diventano qualcos’altro nella mente del pittore, una volta tornato al cavalletto del suo studio. Così Hopper, con una sapiente scelta di forme geometriche, di giochi di luce freddi e talvolta marcatamente artificiali e una grande sintesi di dettagli, ci catapulta in una scena quasi sempre deserta in cui raramente vi è più di una figura umana, e quando ve ne è più di una quello che emerge è l’estraneità dei soggetti e l’incomunicabilità che ne risulta, accentuando la solitudine.
LA MOSTRA
A cura di Carter Foster, la mostra presenta oltre 160 opere, tra cui celebri capolavori come Summer Interior (1909),
Pennsylvania Coal Town (1947), Morning Sun (1952), Second Story Sunlight (1960), A Woman in the Sun (1961) e diversi quadri mai esposti, come la bellissima Girlie Show (1941).
Un percorso che attraversa tutta la produzione di Hopper e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
Suddivisa in sette sezioni, seguendo un ordine tematico e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi,fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ’50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni.
Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora poco considerato nelle rassegne a lui dedicate.
La mostra è arricchita di un importante apparato fotografico, biografico e storico, in cui viene ripercorsa la storia americana dagli anni ’20 agli anni ’60 del XX secolo: la grande crisi, il sogno dei Kennedy, il boom economico un’occasione dunque per capire meglio anche la nuova crisi di oggi e l’America di Barack Obama.
Vuoi entrare in un quadro di Hopper?
La mostra vuole guardare alle persone come “soggetti attivi”, piuttosto che come “consumatori”, al fine di creare un evento che sia prima di tutto un’esperienza unica e coinvolgente per il visitatore.
Con questo intento, essa ospita eccezionalmente e per la prima volta in Italia un’installazione interattiva e multimediale di Gustav Deutsch, noto film-maker e video artista austriaco (Vienna 1952), autore di innumerevoli film, video e performance in tutto il mondo. (www.gustavdeutsch.net)
L’installazione, che si intitola “Friday, 29th August 1952, 6 A.M., New York” farà entrare fisicamente i visitatori nel mondo di Hopper grazie alla ricostruzione della scenografia raffigurata nel dipinto Morning sun (1952). Tutti potranno diventare i protagonisti del dipinto, entrando sul “set” e muovendosi a piacimento come attori di brevi rappresentazioni, filmate da una telecamera e proiettate su uno schermo. In un certo senso la mostra permette ai visitatori di guardare “dietro le quinte” della macchina di illusioni del cinema e parallelamente di “entrare sul set” come attori di un film che rende vivo il dipinto di Hopper. Deutsch vuole così dimostrare come Hopper sia da considerare non tanto un pittore “realista”, bensì un
“illusionista”. Il suo spazio pittorico è infatti prospetticamente scorretto e costruito volutamente in modo
distorto per ottenere quell’effetto di straniamento e suggestione cinematografica che rende tanto particolari e
affascinati i suoi quadri.
PER I PIU’ PICCOLI: Impara a disegnare come faceva Hopper!
La mostra “Edward Hopper”, che vede in rassegna molti di questi disegni preparatori, su questo tema dedica un esclusivo e accattivante percorso didattico a tutti i bambini e i ragazzi (5-14 anni) in visita.
Per chi vorrà seguire le tappe del processo creativo di Hopper, sarà a disposizione all’ingresso un taccuino che riproduce in scala quello utilizzato dall’artista, con tutte le indicazioni per avventurarsi nel suo mondo.
Il percorso inizia con un divertente esperimento, quello di forare un cartoncino per ottenere un’apertura attraverso cui osservare i quadri ma anche l’ambiente della mostra, con quello che succede nelle sale (visitatori che passano, guardano, si fermano, si siedono). Una vera e propria finestra sulla realtà che ognuno potrà inquadrare come preferisce, scegliendo il punto di vista, il taglio e l’angolazione esattamente come faceva il pittore attraverso i suoi disegni. Seguendo sul taccuino alcuni brevi racconti che parlano di Hopper da bambino, quando ammirava le barche e i paesaggi con la voglia di disegnarli, e via via di alcuni dei suoi quadri realizzati in età diverse, i giovani visitatori attraverseranno le sezioni della mostra e lungo il percorso potranno registrare le proprie impressioni, fare schizzi ed esercizi creativi in relazione alle opere.
I ragazzi avranno a disposizione una matita speciale, particolarmente tenera, per i loro esercizi e schizzi sul taccuino: la grafite 6B, usata dai professionisti e dagli artisti, con cui sperimentare gli effetti e i tratti diversi che si ottengono a seconda delle pressioni della mano (come il carboncino utilizzato da Hopper).
Alla fine del percorso, nell’area relax della mostra, i bambini potranno perfino copiare e ricalcare i lavori più interessanti, tracciando e rinnovando ognuno a suo modo, i segni del maestro, come era d’uso fare nelle antiche botteghe artistiche.
I bambini più piccoli (2-5 anni) accompagnati dai genitori potranno invece cimentarsi in una divertente caccia al tesoro: un percorso-gioco alla ricerca dei personaggi, dei treni, dei battelli di Hopper per associare i quadri a racconti fantastici. Seguendo le indicazioni su alcune speciali cartoline, a disposizione all’ingresso,sarà divertente pensare a una storia osservando un personaggio, oppure partendo dallo schizzo trovare il quadro ad olio che gli corrisponde.
Un cammino pensato per i piccoli, ma che anche i grandi possono seguire alla scoperta del mondo reale e immaginario di Hopper.
Per scoprire le numerose altre iniziative proposte nel corso della mostra visitare il sito www.edwardhopper.it.
L’evento è promosso dal Comune di Milano – Cultura e dalla Fondazione Roma in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York e la Fondation de l’Hermitage di Losanna.
La tappa milanese è organizzata e coordinata da Palazzo Reale. L’ideazione, l’organizzazione e il coordinamento dell’intero progetto sulle tre sedi è di Arthemisia Group.
La rassegna si terrà a Palazzo Reale a Milano fino al 31 gennaio 2010 e sarà sponsorizzata dal Gruppo Roche, azienda leader nell’area della salute. Subito dopo la mostra si terrà a Roma, presso il Museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010, e presso la Fondation de l’Hermitage di Losanna, dal 25 giugno al 17 ottobre.
L’evento Hopper vede inoltre realizzarsi, eccezionalmente, una partnership culturale tra il Comune di Milano e la Fondazione Roma, nel segno di uno spirito sinergico che rappresenta la prima di una serie di collaborazioni che vedranno protagonisti insieme l’Amministrazione Comunale del Sindaco Letizia Moratti e la Fondazione Roma, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele.
Dico la mia
Un grande pittore come Hopper, avrebbe solleticato l’attenzione di migliaia di persone anche senza troppe iniziative di contorno, perchè possiede di per sé una forza comunicativa che non esige supporti.
(Se vi proponessi la Guernica di Picasso al centro di una sala completamente spoglia, mi critichereste per la scarsa inventiva o capireste che il mio messaggio è: “Eccola, è tutta vostra, c’è solo lei da guardare?”)
La scelta pedagogica del percorso pensato per i bambini? L’installazione dà veramente l’illusione di immergersi all’interno del quadro, o è uno splendido “viaggio” che si può fare osservando l’opera e “immaginando”? Parliamone.