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Finite le riprese, Andrea Costantino è ora al montaggio del film breve Sposerò Nichi Vendola. In sala molto probabilmente a febbraio. Tematiche affrontate interessanti e la citazione di un uomo politico carismatico. Insomma c’è da scommettere, non passerà inosservato. Ma d’altronde “la voglia di raccontare storie con immagini e suoni facendo regia – ammette – posso dire di averla avuta giovanissimo, quando mio padre mi ha regalato un videoregistratore. Ripresi e montai un piccolo documentario per rappresentare i “perché” dell’incendio del Teatro Petruzzelli di Bari”. La sua passione lo ha poi portato a frequentare due seminari sulla realizzazione di un documentario per il cinema con Michele Fasano in Puglia; un corso di sceneggiatura a Roma con Giuseppe TornatoreRoberto Perpignani e Francesca Calvelli. “E in questo percorso – confida ancora il regista – ricco d’incontri, ho conosciuto persone straordinarie che mi hanno dato la possibilità di lavorare, come il montatore Osvaldo Bargero. Ho partecipato alla serie TV Diritto di difesa come assistente al montaggio per Bargero e poi sono passato sul film di Alessandro D’Alatri, La Febbre. Ho lavorato anche con i Vanzina come assistente alla regia per Le Barzellette”. Non solo: Andrea Costantino gira nel 2001 “E’ nato Carlo”, selezionato da Nanni Moretti per il suo Sacher Festival e nel 2004 "Il provino" (www.ilprovino.it), il lavoro che ha raccolto 32 riconoscimenti, tra cui la selezione al Festival di Montpellier e una menzione speciale ai Nastri D’argento conquistando anche la platea del Milano Film Festival, uno dei più autorevoli festival italiani.
Sposerò Nichi Vendola, il titolo inganna, vero. Di fatto la sceneggiatura esalta quasi un riscatto al femminile?
Sposerò Nichi Vendola attraverso lo sguardo femminile delle protagoniste racconta chi si fa carico dei problemi concreti della famiglia. Mi sono ispirato, ma solo ispirato, al personaggio interpretato da Anna Magnani nel film "L’onorevole Angelina". Film di Zampa visto al CSC durante uno dei seminari propedeutici che ho frequentato tra il 2001 e il 2003.
Un caso forse, ma la sua non è un po’ una provocazione in vista delle prossime elezioni regionali pugliesi?
Ancora non è noto se Nichi Vendola sarà il candidato.
Ma Nichi Vendola non è un simbolo carismatico dopo il successo del 2005?
E’ uno dei pochi politici che "sa parlare". Ed è entrato nella storia della nostra regione.
Com’è nata l’idea della stesura di questo ultimo corto?
Nel 2005 vidi l’ultimo comizio di Nichi a Bari. Fu l’ultimo perché poi morì il Papa e la campagna elettorale ebbe uno stop. C’era una mare di gente con gli occhi lucidi. Nichi emoziona. E in realtà sono sempre stato convinto che la cultura non debba avere colore politico, ma piuttosto debba raccontare con sguardo critico la realtà. La politica oggi entra nelle vite di tutti noi ogni giorno, ma in maniera così maldestra e distante dai problemi reali da sembrare quasi inutile. Per esempio Beppe Grillo si è ritagliato uno spazio grazie ad un intelligente utilizzo di internet: per questo è citato nel mio cortometraggio.
In sala quando lo vedremo?
Nel sistema distributivo cinematografico è già difficile trovare visibilità per un film, figuriamoci per un corto. Una delle sfide di questo progetto è seguire le regole di una campagna pubblicitaria da film per risarcire gli investimenti privati e pubblici. Voglio utilizzare la rete per ottenere questo risultato. Il nome della ditta di produzione viene fuori proprio dalle mie iniziali AC e anche perchè per arrivare a girare un po’ di cinema bisogna fare tante altre cose, quindi Anche Cinema. A breve inoltre pubblicherò un bando per la realizzazione della locandina del corto sul sito internet del cortometraggio (www.sposeronichivendola.it) Premio di 2mila euro e in giuria hanno confermato la disponibilità Alessandro D’Alatri, Maurizio Nichetti e Giorgio Correggiari.
Le location, ambientate a Bari, scelta voluta? O un legame molto forte con la sua città di origine?
Un legame forte. Bari è una città con risorse inimmaginabili e scenari da scoprire. E poi ci sono i baresi. Devo dire grazie ad Antonio Iandolo e Valeria Belviso che da mesi sono al mio fianco. Sul set si sono inoltre aggiunti Luigi Spezzacatene, Enzo Laera, Rossella Franco, Renato Minichelli, Paco Maddalena, i fratelli Firulli e molti altri indispensabili aiuti. Un grazie anche a Mauro De Pasquali e Harald Buggenig. Ma senza l’aiuto di mia madre, il valore artistico non sarebbe stato lo stesso. La scenografia degli interni del cortometraggio è sua: il suo gusto di sempre e l’inaspettata attenzione da professionista esperto nella realizzazione dei particolari fanno la differenza. Lei è un’artista.
I personaggi sono sei, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare, ma in quale periodo storico si sviluppa la storia?
La storia è ambientata nel 2008. Dopo il Vaffa Day di Beppe Grillo.
Un casting elaborato, che ha portato via del tempo. Quali sono state le difficoltà nel selezionare i protagonisti?
Il casting di un progetto cinematografico è un’esperienza che ti arricchisce tantissimo. Hai la possibilità di parlare, conoscere storie e soprattutto fare tu il provino della tua storia. Mi spiego, durante il casting io racconto la storia che voglio girare, la metto alla prova. Considero le reazioni di chi mi ascolta: il vero provino lo faccio io. Sono convinto che il regista non sceglie gli attori, ma sono gli attori che scelgono i personaggi. Aggiungo solo l’ok finale e mi assumo la responsabilità della scelta. Ma è l’attore che ha divorato l’anima di chi dovrà interpretare.
Ci parli dei protagonisti.
Come dicevo, proprio da questi incontri nascono delle collaborazioni speciali, come quella nata con Anita Zagaria. Un’attrice straordinaria oltre che un’amica. Anita ha supportato il cortometraggio già dalla presentazione del progetto presso il Ministrero dei Beni Culturali. E sempre grazie a lei ho conosciuto Paolo De Vita, barese. Per averlo ho ampliato la parte di un personaggio. Invece dove ho fatto molta più ricerca è stato nella scelta dei nonni, cercavo due sconosciuti. E qui ho trovato tanta disponibilità presso la VI Circoscrizione di Bari dove la signora Alboreto organizza attività per gli anziani. Infatti molti dei ruoli minori li ho trovati così. Per quelli principali ho cominciato ad incontrare in seguito attori professionisti pugliesi. Così ho avuto nel cast Teodosio Barresi e Giustina Buonomo. Semplicemente grandi. Sarebbe troppo riduttivo parlare del talento e di sensibilità di tutti questi attori. Spero di chiudere bene il montaggio del cortometraggio, ma umanamente è stata già sino ad ora un’esperienza di vita importante.
Nel film si parla di donne coinvolte dalla passione, da scelte difficili e soprattutto c’è il desiderio di raccontare la “politica che si fa in casa”. Da cosa ha tratto l’input per parlarne?
L’input viene fuori dall’osservazione del ruolo che storicamente la donna ha avuto in Italia. Sottomessa e a servizio. Ma forse in quell’apparente sottomissione e in quella straordinaria capacità di guardare avanti è nascosto il valore culturale del nostro tradizionale modello di famiglia.
Lei è un giovane regista, più volte premiato per i suoi corti, ma com’è l’attuale situazione nel cinema per le nuove generazioni?
Denuncio un episodio che vale per tutti. Tra il 2006 e il 2008 stavo per fare il mio esordio con un “vero” film, un lungometraggio, studiato e scritto in due anni. Si intitola "Falla finita" ed è sulla condizione dei giovani. Un viaggio ironico e coraggioso di cinque giovani, in cura da uno psicanalista, che manifestano intenti suicidi al loro psicologo. Nei diversi ambienti e situazioni in cui si trovano, governati da illusioni di massa, insomma per loro le regole consuete non bastano più. Se ne rende conto il protagonista, Alessandro Gassman che aveva accettato tra l’altro il ruolo del medico. Sente la frustrazione di non poterli aiutare, ma reagisce e non si arrende. Alessandro ha condiviso con me il progetto per ottenere i fondi dal Ministero dei Beni Culturali. Fondi destinati regolarmente alla mia sceneggiatura, ma la società di produzione voleva riservarsi il diritto di non realizzare eventualmente il film. Per difendermi su un blog ho scritto dettagliatamente cosa volevano impormi. Risultato? Non mi hanno querelato.