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L’America è sempre più divisa sul Nobel per la Pace a Barack Obama e il presidente Usa ha continuato oggi a trattare il riconoscimento con la cautela e la prudenza di un ordigno esplosivo.
La Casa Bianca non ha festeggiato, almeno pubblicamente, il sorprendente premio giunto da Oslo e il presidente Obama ha ignorato l’argomento nel suo discorso settimanale del sabato, in cui ha omesso i grandi temi di politica internazionale per concentrarsi sulla riforma sanitaria.
I repubblicani hanno reagito con sarcasmo all’annuncio del Nobel per la Pace a Obama sottolineando che il presidente non ha ancora fatto niente per meritarselo. Anche i democratici sono apparsi esitanti nell’esibire il riconoscimento, mettendo piuttosto in evidenza che la decisione del Comitato del Nobel intendeva premiare, più che Obama, la nuova immagine dell’ America e il nuovo spirito di cooperazione internazionale dopo otto anni di unilateralismo «stile Bush».
«In realtà il Nobel è stato dato agli elettori americani», ha affermato l’ex senatore democratico Bob Kerrey. Ma è un punto di vista, quello del Nobel anti-Bush, che ha il potere di far arrabbiare ancora più i repubblicani proprio in un momento in cui il presidente Obama sta cercando di traghettare attraverso le acque infide del Congresso una storica riforma sanitaria che ha l’assoluto bisogno di qualche voto repubblicano per potersi tingere un pò di bipartisan.
L’entusiasmo con cui numerosi Paesi europei hanno reagito al conferimento del Nobel è in realtà un altro problema, almeno sul fronte interno, per il presidente Usa, che è spesso accusato di curare troppo la sua immagine estera (con scuse a ripetizione sugli «errori» del passato da parte degli Stati Uniti). È un’accusa che trova vulnerabile Obama. Quando durante la campagna elettorale l’avversario repubblicano, John McCain, lo criticò per aver cercato, con un insolito viaggio in Europa, il ruolo di super-star mondiale (in stile pop-star) che ama esibirsi davanti a folle oceaniche e plaudenti, la ben oliata macchina elettorale di Obama accusò qualche inquietante cigolio. «I critici accusano Obama di voler alimentare un culto globale della personalità», osservava un paio di giorni fa il quotidiano Waashington Post nel suo editoriale. «Il Nobel serve solo ad alimentare questa impressione e non aiuta politicamente Obama».
Il premio crea immediati problemi di immagine a Obama per quanto riguarda le importanti decisioni che sta per prendere sulla guerra in Afghanistan. Una nuova strategia basata su un massiccio incremento delle truppe Usa, come chiesto dal generale Stanley McChrystal, responsabile delle forze alleate in Afghanistan, sarebbe una stridente contraddizione con la sua adesso consacrata figura di «uomo di pace», facendo scattare una nuova bordata di critiche e di accuse.
Sono tutte ragioni che hanno indotto Obama a dare il profilo più basso possibile a questo inaspettato riconoscimento, che avrebbe probabilmente gradito ricevere tra qualche anno con il suo curriculum di presidente più fitto di successi da sbandierare. Lo champagne è rimasto in frigo. Il brindisi è stato rinviato a un momento più opportuno.