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Parola molto interessante. E’ usata fondamentalmente in tre campi molto particolari e apparentemente distanti fra loro anni luce. Teniamola presente questa distanza, ne parleremo in fine brano. Lo spazio è un personaggio importante nel campo della fisica, nel campo dell’architettura, nel campo della geometria. Ovviamente ci sono altri pascoli dove questo termine ha diritto di cittadinanza, ma procediamo con ordine. Nel campo della fisica, più o meno tutti hanno contezza, anche se in maniera poco approfondita, dello spazio cosmico, dello spazio siderale, dello spazio atomico, dello spazio curvo, del concetto einsteniano spazio/tempo.
Nel campo dell’architettura, tagliando con l’accetta, tutto quello che non è murature, mobili, impianti ed altri oggetti solidi, è chiamato spazio. Insomma lo spazio in architettura è tutto ciò che i non addetti ai lavori chiamerebbero vuoto. Allora se qualcuno mi chiedesse: “in un ambiente progettato e costruito dall’uomo, che differenza c’è fra il vuoto e lo spazio?” gli risponderei che se siamo in un ambiente architettonicamente ben fatto, gli spazi vuoti possono essere costituiti da una gradevole e corretta articolazione dello spazio in quell’ambiente. In soldoni, in architettura lo spazio è il vuoto che ha un nome e un cognome, dico meglio: lo spazio è un vuoto che si articola dunque in maniera gradevole. Aggiungerei quindi alla parola spazio il verbo articolare.
Nel campo della geometria invece esistono spazi a una, a due, a tre dimensioni, formati a loro volta rispettivamente da linee, superfici, volumi.
Poi esiste il proprio spazio, che è quella porzione di mondo nel quale si vive quotidianamente, il proprio spazio privato. Questa porzione di spazio se è fisica potrebbe essere la propria stanza da letto, il proprio studio, il proprio ufficio, la propria scrivania nell’ufficio, la propria panchina ai giardini pubblici dove passare la notte, la propria poltrona al cinema.
Esiste poi un altro spazio che potremmo paragonare ad una specie di bolla invisibile all’interno della quale ognuno di noi si muove, bolla che non ci abbandona mai. Se si incontrano due persone ognuno ovviamente con la propria bolla e si fermano a parlare, si noterà che non si mettono di fronte un all’altro praticamente toccandosi, né si mettono di fronte l’uno all’altro a distanza di sei o sette metri, generalmente si mettono ad una congrua distanza che è normalmente sempre la stessa per tutti. Ognuno tende a non far entrare nessuno nella propria bolla. Se qualcuno entra nella bolla dell’altro o è per un fatto amoroso, sentimentale, erotico, oppure è per un fatto violento, per una rissa, per un corpo a corpo (lo dice la parola). La scienza che studia i meccanismi preposti alla dimensioni e agli interfacciamenti fra le varie bolle degli esseri umani, la scienza cioè che studia lo spazio e le distanze fisiche e psicologiche all’interno di una comunicazione qualsivoglia, si chiama prossemica.
Vorrei qui dare qualche ulteriore informazione sullo spazio, o, meglio, sulla sua percezione. Immaginiamo un organismo vivente chiamato mister A il cui universo sia una lunghissima quanto si vuole linea retta. Lo spazio abitato da questo organismo gli permetterà ovviamente soltanto di andare avanti o indietro. Questo spazio è evidentemente uno spazio a una dimensione, chiamiamolo retta, per nostra comodità. Per cui mister A, vivendo in un mondo ad una dimensione cioè su una retta, non riuscirà mai ad avere una percezione diretta di un mondo con una dimensione in più della sua, potrà eventualmente ipotizzarlo. Ma, dall’ipotizzare un mondo del genere all’andarci, per mister A ce ne corre.
Immaginiamo ora un organismo vivente chiamato mister AB il cui universo sia un piano ampio quanto si vuole. Lo spazio abitato da questo organismo gli permetterà ovviamente soltanto di andare avanti,indietro, a destra, a sinistra e in altre direzioni. Questo spazio è evidentemente uno spazio a due dimensioni, chiamiamolo piano per nostra comodità. Per cui mister AB, vivendo in un mondo a due dimensioni cioè su un piano, non riuscirà mai ad avere una percezione diretta di un mondo con una dimensione in più della sua, potrà eventualmente ipotizzarlo. Ma, dall’ipotizzare un mondo del genere all’andarci, per mister AB ce ne corre. Mister AB però, forse riesce ad ipotizzare lo spazio ad una dimensione di mister A.
Immaginiamo ora un organismo vivente chiamato mister ABC il cui universo sia una superficie ampia quanto si vuole e curva quanto si vuole. Lo spazio abitato da questo organismo gli permetterà ovviamente soltanto di andare avanti,indietro, a destra, a sinistra, in alto e in basso . Questo spazio è evidentemente uno spazio a tre dimensioni, chiamiamolo sfera per nostra comodità. Per cui mister ABC, vivendo in un mondo a tre dimensioni cioè su una sfera, non riuscirà mai ad avere una percezione diretta di un mondo con una dimensione in più della sua, potrà eventualmente ipotizzarlo. Ma, dall’ipotizzare un mondo del genere all’andarci, per mister ABC ce ne corre. Mister ABC però, forse riesce ad ipotizzare lo spazio a due dimensioni di mister AB e lo spazio ad una dimensione di mister A.
Possiamo, a questo punto, noi tutti abitatori di una spazio a tre dimensioni come mister ABC provare ad ipotizzare uno spazio a quattro dimensioni. Qualcuno ha detto che la quarta dimensione potrebbe essere il tempo. Va ancora bene, l’ipotesi, che, ancorchè particolare, è ancora ipotizzabile. Ma riusciamo ad ipotizzare e a prefigurarci uno spazio a cinque, sei, sette, otto, mille, ventimila, centomila, infinite dimensioni?
Esiste poi uno spazio geografico, sociologico, musicale, letterario, pittorico, plastico (scultura), tipografico, così come esiste uno spazio tipico del design, della politica, eccetera eccetera. Pensando alla geografia e al cinema pensiamo ai grandi spazi delle praterie, delle pianure, agli spazi d’azione di particolari classi sociali, pensando alla musica pensiamo agli spazi fra una nota e l’altra che si chiamano pause, penso alla descrizione dello spazio culturale di una vicenda, e così via dicendo. Lo spazio poi ha spesso una compagna di viaggio che lo caratterizza comunque che è l’atmosfera, che anche essa, guarda caso appartiene a diverse discipline, ad esempio all’architettura, alla fisica, alla geometria, alla geografia, alla sociologia, alla musica, alla letteratura, alla pittura, alla scultura, alla tipografia, al design, alla politica, eccetera eccetera. E a sua volta l’atmosfera ha degli aggettivi molto interessanti come suoi compagni di viaggio, ad esempio, rarefatta, densa, inquietante, obliqua, rilassante, nascosta, pesante, odiosa, gioiosa, piatta, reazionaria, colta, frizzante, movimentista, attendista, forcaiola, bellica, fredda, calda. Qui mi fermo, anche se di spazi da frequentare ce ne sono in numero infinito.