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Il dato non è ancora ufficiale, ma sembra ormai certo che anche questa volta la chiamata alle urne abbia fallito il suo intento. Il più alto esercizio della democrazia, il referendum, è stato ancora una volta snobbato dall’elettorato, anche questa volta l’Italia pigra e magnona ha preferito altro ed immaginare cosa fa solo venire i brividi. E tutto ciò potrebbe passare senza colpo ferire, istigando magari solo qualche sorrisetto sarcastico sul nostro modo di essere, oppure fornendo il destro a quei politici che interpretano l’astensione sempre a loro favore. Ma l’astensione non è espressione di un sentire politico, non è un’opinione contraria al referendum o l’espressione di una qualsivoglia protesta; l’astensione è semplicemente la dimostrazione di quanto la maggioranza della gente sia lontana dalla politica, di come non abbia la benché minima idea di quanto un referendum del genere possa realmente influenzare la nostra condizione, avendo come tema, infatti, proprio l’esercizio della nostra espressione all’interno di un sistema elettorare più giusto. Quello che stride, però, è che la chiamata alle urne sia avvenuta proprio in contemporanea ai drammatici fatti dell’Iran, dove la democrazia è chiaramente ben lontanta dal realizzarsi. Per quanto possa sembrare retorico o moralistico, fa male sapere che mentre qui in Italia si sceglie di non sapere, di non partecipare, di non avvalersi di un diritto duramente conquistato, lì, in quel posto solo televisivamente vicino, la gente sta morendo per lo stesso diritto negato! E’ per questo motivo che un pò ci si dovrebbe vergognare di conoscere la politica solo dai commenti scandalistici sui vizi privati del nostro premier.
Tuttavia c’è una cosa che ci accumuna all’Iran, ovvero l’idea che la democrazia sia solo l’espressione della volontà popolare, volontà che le istituzioni sono libere di interpretare avvalendosene per giustificare i loro abusi di potere. Proprio dal caso Iran è possibile evidenziare come questa idea di democrazia sia manifesta. Nel paese asiatico l’opposizione filo Moussavi grida allo scandalo e protesta in relazione alla possibilità che vi siano stati pesanti brogli sulle ultime elezioni. Che vi siano stati, appunto, e che questi abbiano rovesciato il risultato purtroppo non lo possiamo sapere, per quanto il sospetto sia più che legittimo… Ma è un altra la cosa che ci preme sottolineare ovvero che il regime iraniano abbia centrato la sua difesa e la difesa della repressione violenta e omicida dei dissidenti (fonti parlano di almeno 150 morti tra i protestanti) proprio sul consenso popolare risultante dalle elezioni, ovvero sull’idea di democrazia di cui si diceva: sostengono infatti gli uomini di Ahmadinejad che il voto è stato regolare e che la maggiornza ha espresso la sua fiducia al passato governo, il quale, in nome di questa fiducia può legittimamente sopprimere ogni resistenza definita "non democratica" e persino terroristica. A questo punto si impongono una serie di domande: un voto popolare, a prescidere dal fatto che sia valido o meno, può legittimare la violazione sistematica dei diritti dell’uomo? Perché si parli di democrazia, basta citare la sola espressione della volontà della maggioranza? E in conseguenza di ciò, può la nostra democrazia -quella italiana- definirsi tale?
Le domande potrebbero sembrare tendenziose, e lo sono, ma le risposte pertengono ad un concetto che sfugge ed è ignorato dalla maggior parte della gente: la vera democrazia! Non è la sola maggioranza a fare la democrazia, non possiamo certo dimenticare che Hitler e Mussolini erano appunto sostenuti da una larghissima maggioranza; ed è chiaro, o dovrebbe esserlo, che nessun politico può fare quello che vuole anche se sostenuto da milioni di elettori, altrimenti saremmo di fronte ad un’autocrazia che si fonda sul carisma del leader, autocrazia che per definizione nega la reale patecipazione del cittadino "cosciente". Le risposte alle domande sopra poste, sono ricavabili da un testo per noi oscuro eppure facilmente acquisibile, un testo che definisce il senso e la natura di una vera democrazia: la Costituzione.
La Costituzione italiana si compone di tre parti. L’ultima –Ordinamento della Repubblica-, regola appunto l’ordinamento istituzionale: parlamento, governo, istituzioni giudiziarie, corte costituzionale, presidenza ecc…, nonché i relativi rapporti e limiti di competenza. Eppure questa parte non basta a garantire un corretto esercizio della democrazia e perciò, nella seconda parte –Diritti e Doveri dei cittadini– si dettano le norme per regolare il potere e limitarlo nelle espressioni che potrebbero nuocere alla libertà del cittadino. In pratica questa parte della costituzione è quella che si fa garante dei diritti del cittadino dalle possibili prevaricazioni delle istituzioni, benché quest’ultime formate dal voto popolare. In una democrazia matura è facile comprendere come i pericoli maggiori in un sistema elettorale derivino dal fatto che sia fin troppo facile raccogliere consensi attorno ad una persona con mezzi poco democratici come la corruzione, la demagogia, il carisma e altri ancora. Quindi, questa parte della costituzione mette in primo piano i diritti e i doveri del cittadino rispetto alle istituzioni che devono garantirli, e inoltre pone proprio questi diritti e doveri come condizione di legittimità, ovvero: le istituzioni, i governi, i parlamenti e le loro azioni sono legittime solo se rispettanto tali diritti, indipendentemente dalla percentuale di votanti che le hanno sostenute. A questo proposito possiamo ben dire non legittime, non democratiche, quelle istituzioni che, ad esempio, reintroducono le torture, la pena di morte o il controllo asfissiante del cittadino (vedi patriot act) giustificandole con la scusante del pericolo per la democrazia o peggio con il consenso elettorale.
Parlando però di diritti umani si incorre spesso nel pericolo della vaghezza, proprio in questo senso la nostra costituzione, nella sua prima parte –Principi fondamentali– fa chiarezza su questo argomento. Le norme della seconda parte, di cui dicevamo, si ispirano appunto ai principi solenni che definiscono la libertà e i diritti fondamentali del cittadino, principi ben espressi nella prima parte della costituzione e che fanno di questa forse il miglior testo mai scritto tra gli altri del genere.
E’ dunque questa la democrazia, a nostro parere, cioè l’equilibrio tra i poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), delegati dall’espressione del cittadino attraverso il voto, e i principi fondamentali che garantiscono il rispetto della libertà del cittadino e dei suoi diritti di uomo. In Italia, così come in Iran, tale equilibrio non si verifica puntualmente. In Italia è negato un diritto fondamentale, ovvero il diritto all’esercizio e allo sviluppo dell’intelligenza, della capacità di analisi e della capacità di trarre conclusioni sui fatti, e non perché impedito con la forza, come avviene in Iran, ma per un’azione di distrazione e disinformazione sistematica e volontaria che causa l’allontanemento del cittadino dai fatti (per accorgersene basta chiedere al chiunque qual’è la causa dell’ultima devastante crisi economica: saranno in molti a definirla come una calamità quasi naturale e non come un fenomeno dovuto a determinate scelte economiche operate dai governi e dai detentori del potere economico) e per un progressivo processo di idiotizzazione che ha come capi saldi l’abbassamento del tenore culturale della nazione e il bombardamento del cittadino a colpi di modelli banali e seplicistici e a colpi di trasmissioni televisive e veline seminude.
In contro tendenza Lsd proprone al suo lettore un piccolo estratto della costituzione, quattro articoli scelti tra i 12 che compongono la prima parte e che riteniamo estramente pertinenti con il nostro discorso e con il nostro intento di diffondere tra lettori l’estrema necessità di "vera" democrazia che i nostri tempi impongono.
Articolo 1
[…] La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Articolo 3
[…] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Certo in Iran le violazioni ai diritti dell’uomo sono più evidenti e di certo non è nostro intento paragonare le violazioni iraniane a quelle nostrane (seppur meno evidenti, sono però quest’ultime più subdole e melliflue). In Iran, oltre all’evidente violazione del diritto di espressione (arresti, chiusure dei blog e dei giornali…), persiste la pratica della tortura, la pena di morte che si accanisce più volte sulle minoranze tra cui i più colpiti sono gli omosessuali e l’uso legalizzato della violenza; inoltre nel paese asiatico la propaganda di regime è incredibilmente oppressiva, e la propaganda è di per sé una violazione dei diritti dell’uomo perché offende l’intelligenza e la possibilità di sviluppo autonomo della stessa.
In conclusione possiamo limitarci a dire che se l’Iran piange, l’Italia di certo non ride.