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Dietro questa seplice frase si nasconde un concetto nuovo del velista novello. Dormire in barca, infatti, ha come significato intrinseco il fatto di non rientrare al pontile di partenza ma di provare l’emozione di "atterrare" (si dice proprio così) in un nuovo porto, una nuova banchina dove passare la notte da turista del mare. Dopo tante uscite "mordi e fuggi" al largo della propria città, prima o poi si decide di provare l’ebrezza della navigazione lungo la costa, magari di solo pochi giorni, per assaporare anche la sensazione di essere un vero navigatore, cioè partire con armi e bagagli, prendere possesso di una cabina nella quale sistemare ordinatamente i propri effetti personali, e organizzare la navigazione vera e propria, non assecondando le condizioni del vento, ma dovendo decidere la rotta a prescindere dal nostro amico Eolo. E’ questa la principale differenza tra l’uscita giornaliera e la "gita fuoriporta", nel primo caso si esce dal porto e ci si gode la giornata assecondando i capricci del vento, virando, strambando a piacimento per poi rientrare al pontile di partenza il pomeriggio; nel secondo caso, chiaramente, bisogna pianificare porto di arrivo, rotta (anche se si naviga a vista sottocosta) e tempo stimato di arrivo.
Il bello sta proprio nel fatto che bisognerà impegnarsi in andature diciamo "forzate" per poter raggiungere un obiettivo in un lasso di tempo sufficientemente prevedibile; se si avrà fortuna basterà un lato unico, altrimenti bisognerà via via cambiarle (le andature) a seconda del girare del vento, del suo aumentare o scendere d’intensità e chiaramente delle condizioni del mare. Una navigazione vera e propria, con cambi al timone e alle manovre dettati dalla stanchezza e non dalla turnazione, con attenzione agli ostacoli, (reti, pescherecci ecc.) in un tratto di mare a noi sconosciuto, fino poi all’arrivo in un nuovo porto attuando tutte le procedure di approccio, dalla lettura del portolano relativo (i portolani sono le cartine dei porti con profondità, punti di attracco, di rifornimento e tutte le informazioni che possono servire ad una barca che arriva per la prima volta in un nuovo approdo), all’eventuale contatto con l’autorità portuale, per sapere dove poter ormeggiare. Vi risparmio altri particolari che è meglio affrontare direttamente a bordo e che lo skipper vi spiegherà eventualmente in diretta. Approcciare una città dal mare è una sensazione strana, di solito si tratta di un luogo già ben conosciuto, ma che assume forme e connotazioni nuove proprio perché avvicinato da un punto di vista nuovo, quello "dal mare". Capita così che un paese dove sei stato decine di volte a mangiare una pizza o a fare la passeggiata sul lungomare, diventi irriconoscibile visto da fuori, e anche il fatto poi di scendere a terra a fare "cambusa" (la spesa), con il piglio del turista a "soli" 20 km da casa diventa piacevole. Quindi la cena a bordo, semplice e più naturale possibile, il rassetto del quadrato, il lavaggio delle stoviglie e dopo quattro chiacchiere in pozzetto alla luce del pontile per programmare il giorno successivo, il meritato riposo in cabina, cullato dal mare e dal suo sciabordìo fino alla mattina seguente. Può capitare anche di non trovare posto a terra e di dover passare la notte in "rada", all’ancora… inutile dire che è una sensazione unica, la barca al buio, solo con le luci identificative, intorno mare e altre barche che sonnecchiano e il sonno che diventa automaticamente vigile a ogni minimo mutamento di assetto. Gli skipper chiaramente dormono con un occhio, sensibili alle minime variazioni di tensione della catena, o ad ogni minimo "giro" di vento. Insomma vivere la barca 24 al giorno. Quando si arriva poi in una città effettivamente nuova ci si sente veramente degli esploratori, a tutte le sensazioni prima descritte vanno aggiunte la curiosità tipica del turista, amplificata dal fatto di essere "venuto dal mare". Ogni giorno di vacanza in barca, vale doppio, la conduzione del mezzo, la ricerca di posti originali, la possibilità di fare il bagno dove ci si può arrivare solo da mare; anche una semplice spaghettata diventa memorabile se fatta in rada, con il panorama di Otranto illuminata da un lato e il mare aperto dall’altra.
IL CONSIGLIO: Quando si decide di affrontare per la prima volta un weekend o una settimana in barca, meglio cercare di farlo con degli amici, la barca è come una piccola repubblica, bisogna avere la possibilità di parlare chiaro con i propri coinquilini, per mettere subito a punto le regole della convivenza, come dividere le spese, gli spazi comuni come bagni e docce, i turni per lavare le stoviglie, sparecchiare, preparare il pranzo ecc. Chiaramente poter parlare con persone che si conoscono aiuta. Lo skipper della barca non interviene nella vita degli ospiti ed è buona regola rispettare barca e utensili come fossero i nostri. Un’altra cosa… non dimenticate la macchina fotografica, le immagini che potrete riprendere risulteranno uniche.