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Se fosse stata una scelta per indurre i Grandi della Terra a non guardare sempre in alto, verso qualcosa da ammirare, ma a costringerli almeno per una volta a tenere lo sguardo basso, verso qualcosa con cui misurarsi, il trasferimento del G8 dalla Maddalena a L’Aquila avrebbe avuto il sapore forte della rivoluzione e il carattere deciso di un riscatto a lungo auspicato.
Ma Silvio Berlusconi non è, e non sarà mai, un secondo Ernesto Che Guevara. Tantomeno l’erede del Mahatma Gandhi o un missionario di Madre Teresa di Calcutta. Si riscopre, invece, il sempreverde fan di Erasmo da Rotterdam e con la prontezza fulminea della “lucida follia”, non si lascia scappare l’occasione più unica che rara.
Fa sue sia l’audace proposta del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso (un G8 tra le macerie del terremoto), sia l’inquietudine del ministro Tremonti (in cerca affannosa di scavo, per reperire le risorse utili alla ricostruzione), e si sente come uno scacchista che gioca con due Regine. E’ in stato di grazia. Con una sola mossa prende il deciso sopravvento su tutti e su tutto.
Portando il G8 nelle zone terremotate, mette argine a un imbarazzante quanto inopportuno spreco di danaro, per il faraonico evento in Costa Smeralda. Dirotta in Abruzzo una parte delle somme stanziate, ma non ancora spese, per il summit in Sardegna. Come Maometto, poi, risolve anche l’impossibile ubiquità di Bertolaso, spostando la montagna del G8 sulla pendici del Gran Sasso. Che non garantirà, certo, la vista affascinante di un mare tendente al verde. Ma assicurerà, almeno, quella suggestiva su uno sconfinato mare di tende.
Innegabile la portata della decisione. La stessa tendenza a teatralizzare ogni evento questa volta potrebbe tornare utile. Di sicuro le difficoltà logistiche alleggeriranno il numero di componenti di ogni delegazione. E come d’incanto, una serie di protocolli potranno essere portati a termine anche attraverso le moderne strade della telematica, se non addirittura accelerati dai ritmi saettanti della fibra ottica. Improvvisamente il tasto delicato della sicurezza sembra acquisire insperate certezze, tanto da chiedersi perché non si sia pensato prima ad una location appenninica piuttosto che a quella costiera. Persino i no global perderebbero motivazioni a infierire in zone già così disastrate.
Almeno così si spera. Nel frattempo nulla si sa delle penali da pagare alla MSC Crociere per l’annullamento dell’utilizzo della megagalattica Fantasia: la nave più bella del mondo. Meno ancora su come e con quali risorse saranno portati a termine (se lo saranno) tutti i lavori e i vari investimenti avviati alla Maddalena. Lo spettro di cosiddette cattedrali sarde incompiute si somma allo sconcerto di quelle abruzzesi crollate col sisma.
Tra gli albergatori, intanto, serpeggia un misto tra delusione e rabbia. In particolare tra quelli abruzzesi, la cui stagione estiva sembra definitivamente andata all’aria. Soprattutto dopo la disinvolta riflessione del Premier: “Gli albergatori sardi saranno lieti di non sottostare a quella sorta di requisizione, che sarebbe stata il dovere di dare ospitalità a migliaia di persone, interrompendo il naturale flusso turistico di luglio”.
Con due Regine il vantaggio è evidente. Ma la vittoria finale, checché enunciasse Erasmo da Rotterdam, sarà decretata solo dal chiaro e lampante “scacco matto”.