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"copertina"Il dialogo è serrato, non permette pause. Mirato e profondo. Osservazioni sottili. Uno stile inconfondibile, asciutto e raffinato, quello che contraddistingue la penna dello scrittore barese Gianrico Carofiglio per molti anni magistrato antimafia, attuale senatore nel Pd. Il suo ultimo lavoro, Il paradosso del poliziotto (collana I sassi; Nottetempo; p.p.40; euro 4,00) è un dialogo intimo che si svolge a luci soffuse in un bar tra un uomo anziano (un sbirro “capace di ipnotizzare i sospetti”) e un giovane scrittore teso a carpire i segreti dell’arte dell’interrogatorio. “Un piccolo libro – afferma Gianrico Carofiglio – pensato proprio con la voglia di raccontare utilizzando la dimensione del dialogo, che a me piace molto, per parlare di un personaggio diverso, atipico, sfaccettato, metà poliziotto, metà filosofo. Mi piaceva l’idea di far parlare di questa figura per poi fare oggetto di riflessione quello che diceva”. Ed anche se il dialogo si apre in modo forte, raccontando un interrogatorio e fa cenno nella storia scritta ad un particolare tipo di confessione estorta con pressione, “l’idea di questo libro – spiega Carofiglio – non era di denunciare qualcosa. Non era questo che mi interessava. Quando scrivo non mi pongo il problema di lanciare messaggi: quello che mi interessa è raccontare storie nelle quali poi saranno i lettori a trovare i significati. In questo racconto si parla di interrogatori, di violenza e di persuasione. Si racconta di come siano possibili – ma mai davvero affidabili – le confessioni ottenute con la violenza. Si sostiene la prevalenza del dialogo e soprattutto del rispetto e della comprensione rigorosa ma senza moralismi. Io credo che il peggior difetto per un investigatore sia l’inclinazione ai giudizi morali: un poliziotto o un pubblico ministero, ma questo vale in genere non solo per i reati – prosegue lo scrittore- deve evitare di porsi con giudizi (e pre-giudizi) morali rispetto al comportamento altrui, perché il giudizio morale (e spesso moralistico) impedisce di vedere i dettagli, che sono poi quasi sempre la cosa più importante nelle indagini.”
"carofiglio"Non un caso allora se il poliziotto ad un certo punto rivela al giovane scrittore un suo metodo; racchiuso in quattro passaggi che realmente sono applicati dagli investigatori più capaci. Non senza chiarire che la tecnica spesso non basta e che anzi spesso le indagini vengono risolte per le ragioni più varie, fra le quali il caso e la fortuna hanno un ruolo importante.
“La qualità fondamentale di un buon investigatore – conferma Carofiglio – è saper vedere le cose dal punto di vista della persona che delinque, o più in generale della persona che stiamo interrogando, cioè essere in grado di cambiare il punto di vista. È una qualità fondamentale perché da essa dipende la possibilità di ottenere dichiarazioni o confessioni civili, attendibili e trasparenti”.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.