Tempo di lettura: 3 minuti
Malika Ayane. Folgorata dal successo. E’ lei la protagonista della colonna sonora di Generazione 1000 euro (regia di Massimo Venier, in uscita proprio in questi giorni) pubblicata su etichetta Sugar, in vendita in tutti gli store digitali da venerdì scorso. E Malika Ayane, scoperta da Caterina Caselli, guru incontrastato della musica italiana, continua a scalare le vette degli ascolti senza fermarsi. Dopo l’alta rotazione radiofonica di Sospesa e di Feeling better, adesso è al numero uno nella classifica Nielsen Music Control – la nota compilation dei brani più trasmessi dalle radio – con Come foglie, scritta e composta da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.
Come nascono le sonorità che ascoltiamo nel cd? Sono fuori dal comune.
Questo disco è il risultato di un incontro tra Ferdinando Arnò e me. Proveniamo da due mondi diversi, con ciascuno delle diverse esperienze protratte per anni, eppure ci siamo trovati magnificamente concordi sul gusto musicale. Ero nello studio di Arnò come ricercatrice, giornate intere in ascolto di musica di ogni genere. Di ogni tempo. Tutto è nato così, in modo spontaneo, scoprendo insieme che ci piacevano le stesse cose.
Dal tono di voce, in ascolto dei brani, un po’ si evince anche il suo carattere, caliente?
Direi di sì, anche perché, con sangue marocchino, sono una mediterranea. Per me tutto deve partire dalla pancia; trovo normale vivere con passione ogni cosa. Di sicuro il mezzo con cui mi esprimo è il canto, ma amo godere ogni tipo di sfaccettatura della vita, anche andare a fare la spesa. Sento tutto mio, qualsiasi cosa.
Come Arisa, prima di raggiungere il successo, avete svolto altri lavori. L’hanno aiutata dal punto di vista umano?
E’ fondamentale il contatto umano, posso studiare una vita. Anche perché tutti i lavori permettono di osservare il mondo ed è un percorso utile, in quanto fare un lavoro diverso, parallelo alla musica, ti permette di capire come selezionare le tue scelte. Nel mio caso mi ha affinato, in più mi divertivo un sacco. Un’esperienza che mi ha arricchita.
Nell’album pezzi in italiano e in inglese. Una scelta voluta?
Io parto dall’inglese, ma Caterina Caselli mi ha guidata a capire che per raggiungere meglio il pubblico era bene proporsi anche con canzoni italiane. Il suo è stato un discorso linguistico, necessario per avere un raggio più ampio di ascolto. E così ho avuto modo di collaborare con Giuliano Sangiorgi, Pacifico e Paolo Conte. Ora anch’io mi sono messa a scrivere: ed è vero, è il suono delle parole quello che conta.
E l’incontro con Caterina Caselli che emozioni ha suscitato?
Come può immaginare c’è stato agli inizi un certo imbarazzo. Per la verità tutt’ora, è immaginabile, no? Ma l’incontro è andato molto bene: Caterina Caselli ha una grande sensibilità d’artista, lei stessa d’altronde è stata una cantante, e si è lasciata subito coinvolgere, capendo soprattutto la mia personalità. E il giorno dopo sono stata chiamata per il contratto.
Segno del destino?
Credo questo: se le cose devono capitare, capitano. Io ascoltavo musica per Ferdinando Arnò, andava bene così. Eppure… insomma è una grande soddisfazione!
Parliamo dei brani, a quale è più legata? E quando l’ascolteremo live?
Il disco si è sviluppato in sei mesi, ogni brano in effetti rappresenta un mio momento, e dunque diversi aspetti di me. Per questo non ho preferenze. Invece per i concerti contiamo di iniziare a fine maggio, toccheremo diversi Festival, così oltre a suonare potremmo anche noi seguire dei bei concerti.