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"Claudio_Abbado"Il Lingotto di Torino, Claudio Abbado e la Mahler Chamber Orchestra: un connubio che si ripete con straordinaria puntualità già da molti anni. Nel 1990 il grande direttore milanese venne proprio lì, ad inaugurare il nuovissimo auditorium torinese progettato da Renzo Piano, per dirigere un concerto per la Fiat con la Gustav Mahler Jugend Orchester. Martedì 28 e mercoledì 29 aprile (alle 20.30) l’atteso doppio appuntamento-evento con lui e la sua giovane orchestra fondata nel 1997 si ripeterà, allargandosi grazie alla partecipazione del superbo Swedish Radio Chor e di quattro eccellenti solisti vocali: Rachel Harnisch (soprano), Sara Mingardo (contralto), Samir Pirgu (tenore) e Christof Fischesser (basso). In programma sublimi pagine mozartiane, dal Laudate Dominum, per soprano coro e orchestra, dal Vesperae Solennes de confessore K. 339, all’aria Vorrei spiegarvi, oh Dio” K. 418 e, dulcis in fundo, il celebre Requiem in re minore K.626.  Requiem che, come anche i bambini ormai sanno, Mozart lasciò incompiuto e solo dopo la sua morte venne completato da altri compositori della sua Scuola, secondo le stesse indicazioni fornite dal Maestro attraverso una notevole messe di appunti ed abbozzi ritrovati in vari punti della casa dalla moglie Costanza Weber. Il mistero che avvolge quest’opera è stato peraltro oggetto per decenni di accanite dispute tra i musicologi più agguerriti.
Dal canto nostro, non vogliamo, né siamo in grado certamente di proporre un nostro personale punto di vista nel merito dell’intricata vicenda storica, né tanto meno di avanzare ipotesi attendibili. È anche probabile che il velo di mistero che avvolge da sempre quest’opera estrema del Salisburghese non sarà mai completamente chiarito con i crismi della autenticità, della cosiddetta verità storica. Di sicuro sappiamo che circa due mesi dopo la morte di Mozart, la vedova Costanza Weber consegnava all’incaricato del Conte Walsegg la partitura completa della Messa assicurandone l’originalità; soltanto molto tempo dopo ella improvvisamente rivelava la verità e si veniva pertanto a sapere come il musicista Franz Xavier Sussmayr, allievo di Mozart, fosse l’artefice del completamento dell’incompiuto Requiem.
Dei dodici brani ivi contenuti, Mozart aveva composto interamente solo l’introitus ed il Kyrie, mentre gli altri pezzi sino al Lacrimosa li aveva dettagliatamente stesi con tutte le parti vocali e strumentali conduttrici. Sussmayr si occupò di scrivere gran parte di ciò che effettivamente non c’era (o era allo stato di abbozzo) e di strumentare con più accuratezza quanto lasciato dal suo primigenio autore.
Lo stile del Sussmayr non aveva certo il gusto e le qualità sopraffine di Amadeus, ma era se non altro nella linea approssimativa della sua Scuola. Sebbene, alcune pesantezze strumentali venivano ad essere inconciliabili ed incongruenti con le straordinarie opere coeve del nostro (si pensi per esempio allo stesso Ave verum ed al concerto per clarinetto ed orchestra, così straordinariamente solari nella loro aerea, sublime levità).
Con il Requiem, il Flauto magico e le sue ultime sinfonie, Mozart pose anche nel campo della musica sacra l’ultima pietra miliare di uno straordinario edificio artistico da lui approntato in appena trent’anni di attività creativa miracolosa.
Se nel Flauto egli annunciava la dottrina del reciproco amore come unica strada percorribile per il raggiungimento della salvezza, mascherando solo apparentemente la sua filosofia massonica di simboli innocenti e favolistici, nel Requiem egli “raccontò” la redenzione attraverso l’amore inestinguibile per un mondo migliore, con una serenità solo a tratti velata da una nota di mestizia. Si pensi a tal proposito al “Dies Irae”, con la tiepida e commossa eccitazione del quale è pervaso, oppure al “Confutatis” così intriso di dannazione drammaturgica e di orrori spaventosi, o ancora al celestiale “Voca me”, sussurrato da delicate voci femminili e che rievoca appieno, sublimandola, la spazialità mistica dei Maestri polifonici rinascimentali.
Il “Flauto magico” in campo operistico ed il Requiem in campo liturgico, rappresentarono fra l’altro luminosi quanto irrinunciabili archetipi per altri  geniali musicisti quali Beethoven, Schubert e Brahms. Con questo Requiem l’arte mozartiana assurse a livelli supremi di perfezione magistrale ed espressiva…nonostante la mano poco felice del Sussmayr e l’insondabile mistero che ancora oggi lo avvolge!

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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.