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"Naet"
È lunga, leggera, agile, affusolata. Nelle forme ricorda una vongola, forse anche grazie ai contatti e ai domini che qui ebbe la Serenissima Repubblica Veneta, per anni in guerra col Granducato di Milano per il possesso del Sebino e della Franciacorta, avamposto di confine conteso tanto per la sua posizione e il suo ruolo tattico, quanto per la bellezza e la salubrità dei luoghi. Parliamo del “Naèt”, la tipica barca da pesca del Lago d’Iseo, che ancora oggi viene costruito interamente artigianalmente dalle mani sapienti dei maestri d’ascia di Montisola, l’isola lacustre più grande dell’Europa alpina, una meraviglia incastonata nel centro del secondo dei laghi bresciani.

Secondo gli abitanti di Montisola, che ancor oggi vivono di pesca e pesce di lago, prodotto principe dei loro ristoranti e trattorie ma anche di quelli della zona e dei mercati, il “naèt” venne inventato da un certo Archetti, fuggito dalle carceri veneziane. Esperto falegname, l’Archetti, che portava un cognome tipico del luogo, approdò sull’isola con una serie di disegni trafugati a Venia, dove iniziò a progettare le sue barche, realizzate con come al mare, adatte anche a andare in acqua salata, costruite partendo dall’alto, dal bordo superiore, inchiodandovi le ordinate in legno appositamente piegato e applicando successivamente il fondale piatto. I “Naèt” si costruiscono con il legno di castagno selvatico per quanto riguarda l’intelaiatura, mentre tutte le altre parti sono realizzate in larice. I tronchi, pria di essere lavorati vengono lasciati in acqua per almeno due anni, affinché siano sufficientemente stagionati. Sono composti da 22 o 28 ordinate lavorate con lo scalpello, il martello e l’ascia, sempre senza disegni precisi, perché gli artigiani amano lavorare a occhio. Il fondo è piatto e qualche volta nle assi si muovono come a lasciare un vano contenitore che nel passato veniva usato anche per la pesca di frodo. Prima dell’avvento del motore sui “Naèt” si applicava la vela.

Oggi, per comodità, le barche hanno il motore anche se spesso i pescatori usano ancora i remi. Per poter vedere i “Naécc” basta fare una gita sul lago d’Iseo, nel bresciano e recarsi nei vari paesi attorno alle sue rive oppure a Montisola, l’isola lacustre più grande d’Europa. Le poche decine di pescatori professionisti ancora oggi lo usano per il loro lavoro, che serve ad approvvigionare ristoranti e pescherie del posto, rinomato, appunto, per la cucina del pesce d’acqua dolce.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.